Scuola. A che punto è il digitale? Il nodo è integrare l'innovazione all'interno dei percorsi formativi
A Genova la prima tappa di “Futura”, evento itinerante organizzato dal Ministero dell’Istruzione per raccontare, promuovere e sperimentare sui territori la scuola digitale
A che punto siamo con la scuola digitale? Nei giorni scorsi (4-6 aprile) l’occasione per parlarne è stato l’appuntamento con “Futura”, evento itinerante organizzato dal Ministero dell’Istruzione per raccontare, promuovere e sperimentare sui territori la scuola digitale. Prima tappa, Genova. Si è trattato di una tre giorni di dibattiti e attività varie che hanno saputo coinvolgere oltre 8.000 persone, avendo a tema – e a cuore – il percorso di innovazione intrapreso dagli istituti scolastici italiani, che da anni, ormai, “maneggiano” le questioni della scuola digitale. Questioni che riguardano, da una parte, attrezzature e infrastrutture, come dall’altra provocano ricerca e innovazione sul versante della didattica, con significative sperimentazioni in corso.
Uno “sguardo al futuro”, a partire da un presente che già esiste. E’ il senso, questo, dell’appuntamento di Genova, come dichiarato dal ministro Marco Bussetti, che ha anche tenuto a precisare, in diverse occasioni, come il sistema scolastico italiano sia “ricco di eccellenze” e di scuole “che sanno guardare al digitale come alleato dell’apprendimento”. Presentando l’iniziativa di “Futura”, sempre il ministro ha sottolineato come “il sistema di istruzione e formazione italiano possa essere e sia già incubatore di progresso e sviluppo”.
A guardare l’avvenimento genovese si percepisce il senso dell’innovazione e dello sviluppo. Sono stati oltre un centinaio i workshop di formazione e aggiornamento con esperti italiani e internazionali destinati a quasi 4 mila docenti, oltre che a dirigenti e personale amministrativo. E poi i laboratori per gli studenti: anche in questo caso più di 100, rivolti a circa 4.000 ragazzi e ragazze della Scuola dell’infanzia e del Primo ciclo. 800 invece gli studenti del Secondo ciclo coinvolti nelle gare e nelle competizioni sui temi dell’innovazione. Insomma, una vera kermesse che ha saputo tra l’altro accostare il tema del digitale a discipline e argomenti molto differenti tra loro: dal cibo allo sport, alla musica e all’arte. Per sottolineare l’ampiezza della posta in gioco.
Già, perché questo è il nodo: considerare il digitale come l’ambiente di vita di oggi, integrare gli sviluppi dell’innovazione all’interno dei percorsi formativi. Non tanto modernizzare processi e tecniche, “aggiornando” le tecnologie: piuttosto operare cambi di paradigma, respirare aria nuova, adeguarsi ai nuovi contesti di vita che inevitabilmente si intrecciano con i percorsi formativi.
Così si capiscono le dichiarazioni del ministro Bussetti in una recente intervista e le sottolineature alla necessità di uno sforzo di formazione importante rivolto in particolare ai docenti, protagonisti con i loro allievi della “rivoluzione digitale”. “Se vogliamo utilizzare nuovi dispositivi a scopo didattico dobbiamo essere in grado di governarli e di guidare i ragazzi a un uso corretto”. Per questo – ha spiegato il Ministro – lo sforzo del Ministero è ingente, con la costituzione di una task force di formatori e l’investimento di 35 milioni di euro “per la creazione di ambienti didattici innovativi e tecnologici”.
Insomma, la “scuola digitale” va avanti. Sicuramente c’è ancora molta strada da fare – lo confermano ad esempio le diversità che si possono facilmente verificare sul territorio nazionale, anche solo a livello di infrastrutture – ma la direzione è tracciata.
Alberto Campoleoni