Il costo dell’energia. La cosiddetta transizione ecologica fatta a suon di slogan sta rivelandosi un boomerang gigantesco
Se su alcune calamità possiamo fare ben poco, su altre occorre usare il cervello più che il cuore, o la pancia.
La realtà di tutti i giorni sta evidenziando che la cosiddetta transizione ecologica fatta a suon di slogan, date-capestro e scelte improvvide sta rivelandosi un boomerang gigantesco per l’Europa e per l’Italia. Perché non era importante “fare presto”, ma “fare bene” ovviamente il più rapidamente possibile.
Invece le stiamo sbagliando molte se non tutte. L’ultimatum comunitario alle fonti energetiche fossili ha portato le aziende del settore a smettere di trivellare e ricercare idrocarburi. Poi capita la guerra ucraina e la crisi energetica con la Russia, e scopriamo che il metano in realtà per noi è e sarà vitale per ancora molti anni. Peccato non aver diversificato le fonti di approvvigionamento, mentre ci vediamo costretti ad usare l’inquinantissimo carbone come prima, più di prima. Eterogenesi dei fini.
All’industria automobilistica, fiore all’occhiello europeo, sono state date scadenze asfissianti di trasformazione dei motori da endotermici ad elettrici: così da scatenare una corsa a certe materie prime, anzitutto il litio per le batterie che non possediamo, che ora strapaghiamo e per le quali non avevamo creato alcuna filiera produttiva.
Ultimo colpo di grazia, la decisione di sospendere la vendita di automezzi alimentati da idrocarburi dal 2035 (la passionaccia populista di fissare una data tonda…): il che determina fin da ora lo stop ad ogni evoluzione ed investimento da parte delle aziende automobilistiche ora totalmente concentrate sull’elettrico. E il quasi sicuro smantellamento e spostamento delle fabbriche dall’Europa a quelle parti di mondo che seguiranno l’esempio europeo sì, ma con decenni di ritardo.
Da qui la “benzina” per alimentare un’esplosione di costi – a cominciare da quelli energetici: gas, benzina, luce – che sta minando l’intera economia e, soprattutto, le tasche dei consumatori. Già, ma quali consumatori?
Beh, la risposta è semplice: il caro-vita danneggerà più il pensionato da 700 euro al mese, o il riccone da 700 euro a camera di albergo? Così è difficile stupirsi dell’esistenza di 5,6 milioni di “poveri assoluti” in Italia, quasi tutti concentrati tra anziani, disoccupati e famiglie numerose a reddito fisso. Avanti così, la statistica salirà.
Covid prima, scelte avventate poi, guerre a far da ciliegina sulla torta. Se su alcune calamità possiamo fare ben poco, su altre occorre usare il cervello più che il cuore, o la pancia. Detto in un Paese che ha stanziato da qualche anno svariati miliardi di euro per finanziare la ristrutturazione “energetica” anche delle ville unifamiliari e dei condomini nelle zone-bene delle città, a totale carico dello Stato.