Le sorprese del DEF gialloverde: ecco le vere politiche economiche del governo
La verità sta in numerini e documenti che solo una ristretta minoranza conosce e valuta.
È stato terribile scoprire, nel recente Documento di economia e finanza (il Def: ci stanno le politiche decise da un Governo), che chi ha scritto e sottoscritto il suo contenuto, dichiara pubblicamente l’esatto contrario. E cioè che ci sarà crescita economica, quando invece poi scrive che rischiamo addirittura la recessione; che le misure adottate dall’esecutivo la stimoleranno, quando invece i dati pubblicati dicono il contrario; che il debito pubblico è sotto controllo, quando invece è tornato a crescere.
Che dobbiamo avere fiducia nel futuro, mentre invece si prepara una stangata per fine anno da almeno 30 miliardi di euro. E sottolineiamo l’almeno.
Schizofrenia? No, parliamo invece della perfetta conoscenza dei meccanismi di comunicazione. Le favole, raccontate poi con facili slogan, si diffondono a macchia d’olio e diventano verità. La verità, invece, sta in numerini e documenti che sono una ristretta minoranza conosce e valuta. Siccome in democrazia a comandare è la maggioranza…
E fin qui. L’altra faccia della medaglia è l’economia, che non sottostà alle regole della democrazia e che invece i numeri li vuole precisi e li valuta con molta pignoleria. L’economia è diventata così forte che è in grado di spazzare qualsiasi potere pur sostenuto dal consenso popolare: perché non gli fornisce la benzina per andare avanti. In Italia, ad esempio, i soldi per sostenere il colossale debito pubblico.
Il Def tra l’altro ci sta dicendo che quota 100 e reddito di cittadinanza non stimoleranno alcuna crescita economica (e come mai potrebbero, incentivando a non lavorare e a ritirarsi dal lavoro?) e invece faranno crescere il debito pubblico. Come la minoranza di cui sopra aveva capito da subito. Pure l’ultima favola fatta circolare – quella di un drastico taglio delle tasse per i lavoratori tramite flat tax – è stata smentita non da qualche analista olandese, ma dallo stesso ministro dell’Economia, che ha detto: se tagliamo una tassa, dobbiamo aumentarne un’altra.
La seconda metà del 2019 – cioè passata questa scadenza elettorale delle Europee, su cui i partiti italiani molto stanno investendo – sarà probabilmente segnata da un’operazione-verità da fare nel modo più dolce, tranquillizzante, sotterraneo possibile. Perché anche le masse, quando capiscono di essere prese in giro e non riesci ad anestetizzarle, si arrabbiano e mandano in esilio i Peron di turno.