Bepi Tonello e il risparmio: «Virtù dimenticata»
Intervista al missionario trevigiano da 40 anni in America Latina insignito alcune settimane fa del "Nobel" della missione. «Da piccoli ci insegnavano a mettere via i soldini nel salvadanaio di ferro della banca. Ma non è solo questione di denaro, occorre imparare a risparmiare energia, parole, risorse, tempo e rabbia inutile. Occorre ritrovare la voglia di fare sacrifici in vista del progresso, non solo materiale».
Guardare il Veneto dall’alto delle Ande, separati da quell’oceano che tanti veneti hanno varcato per cercare fortuna nelle Americhe. Guardare il Veneto con lo spirito di chi l’ha lasciato, ormai più di mezzo secolo fa, ma che il Veneto ha sempre avuto nel cuore e nella testa.
Bepi Tonello, nato a Caerano San Marco nel 1946, è stato nel 1970 fondatore ed è ancora direttore esecutivo del Feep, Fondo ecuadoriano Populorum Progressio, e come tale è stato di recente insignito del premio “Cuore amico”, una specie di “Nobel dei missionari” che da quest’anno è intitolato al beato papa Paolo VI. Anche per questo è tornato nel Veneto dove è stato bambino, è cresciuto, ha studiato (lettere, all’università di Padova).
«Da piccoli – ricorda – a noi bambini la banca regalava un salvadanaio di ferro con tanto di fessura “irreversibile” per i soldini. La chiave ce l’aveva la banca in cui periodicamente si andava a versare il denaro risparmiato. Così imparavamo il valore del risparmio. È un valore, il primo valore che il Veneto ha bisogno di reimparare se vuole uscire bene da questa crisi. Risparmiare soldi, ma anche energia, parole, tempo, rabbia inutile. È un tema importante per l’educazione delle presenti e delle future generazioni. Risparmio significa fare sacrificio e se il Veneto, se l’Italia non ha la voglia, non ha la disponibilità di fare sacrifici, non supererà i suoi problemi».
Leggi l'intervista completa nel numero in edicole e in parrocchia da sabato 29 novembre e disponibile on line.
