Giovani, clima, elezioni. Nelle scuole si riflette sui temi ambientali, sostenibilità e futuro
Proprio i temi dell’ambiente e del futuro sono profondamente intrecciati con le problematiche politiche poste dall’Unione europea.
Di nuovo gli studenti protagonisti nella “lotta” all’emergenza climatica.
Venerdì scorso, infatti, sono tornati tantissimi in piazza in Italia e non solo (si calcola che ci siano state oltre 1600 manifestazioni in 119 Paesi di tutto il mondo, con oltre un milione di giovani coinvolti), per ribadire che “non c’è un pianeta B” e che occorre fare di tutto adesso per salvare la Terra di domani. Dopo il primo sciopero globale del 15 marzo, sulla scia dell’iniziativa ambientalista della giovane svedese Greta Thunberg, il movimento degli studenti ha continuato l’impegno, e non solo con le manifestazioni di piazza. Sono infatti moltissime le attività nelle scuole che portano a riflettere sui temi ambientali, sulla sostenibilità e sul futuro.
La manifestazione di venerdì scorso giunge però in un particolarissimo momento, cioè la vigilia delle elezioni europee. E come non pensare che proprio i temi dell’ambiente e del futuro sono profondamente intrecciati con le problematiche politiche poste dall’Unione europea, dalle questioni che riguardano lo sviluppo non solo economico di un così gran numero di Stati coinvolti nell’impegno di stare insieme (o di ridurre la loro coesione, secondo alcune teorie che sembrano fare tendenza).
Giovani, futuro, temi globali: questo specialissimo mix è andato in piazza nello scorso venerdì, quasi a proiettare sull’appuntamento elettorale di pochi giorni dopo un supplemento di responsabilità, nella direzione del futuro condiviso.
L’Italia, l’Europa dei giovani pensa in grande. Pensa al pianeta. Lo fa ben oltre le dinamiche dei confini, come mostra la diffusione immediata e transterritoriale della mobilitazione avviata in Svezia e diventata globale. Ed è proprio dei giovani guardare al futuro, chiedendo al presente di costruire gli orizzonti possibili del domani. Orizzonti non solo ideali, ma molto concreti. “Rispetto al primo sciopero globale per il clima del 15 marzo, le nostre rivendicazioni sono diventate più precise – spiegava nei giorni scorsi una studentessa, tra le animatrici del movimento a Roma -. Chiediamo la dichiarazione dell’emergenza climatica da parte del Comune di Roma Capitale e di tutta l’Italia”.
E la stessa richiesta si è diffusa a catena in molti altri Comuni, in molte città, sulla spinta dell’entusiasmo veicolato dai giovani. “Le scuole, le università e lo Stato devono subito dichiarare l’emergenza climatica, attuando le misure necessarie ad abbattere le emissioni”, sostiene Giacomo Cossu, coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza. E al di là dei riconoscimenti di principio, la richiesta degli universitari si fa più precisa: abolire i sussidi pubblici alle fonti fossili,e spendere i miliardi risparmiati in un investimento pubblico in istruzione, ricerca e politiche industriali sostenibili.
C’è un’altra riflessione che si potrebbe fare, raccogliendo le coincidenze tra la manifestazione ambientalista e la “tempistica” legata alle elezioni europee: la strana dinamica per cui la gran parte degli elettori, di chi sceglierà le politiche future, in realtà non è proprio anagraficamente giovane. E’ successo, ad esempio, nel Regno Unito con la Brexit, hanno spiegato alcuni analisti. Decide del futuro chi ha più dimestichezza col passato. Forse bisognerebbe davvero farsi provocare dalle voci e dagli slogan dei ragazzi. Per cercare di tradurre speranze ed entusiasmi in progetti e politiche concreti.