Itinerari. Priabona-Buso della rana. Tra i fossili del Priaboniano, ecco la grotta più grande del Veneto
Monte di Malo è un piccolo comune situato poco lontano dalle Piccole Dolomiti, nell’Alto Vicentino; come molti altri centri della fascia pedemontana, è composto da un nucleo principale e da diverse contrade, tra cui Priabona, una delle frazioni maggiori, punto di partenza dell’escursione.
Questo territorio fu frequentato fin dal Neolitico e, in seguito, per via della sua posizione strategica, fu sede di insediamenti romani e longobardi; ci fu poi l’influenza delle migrazioni cimbre, che portarono alla separazione di Monte di Malo dal comune di Malo. L’area fu, infine, interessata dalle due guerre mondiali, quando durante la Prima era attraversata dalla linea difensiva Ortogonale 1 e nella Seconda vi combattevano alcune formazioni partigiane. Anche dal punto di vista naturalistico, il comune di Monte di Malo presenta notevoli punti di interesse, grazie alla varietà floristica e faunistica che ne caratterizza il territorio, ma è sicuramente dal punto di vista geologico e paleontologico che quest’area può essere considerata un’eccellenza. Nel 1893, infatti, due geologi francesi, Ernest Munier-Chalmas e Albert Auguste Cochon de Lapparent, osservarono ed analizzarono gli strati rocciosi nella frazione di Priabona, proponendo la successione lì presente come stratotìpo, cioè riferimento (almeno per l’area mediterranea ed europea) per l’intervallo di tempo compreso tra 37 e 34 milioni di anni fa (Eocène superiore). Da segnalare la presenza di circa 150 cavità nella zona dell’altopiano del Faedo-Casaron (territorio comunale di Monte di Malo), tra cui il Buso della rana, la grotta più grande del Veneto, sito di interesse comunitario (Sic) della Rete natura 2000.
L’itinerario
L’escursione prende avvio dalla frazione di Priabona, dal Museo paleontologico del Priaboniano Renato Gasparella, la cui collezione comprende numerosi fossili risalenti all’epoca del Priaboniano (37- 34 milioni di anni fa), ma consente anche di scoprire la natura del territorio e approfondire i numerosi siti ipogei presenti. Una visita al museo (che riaprirà nella primavera 2025) è l’ideale per comprendere il territorio di Monte di Malo nel passato. Lasciati i propri mezzi in uno dei parcheggi di Priabona, ci si dirige verso la chiesa parrocchiale, dal cui fianco sinistro prende avvio l’itinerario, segnalato dalle frecce che ci accompagnano lungo l’intero percorso; dopo un breve tratto in salita, si raggiunge una spianata in mezzo al sentiero: si tratta dello stratotipo del Priaboniano, dove sono evidenti gli affioramenti delle marne tipiche, al cui interno, se si osservano attentamente le rocce, non è raro trovare alcuni fossili di esseri viventi tipici dell’Eocène superiore (briozoi, bivalvi, molluschi e foraminiferi). Si riprende il percorso, in decisa salita, e dopo una decina di minuti si raggiunge la Piassa dei Can, spiazzo panoramico che probabilmente deve il nome a Cangrande della Scala (Monte di Malo fu dominata, nel Medioevo, tra gli altri, dagli Scaligeri), dove si può godere di una bellissima visuale sul colle di San Vittore, il monte Pian e la pianura vicentina. Si scende ora lungo il sentiero che conduce alla contrada San Giorgio, dove è presente l’omonima chiesetta, le cui prime notizie risalgono al 1383, ma nella cui collocazione si presume fosse già presente un luogo di culto di epoca longobarda, come lascia intendere l’intitolazione ad un loro santo guerriero. Continuando, si attraversano numerose contrade, tra le quali Santa Lucia, che presenta due edifici di grande valore storico: una chiesetta a pianta esagonale, al cui interno spiccano una pala d’altare attribuita ad Alessandro Maganza e la volta a crociera del presbiterio, dipinta con un cielo stellato; e poi il palazzotto signorile, un edificio con un ampio porticato che serviva ai carri per ripararsi dalle intemperie e un giardino pensile sulle arcate. Svoltando a sinistra all’altezza della chiesetta, si sbuca dopo poco sulla strada comunale, da cui, attraverso un cancello in ferro si giunge fino all’ingresso del Buso della rana, dove ci si può avventurare in autonomia al massimo fino all’antro iniziale, mentre per visite speleologiche bisogna essere accompagnati perché il percorso riserva numerose insidie; l’accesso alla grotta viene effettuato da fine marzo a fine ottobre, per permettere ai pipistrelli di vivere serenamente il loro letargo. Per fare ritorno al punto di partenza si può percorrere a ritroso l’itinerario o seguire la strada comunale in direzione di Priabona.
Luca Grotto
Guida ambientale escursionistica presso la cooperativa Biosphaera. Classe 1997, laureato in Storia, vive a Zanè, nell’Alto Vicentino.