Consumo di suolo, in Veneto serve uno stop immediato
L'allarme della Confederazione italiana agricoltori Cia sul ritorno della cementificazione in alcune aree della provincia: è un grave danno al mondo agricolo, che giorno dopo giorno viene privato di superfici da coltivare, le cui conseguenze si sono già rivelate drammatiche da un punto di vista idrogeologico.
I nuovi insediamenti commerciali nella Bassa padovana, come il nuovo ipermercato di Due Carrare, hanno acceso nuovamente i riflettori su un tema assai caro al mondo agricolo: il consumo del suolo.
Colpa di un modo di cementificare e urbanizzare ampie aree senza strategie che possano considerarsi frutto di una ragionevole e ragionata gestione del territorio.
Tant'è che nella provincia di Padova, fra il 2012 e il 2015 sono stati “consumati” 160 ettari di terreno, pari a 160 campi di calcio. E mentre si continua a sottolineare la necessità di mettere un freno alle nuove costruzioni, a favore di una riqualificazione del patrimonio edile esistente, i dati dicono che il consumo del suolo non si sta affatto fermando.
L’insediamento di nuove strutture, come il nuovo ipermercato di Due Carrare, dimostra che la Regione Veneto continua ad essere terra di conquista per impresari edili e grande distribuzione.
E non si tratta solo di una spropositata concorrenza ai piccoli e medi commercianti dei centri storici: la costruzione di ulteriori grandi cubature destinate a centri direzionali o commerciali costituisce un grave danno al mondo agricolo che giorno dopo giorno viene privato di superfici da coltivare, con conseguenze che si sono già rivelate drammatiche da un punto di vista idrogeologico.
Le precipitazioni copiose determinate da un clima sempre meno prevedibile, unite alla costruzione continua di nuovi edifici, contribuiscono infatti ad indebolire il suolo e la cementificazione ruba letteralmente terreno alle aziende del settore primario; in particolare ai giovani che sempre più difficilmente riescono a reperire terreni e avviare così attività agricole ecosostenibili.
In realtà è che c’è sempre più bisogno di alimenti stagionali e sempre meno di avere nuove palazzine e supermercati.
E questo soprattutto in relazione al calo demografico: a fine del 2016, i residenti a Padova città erano circa 210 mila, tremila persone in meno rispetto al 2011, con un tasso di natalità del 7,37%, mentre la mortalità raggiunge il 12,35%.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, in Veneto nel 2015 è stato consumato lo 0,6% di terreno in più rispetto al 2012; a Padova, l’aumento è stato dello 0,5%, con 160 ettari consumati.
A tal proposito va ricordato che l’obiettivo UE è quello di azzerare il consumo di suolo entro il 2050 ed è un tema di importanza vitale per il Veneto, seconda regione d’Italia per suolo consumato.
Per questo, la CIA di Padova si sta impegnando su questo fronte fina dal 2011 con la sottoscrizione della Carta di Matera da parte di un’ottantina di sindaci della provincia.
Con la firma del documento, i primi cittadini assicuravano ufficialmente l’intenzione di salvaguardare dalla cementificazione il suolo del proprio Comune.
Ora è tempo di intervenire concretamente
“Considerati il calo demografico e la devastazione del territorio in atto, riteniamo indispensabile rivedere i piani regolatori – dichiara il direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini – Le previsioni demografiche che avevano portato ad una programmazione che comprendeva nuovi insediamenti commerciali e nuovi edifici sono state letteralmente invertite. Fermare la cementificazione significa tutelare il paesaggio, assicurare la tenuta idrogeologica del terreno, permettere all’agricoltura di crescere, e garantire una sana alimentazione ai cittadini”.