Famiglie e scuola tra presenza e distanza. Considerazioni a partire dai dati pubblicati di recente da una nota di BankItalia
Non tutti i genitori hanno le stesse capacità e potenzialità per aiutare e seguire i propri figli nello studio.
Ancora non conosciamo il costo complessivo per i ragazzi e le ragazze che hanno frequentato le scuole in questi ultimi due anni, quando la frequenza è stata frammentata, parte in presenza, parte a distanza, parte condotta in modo tradizionale, parte rabberciata con soluzioni approssimative e parte veicolata con metodi e tecniche innovative.
L’anno scolastico è terminato e si spera che con la distribuzione dei vaccini. Il prossimo anno potrà essere vissuto in modo meno traumatico e potremo vedere, se le novità introdotte saranno state occasioni per innovazioni strutturali nella didattica.
Contemporaneamente scopriremo le conseguenze sulle persone e per la società di questa didattica a intermittenza.
Alcuni nuovi studi, intanto, ci propongono temi su cui riflettere. Appare interessante un’indagine, pubblicata tra le “Note Covid 2019” dalla Banca d’Italia, sulle modalità di svolgimento della didattica a distanza e sugli effetti per le famiglie italiane. Innanzitutto, sono stati tracciati dei percorsi diversi per gli studenti: una prima differenza è nella linea di demarcazione tra gli alunni delle scuole primarie e secondarie inferiori e delle secondarie superiori. I primi hanno avuto la garanzia di una maggiore continuità delle lezioni in presenza, mentre i secondi, a macchia di leopardo, hanno avuto tempi di interruzione piuttosto simili. Una seconda differenza è stata marcata tra Nord-Centro e Mezzogiorno, dove le scuole sono state chiuse per più tempo. Questo secondo elemento ci porta subito alla debolezza strutturale di una parte del nostro territorio che ha finito per indebolire la qualità dello studio di alcuni studenti. Un altro tema che viene segnalato nell’indagine è relativo alle proposte differenti che sono state offerte agli studenti delle superiori, nei confronti degli altri. Durante i tempi della Dad, mentre ai primi sono state proposte – nell’80% dei casi – lezioni in modalità sincrona (in diretta), ai secondi – nel 50% dei casi – sono state proposte lezioni in modalità asincrona (registrazioni video o podcast ad esempio).
Sono state soprattutto le famiglie con i figli più piccoli, allora, a subire gli effetti più pesanti, perché a loro è stata affidata una delega maggiore da parte della scuola. Più del 60% dei genitori di ragazzi under 14, in questi ultimi due anni, ha aumentato il tempo dedicato alla cura dei figli per sostenerli nello studio. Questo elemento apre un’altra questione relativa alle disparità tra le famiglie. Non tutti i genitori hanno le stesse capacità e potenzialità per aiutare e seguire i propri figli nello studio, nelle famiglie più vulnerabili il mancato ruolo svolto dalla scuola potrebbe aver ampliato le disuguaglianze tra studenti, soprattutto tra i più piccoli.