Biologica, che affare! La produzione agroalimentare senza chimica di sintesi cresce sempre di più
Da qualsiasi punto la si guardi, comunque, l’agricoltura biologica vale ormai miliardi di euro, migliaia di ettari e di posti di lavoro.
L’agricoltura biologica è sempre di più un affare, ma non è più una novità. Anzi, a ben vedere (forse esagerando un po’), non è mai stata una grande novità. Eppure, sulle coltivazioni che non usano prodotti chimici di sintesi, la crescita del giro d’affari pare non conoscere ostacoli, così come la corsa al prodotto più sano, sicuro e buono in assoluto. Questione di moda e di buona comunicazione, certo, ma anche risultato dell’effettiva necessità di sapere cosa si mangia, oltre che di esser certi di mangiare cibi salubri e non veleni. Da qualsiasi punto la si guardi, comunque, l’agricoltura biologica vale ormai miliardi di euro, migliaia di ettari e di posti di lavoro. E l’Italia, fra l’altro, anche in questo caso è in prima fila.
L’occasione per scattare una fotografia aggiornata dell’agroalimentare “biologico”, arriva dal Sana, la manifestazione specializzata che si è svolta nei giorni scorsi a Bologna.
Grandi numeri, quindi. Tenendo conto che il fascino del buon mangiare e del buon bere, se possibile anche “biologico”, non deve far dimenticare che tecniche spesso molto simili a quelle che oggi costituiscono l’agricoltura biologica, sono comuni da secoli nel lavoro dei campi. I conti comunque sono presto fatti. Il giro d’affari del comparto è ormai circa 5,8 miliardi (tra consumi nazionali ed esportazioni). Un cifra che in dieci anni è cresciuta del 264% e che si fonda su vendite all’estero pari a 2,3 miliardi (+597% sempre nell’ultimo decennio), ma anche sulla crescita sostenuta – spiega la Coldiretti sulla base di uno studio Nomisma -, anche “dei consumi interni che hanno raggiunto il valore di 3,6 miliardi con un aumento del 178% nello stesso periodo”. Una tendenza che non sembra calare di tono quest’anno: le vendite nella grande distribuzione organizzata sono aumentate del 5% nel primo semestre. E’ su questi numeri che si fonda il primato del biologico italiano. La crescita del mercato spinge la produzione con l’Italia che – riferisce la Coldiretti – è leader Il nostro Paese, infatti, è ai primi posti in Europa in quanto a numero di imprese agricole che coltivano biologico con quasi 79mila operatori coinvolti, sono invece circa 2 milioni gli ettari di terreno coltivati (circa il 15,5% di tutta la superficie coltivata in Italia). Stando alle rilevazioni della Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, con un giro d’affari stimabile in 1,5 miliari di euro, le coop pare detengano una quota pari al 25% del valore del comparto biologico.
Dal punto di vista dei consumi, poi, basta sapere che quasi due italiani su tre (64%) acquistano prodotti alimentari biologici regolarmente (22%) o occasionalmente (42%).
Perché tutto questo? La crescita del giro d’affari degli alimenti biologici, è determinata dalle stesse condizioni che hanno reso tutti più attenti e sensibili all’ambiente e ai rischi derivanti dall’inquinamento così come, per contro, ai vantaggi di una vita sana ed equilibrata. Moda da un lato, necessità ed esigenza dall’altro, la ricerca di prodotti alimentari sani va di pari passo con il benessere delle nostre società: soddisfatti i bisogni primari, si cerca di migliorare la qualità e la varietà dell’alimentazione.
E’ necessario tuttavia porre attenzione ad alcuni aspetti di quanto sta accadendo. Occorre prima di tutto esser certi che di vera agricoltura biologica si tratti (e da questo punto di vista serve a molto leggere bene le etichette di ciò che si acquista). Serve, poi, ricordarsi che l’agroalimentare non-biologico ma “normale”, risponde comunque a parametri di sicurezza e salubrità di grande livello. C’è poi la delicatissima questione dei prezzi. In tempi grami dal punto di vista economico, le scelte d’acquisto (anche alimentari) sono spesso ancora basate sul prezzo piuttosto che esclusivamente sulla qualità. Certo, il biologico a caro prezzo non è ai livelli di qualche anno fa, ma le speculazioni in questo settore sono sempre dietro l’angolo. Conciliare la disponibilità di buoni e sani prodotti agroalimentari (anche biologici), con prezzi di vendita accettabili, è così ancora la sfida delle sfide nei mercati alimentari.