L’ex Seminario Minore è venduto. «Si è cercato il bene comune». Parla il rettore don Giampaolo Dianin
Ex seminario minore. Dopo 17 anni arriva il rogito a chiudere una vicenda sofferta, che ha pesato oltre ogni previsione sulla nostra Chiesa. Restano – sottolinea il rettore don Giampaolo Dianin - tante domande su un iter sofferto. E una storia ancora tutta da scrivere
Si chiude, dopo 17 anni, la lunga e sofferta trattativa per la vendita dell’ex seminario di Tencarola. Montagne di carte, documenti, articoli di giornali sono a testimoniare anni e anni dedicati a tentare di risolvere un’operazione che all’inizio sembrava promettente e che un po’ alla volta si è trasformata in un incubo.
Mi sono trovato coinvolto in questa vicenda dal 2009 quando sono diventato Rettore del Seminario e nel mio archivio ci sono, ora, tre grossi faldoni che raccolgono documenti, verbali di riunioni, mail, lettere. Una lunga via crucis che sembrava non aver mai fine. Ogni volta che la conclusione sembrava imminente sorgevano altri problemi e nuove resistenze; e così si ripartiva nella speranza di riuscire a chiudere.
Il Seminario ha sempre mantenuto un profilo basso evitando di rispondere ad accuse, insinuazioni e critiche anche quando sui giornali uscivano articoli pesanti, come se si trattasse di un’operazione nella quale il Seminario voleva guadagnare a scapito del bene comune di un’area diventata un problema soprattutto per chi abitava vicino all’ex seminario.
Lungo il percorso sono entrate a gamba tesa tante situazioni non previste o forse prevedibili; alla fine questa vicenda si chiude con tante domande: si poteva fare diversamente? Si poteva risolvere prima questa trattativa?
Sono tante le ragioni che hanno concorso a complicare questa vicenda: una certa ingenuità iniziale con la presunzione che tutto fosse semplice; la poca esperienza in trattative così delicate; il cambio della destinazione d’uso dell’area che ha complicato tutto; il mutare così veloce del contesto economico che ha messo in crisi tutti i progetti di chi acquistava l’area; gli interessi di ogni contendente, anche comprensibili, che hanno prevalso sulla volontà di cercare una soluzione se non perfetta almeno dignitosa.
Il Seminario una soluzione anche se imperfetta l’ha sempre cercata, chiudendo gli occhi su tanti passaggi che sembravano tutelare tutti fuorché il Seminario; abbiamo dato la priorità alla volontà di chiudere soprattutto pensando al bene comune, criterio che ci ha guidato e ci ha fatto accettare anche alcuni sofferti ma inevitabili sacrifici.
Sarebbe giusto poter raccontare questa lunga vicenda durata così tanti anni, ma non è ancora il tempo di farlo perché altri contenziosi, come quello fiscale, sono ancora aperti. Verrà il tempo in cui potremo scrivere questa storia; per ora mi chiedo cosa possiamo imparare da questa vicenda come Seminario e anche come Chiesa di Padova.
Anzitutto ho imparato che il buonismo non va bene quando di mezzo ci sono tanti soldi e operazioni immobiliari così grandi. La svolta per noi c’è stata quando abbiamo scelto un gruppo di avvocati che lavoravano insieme, ciascuno con le proprie competenze, e ogni documento, risposta, passaggio era pesato nel rispetto della legge e cercando di tutelare il Seminario. Abbiamo pagato il prezzo di una vicenda iniziata con una certa ingenuità come se tra persone che hanno lo stesso obiettivo (vendere per noi e comprare per gli acquirenti) tutto potesse risolversi attorno a un tavolo; ma quando sono iniziati i problemi ciascuno ha cercato di difendere i propri interessi. È in questi momenti che la professionalità fa la differenza.
Ho imparato che si realizzano dei progetti quando si ha la certezza di avere i soldi per portarli a termine. Si pensava che dalla vendita di Tencarola potessero arrivare le risorse per il nuovo Seminario di Rubano e anche per la nuova Facoltà Teologica. Questi progetti sono stati portati a termine dando per scontato che la vendita dell’ex seminario sarebbe andata a buon termine, ma oggi che la vendita si chiude con un guadagno inferiore, il Seminario si trova tanti debiti sulle spalle e sarà costretto a fare scelte difficili per poter superare questa situazione pesante. Va detto a questo proposito che il prezzo che il Seminario porta a casa non è molto diverso da quanto le perizie hanno verificato circa il valore dell’edificio e dell’area dell’ex seminario; diciassette anni sono un’enormità per gli scenari economici attuali.
Non sono mancate critiche per la vendita di un edificio costato sacrifici alla Diocesi, a tante parrocchie e a tanti benefattori. È stato detto che abbiamo venduto il frutto di tanti sacrifici. Vorrei rispondere ricordando che il frutto di questa vendita sarà totalmente investito a favore del Seminario, per l’acquisto e la ristrutturazione del seminario minore di Rubano e per la nuova Facoltà teologica dove studiano anche i nostri seminaristi.
Non posso terminare senza dire un grazie a tutti coloro che hanno lavorato per chiudere questa vicenda. Non faccio nomi perché sarebbero troppi ma davanti a me scorrono volti e nomi di persone che in mille modi ci hanno consigliato, hanno speso tanto tempo in riunioni, confronti, studio delle carte, sopralluoghi. Con semplicità e umiltà mi sento di ricordare a tutti che oggi più di ieri il Seminario ha bisogno del sostegno di tutta la nostra Diocesi.
