Narrare la storia che ha cambiato il mondo. Gennaro Matino racconta il cammino del Messia attraverso le voci di chi c’era

Qui è possibile entrare nel corpo vivo, è il caso di dirlo, dei Vangeli attraverso la ricostruzione narrativa dei personaggi

Narrare la storia che ha cambiato il mondo. Gennaro Matino racconta il cammino del Messia attraverso le voci di chi c’era

La vita di Cristo è divenuta film, alcuni dei quali rimarranno nella storia del cinema e della musica, come Jesus Christ Superstar o il Gesù di Zeffirelli, se non quello di Scorsese (quello di Mel Gibson ha suscitato in molti reazioni di rifiuto a causa della crudezza di alcune scene), o è diventata libro più o meno romanzesco come nel caso di Ravasi, Mancuso, De Luca, Messori, Augias, per non parlare degli “incastri” della vita, soprattutto la passione, in storie che apparentemente parlano d’altro: è il caso di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov, ma anche se indirettamente, di “L’idiota” di Dostoevskij, senza dimenticare che lo stesso autore aveva inserito nei “Fratelli Karamazov” una sorta di storia nella storia, “La Leggenda del santo inquisitore”, in cui si assiste al ritorno, che è più un disturbo per i solerti giudici, del Cristo.
Certo, narrativizzare la vita di Gesù significa tentare quello che aveva portato all’abbandono del romanzo del Manzoni post-Promessi Sposi: il rischio dell’impossibilità di mettere insieme storia vera e invenzione umana. A meno che non ci si attenga alla lettera dei Vangeli, come fa il parroco e scrittore napoletano Gennaro Matino nel recente “Chi dice la gente che io sia? Il romanzo di una straordinaria esperienza” (San Paolo, 263 pagine, 18 euro).
Qui è possibile entrare nel corpo vivo, è il caso di dirlo, dei Vangeli attraverso la ricostruzione narrativa dei personaggi: in questo modo stereotipi vulgati nel corso delle trasmissioni, orali e non, come Maria di Magdala, acquisiscono nuove possibilità interpretative grazie anche a una più approfondita disamina dei termini ebraico-aramaici con i quali venivano chiamati i personaggi: nel caso di Maria di Magdala, toponimo non ancora in uso in quel tempo, la derivazione da torre, colonna portante nel gruppo che seguiva il Signore.
Interessante nel racconto -anche se si dovrebbe parlare di racconti inanellati uno nell’altro- è anche la possibilità di immaginare i rapporti, le discussioni, i timori, le confessioni che sono sicuramente accaduti in un gruppo così eterogeneo come quello formatosi intorno al Cristo.
I timori di Pietro, la forza di Giovanni l’evangelista, la figura della Vergine fino all’episodio della Dormizione, la discrezione “politica” di Nicodemo e di Giuseppe d’Arimatea e, all’origine di tutto, le titubanze e lo sprofondamento nel mistero a venire di Zaccaria formano, accanto a personaggi apparentemente minori, ma che danno il senso della realtà di quel momento originario, in cui tutto stava cambiando, un quadro umano, evangelico e storico, in grado di farci entrare meglio nel mistero della Salvezza.
Senza fare aggio su chissà quali ipotesi o utopie, senza prurigini di sedicenti nuove rivelazioni -che in genere sono convinzioni personali- al di là di accattivanti invenzioni narrative finalizzate a dare più visibilità a quella storia che ancora oggi continua a sedurre gli uomini, credenti e no.

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Fonte: Sir