Pandemia, finire sommersi da tutto
Dal solito ginepraio di accuse, dubbi, polemiche, sospetti sul Covid che girano vorticosamente in rete, prodotte dalla prolifica “macchina del fango”, facciamo una semplice considerazione matematica: quanto ci costerà in termini di costi ambientali la prevenzione sanitaria?
In tempi di emergenza, domande come queste non andrebbero fatte, per non essere tacciati di disfattismo, ma volendo guardare più in là del nostro naso o meglio anche sotto il nostro naso, quando vediamo a terra una dei milioni di mascherine che tutti indossiamo e poi cestiniamo giornalmente, il dubbio sorge! Siamo ancora al solito punto di partenza: il monouso. L’usa e getta che in tempi recenti ci ha già portato all’emergenza planetaria per i rifiuti. Ricordate, nevvero?
Ricordate le infinite campagne di raccomandazione sul riciclo (con eccellenti risultati), per arrivare oggi a cancellare tutti questi sforzi e ritornare, al punto di partenza. Alla “preistoria” del monouso! Peggio, a sommare le tonnellate di rifiuti di ieri, ci sono i rifiuti pandemici di oggi, su scala mondiale.
I dati ufficiali forniti dell’Ispra ci sommergono: «Fra la leggerissima chirurgica da 3 grammi, la più spessa da 5 grammi, la maschera complessa da 30 grammi, contando anche i guanti, l’Ispra stessa ha stimato per tutto il 2020 tra le 160mila e le 440mila tonnellate di spazzatura da smaltire con il fuoco purificatore dell’inceneritore.
Se solo l’1 per cento delle mascherine utilizzate in un mese venisse smaltito in maniera non corretta, si avrebbero 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente». Condizione tragica, per l’esistenza di tutti. Se poi, come ha detto il presidente Mattarella al primo giorno di scuola in visita a Vo’, «la scuola è lo specchio della società», se sommiamo al caos appalti i banchi nuovi e le sedie girevoli che hanno mandato al macero migliaia e migliaia di banchi d’inquinante “formica”, l’immagine è impietosa. Ah, lo stesso Ispra poi non ha tenuto conto di quello che è stato l’impatto ambientale dovuto ai guanti monouso, resi obbligatori per poi dire: che si è trattato di una prevenzione inutile! L’emergenza è emergenza, certo. Ma potremmo presto trovarci di fronte alla più grande delle emergenze: la nostra stessa sopravvivenza, in parte dovuta all’insostenibilità di ciò che facciamo per sopravvivere in termini sanitari. Come un cane che si morde la coda, invece di diminuire i rischi, noi stiamo aumentando le quantità: di dubbi, preoccupazioni e rifiuti.