Vino, sempre prezioso. Ecco cosa dicono le ultime statistiche

Dietro a una bottiglia di rosso oppure di bianco, c’è un vasto sistema produttivo che significa non solo miliardi di euro di fatturato, ma, soprattutto, decine e decine di migliaia di posti di lavoro.

Vino, sempre prezioso. Ecco cosa dicono le ultime statistiche

A dispetto dei venti di crisi e delle guerre commerciali, quello del vino è un mercato che pare non conoscere (per ora) soste nella sua crescita. Non si tratta di cosa di poco conto. Dietro a una bottiglia di rosso oppure di bianco, c’è un vasto sistema produttivo che significa non solo miliardi di euro di fatturato, ma, soprattutto, decine e decine di migliaia di posti di lavoro. Vino, dunque, certamente da bere con giudizio e attenzione, ma comunque motore importante per lo sviluppo economico di alcune aree dello Stivale (oltre che detentore di una tradizione produttiva importante).

Cosa davvero significhi questo prodotto, lo si capisce guardando le ultime statistiche di mercato rimbalzate dagli Stati Uniti in Italia per merito dall’agenzia specializzata Winenews.it. Negli Usa le vendite totali negli ultimi 12 mesi hanno messo a segno un +3% complessivo, portando i fatturati del vino a 71 miliardi di dollari. Un mercato enorme, che, tuttavia, deve essere guardato con attenzione. A far crescere il giro d’affari, infatti, pare siano state le produzioni nazionali (le cui vendite arrivano a 48 miliardi di dollari). Quello americano però continua ad essere un mercato di riferimento anche per i vini stranieri ed in particolare italiani. Stando ai numeri delle spedizioni del primo trimestre 2019, le vendite di etichette nazionali hanno iniziato l’anno con un +5% dei volumi di imbottigliato ed un +20% per le bollicine. Oltreoceano il mercato enoico continua così ad essere importante, ma sta cambiando forse faccia: i vini Usa crescono, quelli stranieri hanno a che fare con una concorrenza che non è più solamente fra di loro ma anche nei confronti delle produzioni locali. Indicazione importante, soprattutto per i produttori italiani, da sempre in lotta con i francesi (ma spesso anche con gli australiani, tanto per citare un’altra area importante dal punto di vista vitivinicolo).

Ma il vino del nostro Paese non ha solo gli Usa come mercato nel quale combattere. Lasciando per un attimo da parte le evoluzioni, contraddittorie e spesso altalenanti dei mercati asiatici, è possibile notare come i produttori nostrani abbiano nel Canada un altro mercato importante.
Secondo un recente rapporto di Wine Intelligence – diffuso in Italia da Wine Meridian -, la popolazione di coloro che bevono spumante italiano una volta al mese o più è cresciuta di 1,8 milioni dal 2018, salendo a 5,4 milioni di adulti. Anche il coinvolgimento dei consumatori è aumentato significativamente. Una parte più ampia di essi pare ora abbia un forte interesse per lo spumante. Si tratta, come accade anche in Italia, di persone che si sentono addirittura competenti riguardo alla conoscenza del prodotto e considerano la bollicina parte del proprio stile di vita. Molti consumatori – fa notare sempre Wine Meridian -, stanno poi iniziando a concentrarsi, finalmente, più sulla qualità che sulla quantità, mettendosi al pari con una tendenza che sta coinvolgendo i mercati a livello globale. Per tutto questo, la spesa media a bottiglia è aumentata. Mentre l’83% del vino spumante consumato in Canada viene importato, e principalmente dalle regioni vinicole del Vecchio Mondo. L’Italia continua a guidare la classifica con una quota del mercato del 33% in volume, seguita da Francia e Spagna.

Vitivinicoltura nazionale sulla cresta dell’onda, quindi. Anche se – come da sempre nel settore agroalimentare -, è necessario tenere conto di due circostanze: da un lato che non tutti i prodotti sono blasonati e in grado di varcare l’oceano (ma per questo non significa che siano di cattiva qualità), dall’altro che il circo delle imitazioni e dei falsi prodotti italiani continua a dar noia a chi, invece, lavora correttamente e con onestà. Giustamente Coldiretti ha fatto recentemente notare che le frodi e la “vinopirateria” sono la principale minaccia al successo del settore: nel 2018 le notizie di reato sono state 194 con il sequestro di ben 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro. Alle frodi a livello nazionale si aggiungono gli inganni a danno del vino Made in Italy nei diversi continenti: basta pensare al Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina al Chianti Made in Usa, fino al Barbera bianco acquistato in Romania.

In gioco, come si è detto all’inizio, miliardi e miliardi di giro d’affari (per l’Italia attualmente sono 11) e migliaia e migliaia di posti di lavoro: assolutamente da difendere.

Andrea Zaghi

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Fonte: Sir