Praglia, si volta pagina. I monaci hanno comunicato la loro decisione: lasciare la cura della parrocchia

I monaci, nelle scorse settimane, hanno comunicato la loro decisione: lasciare la cura della parrocchia. È una decisione che parte da lontano. E adesso?

Praglia, si volta pagina. I monaci hanno comunicato la loro decisione: lasciare la cura della parrocchia

L a decisione dei monaci di Praglia è definitiva: dopo oltre cento anni, lasciano la cura della parrocchia, mettendo fine a una storia iniziata, nelle forme attuali nel 1904, al loro rientro dall’Istria dopo la soppressione del 1867 seguita all’unità d’Italia. Alla base di questa scelta, comunicata il primo agosto al consiglio pastorale parrocchiale e il 6 a tutta la comunità durante la messa, c’è la volontà di tornare allo specifico della regola benedettina e quindi di concentrarsi sul proprio della vita monastica. «Questa decisione da parte della comunità arriva dopo una discussione durata più di dieci se non vent’anni e viene presa alla luce del Concilio Vaticano II e di una serie di documenti successivi sulla vita religiosa, che invitano a un ritorno dell’osservanza della regola originaria, nel nostro caso quella di san Benedetto – ha detto in questi giorni l’abate di Praglia, don Stefano Visintin – La nostra regola ci guida a occuparci della preghiera, dello studio, del lavoro, dell’accoglienza di pellegrini e ospiti e a condividere la nostra vita con le persone che vivono attorno al monastero. Quindi non vedrei questa decisione come una diminuzione, ma come un di più che i monaci possono dare al mondo circostante solo se interpretano più pienamente la loro vita, per riversarne i frutti su chi frequenta il monastero e sul territorio circostante». L’abate sottolinea che non si profilano chiusure in futuro e che l’abbazia continuerà a ospitare eventi e iniziative della parrocchia e della Diocesi, tuttavia – contestualmente alle dimissioni da parroco che ha sottoscritto a giugno e alla richiesta che non siano più i monaci a occuparsi direttamente della comunità cristiana – i monaci hanno anche chiesto il trasferimento di tutte le attività parrocchiali in spazi al di fuori del complesso del monastero. E proprio questo appare il vero problema. La Diocesi di Padova non può che comprendere e accogliere la svolta impressa alla storia da parte dei monaci e tuttavia, per voce del vicario generale, mons. Giuliano Zatti, non esita a definire delicata la situazione. «I monaci tornano al loro carisma originario, quasi 120 anni di collaborazione significano oltre un secolo di presenza formativa, informativa ma anche logistica. Il vero problema è proprio la richiesta di non utilizzo degli spazi monastici. Al momento abbiamo piccoli ambienti a partire dalle chiese di San Benedetto delle Selve e di San Biagio, che gli stessi monaci cedono in comodato d’uso gratuito per portare avanti le attività parrocchiali, tuttavia siamo davanti a un dato di fatto che ci mette in difficoltà. Stiamo cercando di capire con l’abbazia e con il Comune di Teolo come sia possibile riorganizzare gli spazi, anche se non sarà semplice trovare una soluzione condivisa. I prossimi mesi saranno di sperimentazione alla ricerca di un assetto sostenibile, mentre un prete diocesano tornerà a occuparsi della comunità in questo periodo di transizione». In rete sono state molte le reazioni alla notizia. Stefano De Franceschi, del circolo Noi, ha ammesso il grande privilegio che ha rappresentato per questa parrocchia il fatto di essere “di casa” in abbazia. Oggi l’attenzione di tutti, come sottolineato anche da mons, Zatti, dev’essere rivolta a non disperdere un patrimonio di fede costruito nei secoli. Stando alla ricostruzione storica della parrocchia pubblicata in questi giorni su praglia.it già dal 1980 i superiori monastici, in una delle periodiche ispezioni, invitavano a «studiare la validità o meno della parrocchia per il monastero». I tempi sembravano maturi per il passaggio alla Diocesi quando era vescovo Franceschi, ma la sua morte nel 1988, bloccò tutto. L’anno successivo la sede parrocchiale passò dalla chiesa abbaziale a quella di San Benedetto. Nel 2010 il capitolo votò a larga maggioranza la rinuncia alla cura della parrocchia. Gli avvicendamenti tra i vertici dell’abbazia e della Diocesi ci hanno portato ai giorni nostri.

Scuola

Fino a martedì 5 settembre è possibile iscriversi al convegno per gli insegnanti di religione, in programma venerdì 8 settembre dalle 17 alle 20 nel teatro dell’Opsa a Sarmeola di Rubano. Il tema scelto e proposto quest’anno, che fa anche da filo conduttore per l’intero programma formativo dedicato agli insegnanti di religione per l’anno 2022-23, è una domanda: “Credibili?”. Il convegno si svolgerà con la formula di una tavola rotonda e vedrà la partecipazione del sociologo Italo De Sandre dell’Università di Padova, della teologa e filosofa Lucia Vantini dell’Issr di Verona, del psicopedagogista don Giovanni Fasoli dello Iusve di Venezia. Modera Sara Melchiori dell’Ufficio stampa diocesano. Il Convegno riconosce cinque crediti formativi a chi partecipa in presenza e due per chi si collegherà online. Iscrizioni sul sito www.fismpadova.it

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