Ragazzi, patti chiari e amicizia lunga. Il Coronavirus ci impone poche regole ma chiare: non siamo in vacanza!
Sono in montagna quando le prime ipotesi di chiusura della scuola per il Coronavirus si fanno avanti e poi si concretizzano. Si apre così una nuova fase della mia vita: le giornate si svuotano dalle attività consuete, ma si riempiono di altro, che va organizzato. La convivenza 24 ore su 24 ci obbliga a mettere in chiaro poche regole, ma chiare.
Febbraio. Un febbraio di 29 giorni…che voglia dire qualcosa?
Questo febbraio 2020 è iniziato con l’influenza. Il primo fine settimana si ammala mia figlia: gastroenterite virale. Una settimana di tregua, poi si ammala suo fratello, questa volta influenza classica con febbrone che si alza e si abbassa, spossato, poca voglia di fare, spola fra divano e letto. Spero che sua sorella la passi liscia: in fondo la gastroenterite era più che sufficiente. E invece il venerdì sera prime linee di febbre. Penso sia stanchezza e un po’ di ansia per la prima gara di ginnastica ritmica che avrebbe dovuto sostenere la domenica mattina. Ma quando la febbre sale e supera il 38…capisco che è proprio influenza. Quindi un’altra settimana di reclusione, ma davanti a me ho un obiettivo: weekend lungo in montagna, sci, neve, passeggiate, relax.
A fatica il venerdì mattina ho messo su una valigia: tre giorni di mal di testa continuo sono difficili da reggere, però si parte!
Ed è qui, in montagna, che le prime ipotesi di chiusura delle scuole si fanno avanti e poi si concretizzano. Nella chat dei genitori si rimpallano notizie. Io, da brava rappresentante, freno l’ansia e ripeto che dobbiamo attendere una comunicazione ufficiale, anche se ormai è notizia condivisa da tutti i giornali online, da molti comuni e scuole. I bambini sono felici, prolunghiamo il soggiorno. E col senno di poi, forse, potevamo prolungarlo ulteriormente, pensano loro. Perché la sospensione delle attività didattiche si fa più lunga: prima fino all’8 marzo, poi è storia di questi giorni…
Si apre così una nuova fase della nostra vita: il coronavirus, volente o nolente entra nelle nostre giornate e ne scardina orari, regole, abitudini, impegni. Tutti a casa (io e i ragazzi), 24 ore su 24 insieme. Questo richiede una indiscutibile nuova gestione della giornata, dei tempi, del lavoro. Le giornate si svuotano dalle attività consuete, ma si riempiono di altro, che va organizzato.
Mi ritrovo tutto d’un colpo ad essere una @giornalistasenzascrivania.
Per tenere sott’occhio, almeno la prima settimana, la buona consuetudine scolastica, lavoriamo tutti insieme allo stesso tavolo. Non è facile. Sul tavolo regna un po’ di creativa confusione. Interrompo spesso il ticchettio della tastiera. Controllo un compito di italiano, ripeto una tabellina, rispondo ad una mamma che non riesce a scaricare una scheda dal registro elettronico.
Questa sospensione ci obbliga poi a darci delle regole: «patti chiari e amicizia lunga – dico ai miei ragazzi – Prima regola: non siamo in vacanza quindi alla mattina la sveglia suona! Seconda regola: non siamo in vacanza quindi la sera si va a letto presto. Terza regola: non siamo in vacanza, quindi, magari con tempi più rilassati, ma bisogna lavorare, fare i compiti, studiare, non rimanere indietro. Non sprechiamo questo tempo!».
E devo dire che nel nostro affollato tavolo, quando ci ritroviamo tutti e tre insieme a studiare, fare compiti o scrivere, ce la caviamo abbastanza bene! Poi però ci sono dei momenti in cui mi ritrovo a girovagare per la casa alla ricerca di una scrivania dove appoggiarmi, un posticino tranquillo, dove poter stare con il mio computer, il telefono, gli auricolari, il blocco e la penna, senza quel continuo vocio di sottofondo…ma come faranno mai i maestri?!?