La nuova legge di bilancio. Nota politica
Dobbiamo fare tesoro di questa stagione e coglierne fino in fondo tutte le opportunità.
È pur vero che, come ha sottolineato lo stesso premier Draghi, quest’anno sono state già fatte in pratica tre leggi di bilancio, se si mettono nel conto gli ingenti interventi economici dei decreti anti-pandemia. Ma adesso arriva sul tavolo “la” legge di bilancio per il 2022, la prima dell’esecutivo in carica, e l’appuntamento non ha perso nulla della sua centralità. Basti ricordare che tra i capitoli che dovranno essere approvati dal Parlamento entro il 31 dicembre ci sono un anticipo di riforma fiscale, la quantificazione dell’assegno unico per i figli, la revisione del reddito di cittadinanza, la rimodulazione delle pensioni. Il tutto si intreccia con la madre di tutte le imprese economico-finanziarie-organizzative, l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Per ricevere la seconda rata pari a 30 miliardi, dopo i primi 25 incassati a fine agosto, entro l’anno dovranno essere centrati 51 obiettivi e al momento, tra riforme e investimenti, ne mancano ancora 38. Dopo una partenza a ritmo sostenuto e nonostante il pressing senza pause di Palazzo Chigi, si sta cominciando a materializzare lo spettro che tutti temevano: l’incapacità di spendere i fondi ricevuti, con la conseguenza di perderli e, anzi, di doverli restituire. C’è ancora il tempo per dimostrare che siamo in grado di mantenere gli impegni, ma tutti devono fare la loro parte. A cominciare dalle amministrazioni centrali: un recente studio dell’Ance, l’associazione dei costruttori, ha calcolato che soltanto poco più della metà dei fondi disponibili sono stati distribuiti a Regioni e Comuni.
Si tratta ovviamente di una media, ci sono ministeri prossimi al cento per cento e altri in netto ritardo, ma tant’è. Poi bisognerà verificare che cosa saranno capaci di fare le amministrazioni locali, dove accanto a esempi virtuosi si sono registrate in passato le situazioni più macroscopiche di inefficienza. Un contributo decisivo è richiesto alle forze politiche, con comportamenti responsabili nei confronti del governo così come verso i cittadini. La campagna vaccinale è prossima al traguardo e gli effetti si vedono a tutti i livelli. Sarebbe quindi il caso di mettere finalmente da parte ambiguità e ammiccamenti. Le violenze a cui abbiamo assistito ci ricordano che per separare la protesta legittima (ancorché – va detto – immotivata) da quella criminale le condanne rituali non bastano, se non si prosciuga il brodo di coltura in cui trovano alimento gli estremismi verbali e materiali.
Grazie al Pnrr e alle regole europee dell’era Covid, comunque, la nuova legge di bilancio darà ancora luogo a una manovra economica espansiva, orientata a incrementare ulteriormente e a stabilizzare la crescita. Dobbiamo fare tesoro di questa stagione e coglierne fino in fondo tutte le opportunità. Purtroppo le spinte regressive non mancano, come dimostrano la richiesta avanzata da 12 Stati per poter costruire muri anti-immigrati con fondi europei e il contenzioso istituzionale aperto dalla Polonia. Solo un’Italia rafforzata sul piano economico-sociale, stabile politicamente e coerente con gli impegni assunti, potrà essere determinante nel costruire un’Europa del futuro che assomigli sempre più agli ideali dei suoi fondatori.