L’ombra oltre il campo. Le parole di un allenatore in “un assurdo disagio”
Il coraggio di parlare lo ha trovato un uomo che vede riflettersi il gioco del pallone nel gioco della vita.
“Mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. (…) In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose”.
A parlare è Cesare Prandelli, 63 anni, allenatore di calcio. Una firma che si incontra spesso e con piacere nelle pagine di cronaca e di commenti sul calcio.
I pensieri partono dal prato verde dove rotola un pallone e vanno oltre gli spalti variopinti e vocianti di uno stadio.
L’ombra sul campo da gioco si allarga sul mondo e non passa inosservata a chi ha occhi aperti sulla storia.
Non sempre c’è stata la forza o la volontà di denunciare l’invasione di campo da parte di un’ombra, il coraggio di parlare lo ha trovato un uomo che vede riflettersi il gioco del pallone nel gioco della vita.
Su di lui si sono immediatamente scaricate le critiche di quanti non intendono mettere in discussione sé stessi, i propri egoismi, le proprie apparenze: lo spettacolo deve continuare, nessuno può interromperlo.
“Forse questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più”: altre parole arrivano dall’allenatore e rimandano a comportamenti ambigui del mondo del calcio nel tempo della pandemia, richiamano la frettolosa giustificazione di violenze dentro e fuori gli stadi, riportano il vorticoso girare di miliardi nel mercato del calcio a confronto con insopportabili diseguaglianze.
L’ombra che ha modificato in un uomo onesto il modo di vedere le cose non è però il frutto di pessimismo, non è un andar via chiedendo comprensione per una scelta improvvisa.
A leggerla, dentro e fuori i vocabolari calcistici, quell’ombra pone domande di senso. E’ un segnale che indica una direzione per ritrovare il valore del gioco del pallone e del gioco della vita.
Le parole amare di un allenatore, che non sono tornate nelle pagine dei giornali, rischiano ora di rimanere fuori dal terreno di gioco. Raccoglierle è importante e necessario per avviare e allargare una riflessione critica, per restituire nobiltà a uno sport popolare, per riscoprire e rilanciare un messaggio educativo la cui assenza o debolezza è nell’immagine dell’ombra.
Altrimenti l’ombra, che un allenatore di calcio avverte dentro sé stesso, rimarrà impenetrabile e minacciosa sopra i campi dove si gioca, anche con grandi sofferenze, la partita della vita. Anche in questi giorni la cronaca documenta sconfitte che provocano quell’assurdo disagio che non ci permette di essere ciò che siamo.