Veneto terra di mafie? Non ancora, però...
È già troppo tardi? La domanda, visto quello che sta accadendo in Veneto, non è fuori luogo. L’affare Mose, ma non solo, ha scoperchiato una pentola ricolma di malaffare e illegalità. Non significa che il Nordest sia anche diventato territorio di conquista della criminalità organizzata, ma certo è un contesto in cui l’illegalità è praticata, anche a livelli “alti”.
Anche perché quello veneto è un territorio che interessa sempre di più le mafie, italiane e straniere, sia per la sua posizione geografica, gli snodi stradali, portuali ed aeroportuali, sia dal punto di vista economico.
Nel 2012, la regione ha approvato una legge, la n. 48, relativa a “misure per l’attuazione coordinata delle politiche a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, della corruzione, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”. Ora, la stessa regione, in collaborazione con Anci Veneto e con l’associazione Avviso Pubblico, ha varato un piano attuativo per dare concretezza, nel prossimo biennio, a tale intervento normativo.
«Questo è positivo – sottolinea Claudio Piron, coordinatore veneto di Avviso pubblico – e finalmente ora partiamo. Inizialmente si pensava a un’attenzione rivolta soprattutto agli operatori nell’ambito della sicurezza, come le polizie locali, ma abbiamo insistito molto per allargare il discorso anche agli altri soggetti, agli amministratori pubblici, alle associazioni di categoria. L’illegalità è un tema che riguarda tutti e ognuno deve fare la sua parte; magari cominciando, come stiamo facendo, col prendere coscienza che il problema esiste». Basterà?
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