Violenza sulle donne, Istat: nel 2021 in aumento le chiamate al 1522 (+13,7%)
Rapporto sul sistema di protezione delle vittime. Nel 2020 54.609 donne si sono rivolte ai Centri anti violenza (+3.964). Cresce l'offerta di servizi dei Cav e delle Case rifugio. Aperte rispettivamente 11 e 12 nuove strutture
Nel 2021 prosegue l'incremento del numero di chiamate valide al numero 1522 (in totale 36.036), pari a +13,7% rispetto al 2020 (31.688). Il 1522 svolge anche un'importante funzione di snodo a livello territoriale per l'attivazione di servizi a supporto delle donne che li richiedono. Nel 2021 il 68,7% delle vittime è stato indirizzato verso un servizio territoriale, di queste, il 90,1% (10.074 chiamate) è stato inviato a un CAV, il 4,4% (492) alle forze dell'ordine (Carabinieri o Commissariato di Polizia) e l'1,7% (190) alle Case rifugio. Lo rileva l'Istat nel rapporto sul Sistema di protezione per le donne vittime di violenza - Principali risultati delle indagini condotte sulle Case rifugio per le donne maltrattate e sui Centri antiviolenza Anni 2020 e 2021.
Nel 2020 cresce l'offerta di Cav e case rifugio
Nel 2020 è cresciuta l'offerta di servizi sia dei Centri antiviolenza (CAV) sia delle Case rifugio per le donne maltrattate. In particolare sono state aperte 12 nuove Case e 11 Centri antiviolenza. Persistono, tuttavia, forti differenze territoriali: al Nord si concentra la quota maggiore di Case rifugio (70,2%, 257 in valore assoluto) e il 41,7% dei Centri antiviolenza (146).
È elevata la specializzazione dei gestori e promotori di Case rifugio e Centri antiviolenza sul tema della violenza di genere, di cui si occupano da molti anni; la gestione del CAV da parte di chi li conduce è stabile nel tempo; le operatrici sono altamente formate.
Le Case rifugio sia i Centri antiviolenza sono raggiungibili h24 nella gran parte dei casi: l'85,5% delle Case rifugio (87,5% nel 2019) e il 71,9% dei Centri antiviolenza (come nel 2019). La maggioranza delle Case (83,5%) e tutti i Centri hanno almeno un locale idoneo a garantire lo svolgimento delle attività nel rispetto della privacy delle utenti.
Le misure per garantire la sicurezza delle donne ospiti caratterizzano la natura delle Case rifugio: l'88,0% è a indirizzo segreto e molte di queste prevedono altri sistemi di sicurezza per proteggere le donne ospiti rispetto agli autori della violenza.
L'81,8% delle Case rifugio e il 92% dei CAV ricevono fondi pubblici per la conduzione delle proprie attività. In particolare, il 59,1% delle Case e il 42,2% dei CAV utilizzano esclusivamente fondi pubblici, ma molte operatrici dei CAV operano come volontarie.
Nel 2020 54.609 donne si sono rivolte ai Cav (+3.964)
Nel 2020 sono 54.609 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza, 3.964 in più rispetto al 2019. Quelle che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza con i Centri antiviolenza che aderiscono all'Intesa Stato Regioni sono invece 30.359, 20.223 delle quali (66,1% del totale delle donne prese in carico) hanno avviato l'iter nel 2020 (69,1% l'anno precedente). La percentuale di donne straniere in carico è del 27,7%.
" La risposta dei CAV è stata efficiente anche durante le fasi emergenziali della pandemia: al 12,6% delle donne è stato offerto il servizio di pronto intervento e messa in sicurezza, al 14,2% il percorso di allontanamento dalle situazioni della violenza e al 18% il sostegno per l'autonomia.
Per rispondere ai bisogni delle donne, i servizi maggiormente offerti dai Centri nel 2020 sono l'ascolto (99,6%) e il servizio di accompagnamento e orientamento ad altri servizi (98,1%).
Le restrizioni dovute alla pandemia hanno portato invece a una diminuzione delle donne ospitate presso le Case rifugio nel 2020, imputabile sia a una riduzione della capienza delle strutture in ottemperanza alle regole per la sicurezza sanitaria, sia a una maggiore difficoltà di allontanare la donna dal nucleo originale. Le donne ospitate sono 1.772, circa il 19,2% in meno rispetto al 2019.
L'offerta dei servizi e l'adesione alla rete territoriale contro la violenza risulta maggiore se i CAV e le Case operano in stretta relazione tra loro; migliora anche la capacità di farsi carico delle donne.
Il 45,2% delle donne ospiti esce dalle Case rifugio perché ha concluso il percorso di uscita dalla violenza, il 20,0% è trasferita in altra struttura o abitazione mentre per il 23,3% l'esito è negativo (l'11,4% abbandona il percorso e l'11,9% ritorna dal maltrattante). (DIRE)