Padri “in gioco”, tra adolescenza e disabilità
Disabilità e adolescenza sono due condizioni che chiamano i padri a un impegno particolare e complesso. Novara: “Padre sia argine all'esplosione adolescenziale”, per scongiurare “l’orfanità educativa in questi anni confusi ma tanto interessanti”. Cannodoro, papà caregiver: “Auguri a mio figlio, che come un padre ha fatto di me un uomo”
“Il giorno giusto”: così Francesco Cannadoro, caregiver e “padre fortunato” di Tommy, definisce la Festa del papà, che oggi si celebra. E coglie l'occasione, lui che ogni giorno si prende cura, insieme a sua moglie, di un figlio con disabilità e delle sue tante esigenze, per rivolgere proprio a lui gli auguri. Perché “la figura che più si è avvicinata a quella di un padre, nella mia vita, ironicamente, è stata quella di mio figlio – scrive - Perché se è vero che i figli sono di chi li cresce e non di chi li fa, il mio potrei chiamarlo padre, per quanto sono cresciuto tenendolo fra le braccia e standogli accanto in questa vita che ci ha messo alla prova ogni singolo giorno”. La disabilità e la cura di un figlio insomma possono far crescere un uomo come solo un padre sa fare: “E quindi questo è il giorno giusto per rendere omaggio all'uomo che più di tutti ha fatto di me un uomo. Auguri a noi amore mio, che siamo padre e figlio e figlio e padre”.
C'è poi un'altra condizione, diversa dalla disabilità ma non meno complessa, che obbliga un uomo a diventare padre e “curarsi” con particolare attenzione di ciò che un figlio richiede: è l'adolescenza. Su questa si sofferma Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti. “Abbiamo bisogno di un padre che fa il padre: non il padre autoritario di una volta, padrone e dispotico, ma il padre che sa aiutare i figli nella crescita seguendo le loro fase evolutive e educative. Un padre in grado di entrare maggiormente in gioco durante la preadolescenza e l’adolescenza prendendo per mano i figli e guidandoli nel mondo”. Un'impresa particolarmente sfidante, nel periodo storico che stiamo vivendo, in cui proprio gli adolescenti sembrano risentire più di altri di restrizioni e limitazioni imposte dalla pandemia. Occorre allora, tanto più oggi, “un padre capace di fare da argine all’esplosione adolescenziale ma con intelligenza, negoziando le regole, mettendo i paletti necessari ma lasciando il massimo di libertà. Tutto questo nel gioco di squadra fra i genitori. Un gioco di squadra che i padri hanno cominciato a fare quando i bambini sono piccoli, ma che faticano a vivere quando arriva la lunga adolescenza dove, senza figure paterne, i nostri ragazzi rischiano di perdere le straordinarie possibilità dell’essere adolescenti”.
L'invito e l'augurio di Novara, dunque, in questa “festa” del papà, è che il padre “gestisca questo momento della crescita, in accordo con la mamma, assumendo un front office educativo che consenta ai figli e alle figlie di prendere il largo senza paura. Se il padre non c’è, occorre che comunque i valori paterni ci siano. Altrimenti l’orfanità educativa rischia di risultare il convitato di pietra dei nostri ragazzi in questi anni confusi ma tanto interessanti”.
Chiara Ludovisi