Ogni euro per il Seminario e la Facoltà teologica
«Non sono mancate critiche – sottolinea il rettore nel suo intervento – per la vendita di un edificio costato sacrifici alla Diocesi, a tante parrocchie e a tanti benefattori. È stato detto che abbiamo venduto il frutto di tanti sacrifici. Vorrei rispondere ricordando che il frutto di questa vendita sarà totalmente investito a favore del Seminario, per l’acquisto e la ristrutturazione del seminario minore di Rubano e per la nuova Facoltà teologica dove studiano anche i nostri seminaristi».
La storia. Il sogno di Bortignon nato già troppo grande
Il primo aprile 1956 la Difesa del Popolo pubblica la lunga lettera pastorale con cui il vescovo Bortignon indica alla diocesi il percorso triennale di studio e di azione destinato a culminare nel 1958 nel quinto congresso eucaristico e nell’inaugurazione del nuovo seminario minore.
La costruzione del seminario è uno dei progetti a cui il vescovo ha dedicato più tempo ed energie nei primi anni padovani. L’obiettivo è sostituire l’ormai vecchio e inadeguato “Barcon” di Thiene con un edificio moderno, dotato di ampi spazi in cui i ragazzi possano vivere serenamente l’adolescenza aperta alla prospettiva vocazionale.
Nei mesi successivi si susseguiranno i pressanti appelli di Bortignon ai fedeli, perché contribuiscano con generosità alle ingenti spese che la fabbrica comporta. La prima giornata pro seminario premia per l’attivismo dimostrato la parrocchia di Thiene con una Fiat 600, quella di Tramonte con un televisore e Alano di Piave con un apparecchio radio.
Appelli e collette non bastano tuttavia ad accelerare i lavori, e le difficoltà si ripercuotono sullo stesso iter progettuale. Il bando di concorso lanciato nel maggio del 1956 vede la vittoria dell'architetto Marchi di Ponte di Brenta, il cui disegno viene scelto tra i dodici presentati alla giuria. Dopo un intero anno trascorso a visitare i seminari più recenti costruiti in Italia e a definire le ultime migliorie, tutto si ferma improvvisamente per una pausa di riflessione destinata a protrarsi fino al 1964, quando il vescovo incarica lo stesso Marchi di un nuovo progetto. Quello stesso anno, in una cattedrale gremita di clero e fedeli riuniti a festeggiare i quindici anni di episcopato di Bortignon, da un lato della balaustra centrale viene simbolicamente posta la prima pietra del futuro complesso di Tencarola, proveniente dal chiostro del seminario di san Gregorio Barbarigo abbattuto nel 1911.
«Voi sapete – ricorda Bortignon nel suo discorso – che il seminario è l’opera diocesana più importante. Il seminario è come il cuore di questo organismo vivo. [...] La sorte è comune. Il bene della diocesi si realizza insieme. Il nuovo seminario sarà il monumento della nostra fede e della nostra operosa concordia».
Gli anni trascorsi pesano tuttavia sul progetto, e finiranno per rendere l’edificio – progettato per ospitare più di 300 alunni con il relativo personale educativo e gli insegnanti – già troppo grande al momento dell'inaugurazione nel 1970. Quasi senza accorgersene, una chiesa abituata a donare preti persino alle diocesi vicine inizia a fare i conti con un calo destinato a manifestarsi in tutta la sua evidenza già nel decennio successivo. Svuotando anche i lunghi e ampi corridoi di Tencarola.
don Giampaolo Dianin
Rettore del Seminario
Vocazioni in calo, un trend lungo mezzo secolo
Alla metà degli anni Sessanta se la provincia continua a generare vocazioni – il paese più “generoso” è Rossano Veneto con i suoi sedici sacerdoti e la provincia di Vicenza fornisce ben 242 sacerdoti a fronte dei 506 padovani – la città pare inaridita. Al punto che la Difesa a cavallo tra 1967 e ’68 dedica al fenomeno una lunga inchiesta conclusa dall'intervento del rettore mons. Martino Gomiero che già indica alla diocesi la necessità di favorire le vocazioni adulte e coinvolgere le parrocchie nei cammini vocazionali.
Un iter lungo e complesso per giungere alla vendita
A 17 anni dall’inizio delle trattative, è stata conclusa la vendita dell’ex seminario minore di Tencarola alla società Trifoglio di Bergamo, per il prezzo di 10 milioni e 700 mila euro.
Una vicenda lunga e complessa, partita nel 2003 con la società Cascina Torre srl di Bergamo e passata attraverso il cambio di società acquirente, diventata Trifoglio; una rivisitazione del prezzo in conseguenza della variazioni urbanistiche; un contenzioso fiscale (ancora aperto) con l’amministrazione comunale; ulteriori trattative intercorse negli anni, con la volontà ferma del Seminario di arrivare a una conclusione per utilizzare il ricavato ai fini di coprire le spese per l’acquisto e la ristrutturazione di quello che è diventato il nuovo Seminario Minore di Rubano e per la ristrutturazione degli ambienti destinati alla sede della Facoltà teologica del Triveneto e alla Biblioteca del Seminario.