Festa delle genti: dal vescovo Claudio l'invito a costruire un mondo di pace e fraternità
La festa delle genti diocesana, nella solennità dell’Epifania, è stata vissuta quest’anno nella comunità di Sant’Agostino di Albignasego (Pd), dove il vescovo si trova in Visita pastorale. Una Festa delle genti tra le genti delle otto diverse comunità parrocchiali che insistono nel territorio del Comune di Albignasego e tra le genti delle numerose comunità cattoliche di altra madrelingua presenti a Padova e nel territorio diocesano.
A concelebrare accanto al vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, c’erano, infatti, oltre al delegato per la Pastorale dei Migranti, don Elia Ferro, anche i presbiteri di altra nazionalità che seguono le comunità ucraina, polacca, romena di rito latino, romena di rito bizantino greco-cattolico, indiana, cinese, africana anglofona e africana francofona… Come pure la liturgia è stata animata dal coro parrocchiale di Sant’Agostino e dai cori e cantori delle comunità filippina, africane anglofone e romena romano-cattolica. E le letture e le preghiere dei fedeli sono state pronunciate in diverse lingue (inglese, francese, ucraina, rumena, malayalam, srilankese).
Una festa nella festa, una festa di incontro e di scambio di auguri nella solennità dell’Epifania, la manifestazione del Salvatore alle genti della terra, in cui per un’antichissima tradizione vengono annunciati, dopo il Vangelo, la data del giorno della Pasqua, centro dell’intero anno liturgico (che quest’anno sarà il 21 aprile) e le festività che ne conseguono: le Ceneri (inizio Quaresima, 6 marzo 2019); l’Ascensione del Signore (2 giugno 2019), la Pentecoste (9 giugno 2019), la prima domenica di Avvento (1 dicembre 2019).
Un annuncio cantato che termina con una lode al Signore: «A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli».
E proprio su questo versetto ha desiderato soffermarsi il vescovo Cipolla, nel rivolgersi alla numerosa assemblea riunita a Sant’Agostino di Albignasego: «Questa nostra celebrazione è particolarmente espressiva di questo mistero: è come se noi fossimo uno dei mille semi che vengono seminati dalla grazia del Signore nel mondo. Questo seme contiene in sé una speranza grandiosa, pur nella sua piccolezza e fragilità, contiene in sé sogni, speranze, benedizioni, cose bellissime alle quali noi cristiani continuiamo a credere nonostante tutti i discorsi controversi, i dibattiti, le incongruenze e le guerre. Noi torniamo a questo seme e crediamo a quello che contiene e allo sviluppo che avrà: è il “Signore della storia” e celebriamo questo».
«Questo seme – ha proseguito il vescovo Claudio – contiene la pace. Noi crediamo nella pace, la invochiamo da Dio come un suo grande intervento per noi, continuiamo a credere nella pace e siamo uomini e donne che lavorano per la pace. Siamo un piccolo seme che vuole costruire pace attorno a sé, in ogni occasione».
Celebrando l’Eucaristia riceviamo da Dio questo dono di pace, che è segno di fratellanza, ha sottolineato il vescovo, ricordando come «il Signore non si è stancato di invitare i suoi figli a costruire un mondo di fraternità dove ci riconosciamo tutti fratelli e sorelle, dove tutti lavoriamo per creare giustizia, per riconoscere la dignità di ogni uomo che è sulla terra, per riconoscere che ogni uomo ha diritto a vivere, a lavorare, a coltivare i propri affetti, ad essere considerato fratello, sorella da tutti gli altri, al punto che se qualcuno ha delle difficoltà in più, la nostra umanità, animata dal Vangelo, ci spinge non ad escludere ma a farci carico di chi è maggiormente in difficoltà».
«L’Eucaristia – ha concluso mons. Cipolla – è una bella rivoluzione rispetto alle nostre paure, alle nostre logiche, ai nostri calcoli: è l’inizio di un mondo nuovo, basato sulla giustizia, sulla fraternità. Siamo invitati ad annunciare questo Vangelo».
Infine un augurio: «che il Signore possa vedere in noi uomini e donne disponibili a nutrirsi di questo seme, uomini e donne che possano diventare costruttori di pace, di giustizia, di parole buone».
Fonte: Ufficio Stampa Diocesi di Padova