Paralimpiadi: Tokyo, l’atletica azzurra e le sue prime donne

La giovanissima sprinter Ambra Sabatini ha di recente ritoccato il primato dei 100 metri T63 che apparteneva a Martina Caironi. Con loro due, e con Monica Contrafatto, l'Italia sogna un podio tutto azzurro

Paralimpiadi: Tokyo, l’atletica azzurra e le sue prime donne

Di lei la pluricampionessa paralimpica e mondiale di velocità e di salto in lungo Martina Caironi ha detto: «È un grande stimolo per me». Solo due anni fa l’incidente in sella allo scooter guidato dal padre sulle strade dell’Argentario. Mentre si dirige ai campi di allenamento di atletica, una macchina che procede in senso contrario di marcia invade la sua corsia e la prende in pieno. L’impatto è forte. Alcuni pompieri che si trovano lì vicino provano a fermare l’emorragia, quindi il ricovero all’ospedale Careggi di Firenze e, alla fine, l’amputazione della gamba sinistra sopra il ginocchio. Da quel 5 giugno del 2019 a oggi Ambra Sabatini è passata dall’esordio alle prime medaglie, dai primi successi ad arrivare a essere una delle certezze dell’atletica paralimpica italiana e, più in generale, la sua è diventata una delle più belle storie nel panorama degli sport paralimpici italiani. Non male, per una che è tornata a gareggiare da poco. Ma lei è così, grinta e determinazione non le sono mai mancate, così come la sua ambizione, ieri come oggi sempre forte, tutti elementi che le hanno permesso di non perdersi mai, di trasformare un momento traumatico in una grande risorsa, di porsi nuove sfide decisa ogni volta a superarle, con quella dose di ottimismo e quel pizzico di ironia che aiutano sempre, in ogni circostanza.

Dopo le prime medaglie – argento nel salto in lungo e bronzo nei 100 metri ai Campionati assoluti di Jesolo, argento nei 100 metri ai Campionati societari di Roma, oro nei 60 metri agli Indoor di Ancona – la 19enne sprinter livornese (ma grossetana d’adozione) ha raggiunto il suo apice quest’anno, andando a vincere i 100 metri al Grand Prix di Dubai, un successo coronato dal record del mondo di categoria T63, un primato che l’ha consacrata a livello mondiale e che le ha spalancato le porte per i Giochi paralimpici di Tokyo 2020. Negli Emirati Arabi, la toscana ha corso in 14,59, limando di due centesimi il record che apparteneva al suo idolo sportivo, Martina Caironi, che a Doha, nel 2015, aveva corso in 14,61. Già, Martina, è lei che Ambra ha voluto incontrare dopo l’incidente: «Vedevo che era molto forte, correva veloce e volevo provarci anch’io, anche se non ero convinta di riuscire a seguire il suo esempio».

Tornando al record mondiale, Ambra ricorda quei momenti così: «Avevo terminato la mia gara e cercavo il tabellone per leggere il tempo; dopo un po’ ci hanno accompagnate fuori dalla pista ma ancora non sapevo nulla. I tecnici mi avevano detto che avevo ottenuto un buon risultato e mi sentivo un po’ agitata. Questo finché non ho capito cosa avevo realizzato e a quel punto ho cacciato un mega urlo». Cosa ha pensato in quel momento? «Sicuramente a tutto il percorso fatto per arrivare sin lì. La sera, poi, non è che abbia festeggiato molto, perché sono rimasta in camera. I veri festeggiamenti sono arrivati al mio ritorno a casa, quando tutto il paese mi ha accolto trionfalmente, con musica, palloncini e grandissimo entusiasmo». Una vittoria che Ambra ha voluto dedicare a se stessa, certo, ma anche a tutti quelli che le hanno permesso di essere a Dubai, dalla Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali) alla nuova società delle Fiamme Gialle, dalla Art4Sport (la onlus che le ha fornito la prima protesi da gara e che le ha permesso di tornare in pista) a tutti coloro che hanno da subito creduto in lei. Fiamme Gialle, dicevamo: entrarne a far parte è un orgoglio e un impegno da onorare al meglio, cosa che la giovane toscana è riuscita a fare già in occasione della prima uscita, mettendo le mani sull’oro nei 60 metri ai Campionati indoor di Ancona del gennaio scorso: «Era il mio sogno entrare a far parte di questo gruppo», confessa. «Di più non potevo veramente sperare nella gara d’esordio con questa maglia».

Da lì in poi il già ricordato primato mondiale sui 100 e la qualificazione a Tokyo 2020. Per lei, che ha già staccato il biglietto per il Giappone, un pensiero e un sogno costanti: «Spero che alle prossime Paralimpiadi si possa festeggiare un podio tutto italiano… Magari con me sul gradino più alto!». La speranza, infatti, è quella di vedere le nostre sprinter dominare la gara dei 100 metri, una speranza concreta, considerato il talento di Ambra, il curriculum paralimpico e mondiale di Martina Caironi, vera dominatrice dell’atletica dai Giochi di Londra 2012 a oggi, ma anche di una Monica Contrafatto che quattro anni fa, a Rio, riuscì ad agguantare il terzo gradino del podio. Insomma, va veloce l’atletica paralimpica italiana, visto che assieme a Sabatini, Contrafatto e Caironi può contare su altre atlete dall’indubbio potenziale anche in altre categorie, a partire da una Oxana Corso che, nella T35, è tornata a primeggiare come ai tempi delle Paralimpiadi di Londra, quando vinse due medaglie d’argento. Ma Ambra, come tutte le campionesse, sa che con le vittorie arrivano anche le responsabilità, prima fra tutte quella di abbattere ogni forma di pregiudizio: «Gli atleti paralimpici hanno tanto da insegnare, in primo luogo a non arrendersi mai. È importante lottare per abbattere i pregiudizi e superare le avversità, perché ognuno di noi, che abbia o meno una disabilità, combatte quotidianamente contro quelle avversità», commenta. «Quello che ho vissuto mi ha dato la forza di non mollare mai, consapevole che con la volontà si può ottenere tutto».

(L’articolo è tratto dal numero di giugno di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)