Svetlana, dalla Russia a Parma: attivista per passione

Volontari inattesi. In Italia da 27 anni, dopo varie esperienze è a capo di una rete di 35 associazioni che hanno dato vita a un centro interculturale in cui “ogni straniero diventa risorsa per la comunità”. “Nel mio paese la parola volontariato nemmeno esiste”

Svetlana, dalla Russia a Parma: attivista per passione

Svetlana che apre la porta e accoglie con un sorriso chi arriva al Centro interculturale, Svetlana che parla alle conferenze stampa, Svetlana con i guanti di gomma gialli e la spugnetta o l’annaffiatoio nelle mani.

Svetlana Erokhina - 58 anni, sposata e con due figli grandi - è una presidente con le maniche tirate su. Ha una tempra energica e gentile e un entusiasmo che infonde in ognuna delle cento cose che fa, su al secondo piano di via Bandini. Qui hanno sede il Centro interculturale che lei presiede dal 2013 e “Kwa dunia”, l’associazione socia del Centro della quale fa parte dallo stesso anno. La sua storia è tra quelle raccolte per “Volontari inattesi”, la prima indagine sull’impegno solidale delle persone di origine immigrata in Italia, promossa da CSVnet.

Cresciuta in Urss “dove aiutare gli altri è una cosa normale e la parola volontariato non esiste”, da piccola era parte delle associazioni nazionali con le quali il governo del suo paese impegnava bambini e ragazzi, a seconda dell’età. È solo quando arriva in Italia, ventisette anni fa, che scopre il volontariato delle associazioni ed entra in “Mille un mondo”, un gruppo di donne mediatrici linguistico-culturali.

“Aiutare gli altri a livello personale è un po' diverso da quando lo fai come rappresentante di una associazione, - racconta Svetlana. - Venendo in Italia mi è sembrato naturale continuare a fare questo tipo di attività, che qui si chiama volontariato”. Ciò che fa le piace molto, convinta che “quando si riescono ad aiutare le persone a stare meglio, il mondo diventa migliore”. E continua: “Non mi sento di erogare servizi ma di fare ciò che mi piace e di far stare bene qualcun altro. Nulla di straordinario, però. Metto volentieri a disposizione le mie capacità e conoscenze; mi sembra che anche quel poco che puoi fare per chi ha bisogno aiuti a creare una atmosfera di positività e ottimismo”.

In Kwa dunia si occupa principalmente de “I venerdì dei bambini”, laboratori interculturali dedicati ai più piccoli per costruire integrazione a partire dalle fiabe che qui vengono da tutto il mondo, grazie alla collaborazione con le comunità straniere presenti a Parma. Ma è al Centro interculturale che Svetlana dedica la maggior parte del suo tempo. Il suo ruolo di presidente l’ha appreso cammin facendo, grazie all’appoggio dei volontari con più esperienza, a qualche occasione formativa del Csv di Parma e al suo innato buon senso.

Un cammino che le dà grande soddisfazione anche se non sempre è semplice. Essere presidente di un’organizzazione che tiene insieme 35 realtà diversissime fra loro comporta sicuramente una grande responsabilità e la capacità di mediare fra i diversi approcci culturali che ogni componente della rete porta con sé.

Avere a che fare con altre culture mette continuamente di fronte a differenze che non sempre è facile conciliare, anche nella gestione delle piccole cose quotidiane. Ad esempio, non tutti hanno la medesima idea di ordine e di cura dei luoghi e questo, quando si condivide uno spazio, può essere fonte di conflitti che spesso tocca a Svetlana risolvere. Ma da ogni esperienza, - ci dice, - si può trarre qualche insegnamento positivo. Il Centro interculturale resta comunque un laboratorio delle differenze dove prevale su tutto il desiderio di chi è straniero di diventare una risorsa per la comunità, superando ogni barriera, a partire da quella linguistica che a volte non è piccola.

Anche se rivestire il ruolo di presidente nei panni di una donna, a volte l’ha messa di fronte a qualche difficoltà, Svetlana non si è mai lasciata scoraggiare. Un po’ per la indole russa, come sottolinea lei scherzando, un po’ perché è “troppo grande la bellezza di fare volontariato qui”. Il Centro le ha permesso ad esempio di incrociare la sua storia con quella di altri migranti, magari nati a migliaia di chilometri di distanza da lei, e di rispecchiarsi scoprendo somiglianze ed elementi comuni. Sicuramente l’essere parte attiva di una associazione ha fatto crescere il suo senso di appartenenza a questo luogo, l’ha aiutata a conoscere meglio Parma, la città dove vive ma, soprattutto, le ha permesso di sentirsi protagonista di una comunità che anche lei sta contribuendo a far crescere e a cambiare.

(Intervista integrale e redazione di Francesca Moretti, Csv Emilia sede di Parma)

La ricerca Volontari inattesi - L’impegno sociale delle persone di origine immigrata, a cura di Maurizio Ambrosini e Deborah Erminio (Edizioni Erickson, pagg. 352), viene presentata on line il 22 giugno 2020. Leggi tutti gli aggiornamenti nel focus di CSVnet.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)