Don Fernando Lorenzi, 38 anni a servizio dei connazionali emigrati in Germania
Per 38 anni, don Fernando Lorenzi, è stato responsabile della missione italiana a Wuppertal e Mettmann in Germania. Era punto di riferimento per gli italiani che cercano lavoro, ma che vogliono anche vivere la propria fede. Ora è rientrato da poco in diocesi come collaboratore nelle parrocchie del vicariato di Caltrano.
Per 38 anni è stato responsabile della missione italiana a Wuppertal e Mettmann in Germania, nella diocesi di Colonia. Lì, don Fernando Lorenzi, da poco rientrato in diocesi, ha vissuto a contatto con i migranti italiani con il compito di aiutarli da un punto di vista pastorale. L'attività non si esauriva nella catechesi per i bambini, nella preparazione al matrimonio delle giovani coppie o nel celebrare la messa in giro per le chiese della diocesi tedesca. Don Lorenzi infatti, ora collaboratore nelle parrocchie di San Pietro Valdastico, Pedescala e Lastebasse nel vicariato di Caltrano, è entrato in contatto con i problemi e le difficoltà che gli italiani hanno vissuto nel ritrovarsi in un paese straniero.
«Inizialmente – racconta – c'era molta mobilità: i bambini frequentavano la scuola, ma se andavano male tornavano in Italia. Al raggiungimento della pensione il dubbio era se restare o tornare in Italia, ma i figli e i nipoti erano in Germania. Negli ultimi vent'anni invece c'è stata una maggiore stabilità. Nel primo periodo in cui ero lì non c'erano grosse difficoltà a trovare lavoro. Da alcuni anni invece la situazione è più critica, anche perché viene richiesto un minimo di conoscenza della lingua tedesca. Fino a cinque anni fa si pensava che l'immigrazione fosse conclusa, invece c'è stato un ritorno e non solo di singole persone, ma anche famiglie. Due anni fa solo a Wuppertal sono giunti 400 nuovi italiani».
La crisi economica ha colpito anche la Germania e la stessa missione ha subito una ristrutturazione: da otto persone ne sono rimaste tre – un sacerdote, una segretaria e un collaboratore pastorale. La prima immigrazione, 55 anni fa, era caratterizzata da operai che trovavano lavoro nelle fonderie, nel settore metalmeccanico, nel tessile oppure nella gastronomia, in pizzerie o ristoranti. Il livello di istruzione era basso. La seconda generazione invece, nata in Germania, ha dato vita a un salto di qualità nell'istruzione e di conseguenza i posti di lavoro sono più remunerativi (banca, uffici pubblici, insegnanti, ecc.).
«A livello pastorale – continua don Lorenzi – quello che si fa qui nelle nostre parrocchie viene offerto anche lì, con la differenza però che la distanza incide notevolmente nel partecipare alle attività. La domenica, ad esempio, si celebra la messa in lingua italiana in un unico orario in una delle diverse chiese tedesche. Sono comunità sparse, frazionate, ma nonostante ciò si cerca di creare unione. Partecipare alla messa in italiano li fa sentire a casa». Trentacinque anni fa la missione aveva attivato anche corsi serali in collaborazione con il consolato per ottenere la licenza di terza media e percorsi delle scuole magistrali o professionali in collaborazione con l'Enaip. Poi non c'è stata più la necessità. All'inizio le persone chiedevano aiuto anche a livello burocratico o per trovare lavoro: era una rete di informazioni, un punto di riferimento. Negli ultimi anni invece la missione ha assunto un carattere più religioso, di pastorale vera e propria. «Entrare in contatto con questi italiani – conclude don Lorenzi – è stata un'esperienza arricchente. Cercano lavoro, ma vogliono anche vivere la loro fede. Chi già era attivo in parrocchia in Italia dava poi un contributo non indifferente anche in Germania. È una fede che sembra vissuta nell'anonimato perché non ci si conosce e inizialmente è difficile fare comunità, ora molti italiani si sono inseriti anche nella chiesa tedesca».