Dante Alighieri: “Toscana Oggi” rilegge la Divina Commedia con Cardini
Dopo una raccolta di una decina circa di saggi, “Dantesca”, Franco Cardini ha accettato per Toscana Oggi la “sfida” di una lettura del poema “dall’interno”, cercando di coglierne il senso attraverso il confronto “triangolare” tra uno studioso del XXI secolo, un autore del XIV e i personaggi di un mondo che quel tempo lontano avvertiva certamente in modo diverso rispetto a noi
Il 2021 ha “obbligato” Franco Cardini come molti altri studiosi, intellettuali, religiosi, cittadini, a rileggere Dante e la Divina Commedia. Dopo una raccolta di una decina circa di saggi, “Dantesca”, egli ha accettato per Toscana Oggi la “sfida” di una lettura del poema “dall’interno”, cercando di coglierne il senso attraverso il confronto “triangolare” tra uno studioso del XXI secolo, un autore del XIV e i personaggi di un mondo che quel tempo lontano avvertiva certamente in modo diverso rispetto a noi.
Inferno, Purgatorio, Paradiso: tre luoghi che rappresentano gli esiti di differenti forme di condizione umana, di dinamica esistenziale, di confronto tra diversi modi d’impiegare il libero arbitrio e diverse occasioni che rappresentano altrettante forme di condizionamento obiettivo.
Cardini, a somiglianza di Dante, ha costruito questo confronto, come ci spiega, “tra necessità e libertà entro i parametri geometrici del triangolo e del quadrato: le tre cantiche e i quattro modelli scelti per ciascuna di esse, il tre della Trinità divina e il quattro degli elementi aristotelici-empedoclei della realtà del mondo (la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco) che moltiplicati fra loro producono il fatidico dodici, il numero delle costellazioni del firmamento che regola lo spazio, dei mesi che scandiscono l’anno e dunque il tempo, degli apostoli che si presentano esegeticamente come simboli dell’uno e dell’altro”.
E così è nato il progetto “Dante 700” sviluppato sulle pagine del settimanale in occasione del settecentesimo anniversario della morte dell’Alighieri. “Mi sono proposto di non cercare soltanto di spiegare chi fosse il Poeta e come avesse strutturato e popolato il suo Aldilà – afferma il medievista – ma dialogare anche con lui, accettare di sentir incrociarsi la propria voce con quella che per tutta la vita ha ascoltato pur senza mai fisicamente intenderla eppure distinguendone perfettamente suono, tono, inflessione”. Dodici racconti, uno per mese, ci hanno fatto compagnia per tutto il 2021, impreziositi dai disegni di Alessio Atrei; quattro protagonisti o gruppi di coprotagonisti, scene e situazioni riprodotte o immaginate di sana pianta. Potremmo definirli dodici brevi romanzi storici: variazioni sul tema del Poema immortale, digressioni e fantasie in margine a versi tante volte letti e ascoltati. Dalla tragedia dell’amore infedele attraverso la superbia di Farinata, la sete di sapere di Ulisse, la disperazione del Serafino, la dolorosa speranza di Manfredi e di Buonconte, la giustizia di Giustiniano e la desolata tristezza di Pia de’ Tolomei e l’amorosa povertà di Francesco fino alla purezza del massimo Amore celeste, dagli adulteri Paolo e Francesca e la fedele per eccellenza e per definizione ancilla Domini, la Vergine Maria, figlia di suo Figlio ma anche madre e sposa di Dio. “Personaggi che Cardini – afferma Domenico Mugnaini, direttore di Toscana oggi – ha fatto diventare “persone”, quelle che Dante, prima con accanto Virgilio, poi con Beatrice, incontra all’Inferno, al Purgatorio e, infine, nel Paradiso”.
Questo mondo interiore arcano e immenso ha accompagnato Dante in un ventennio di peregrinazioni incessanti. Il Poeta ha offerto al professore infinite occasioni e sensazioni, questi ha proposto all’Alighieri i suoi moduli espressivi osando perfino giungere all’ardire dell’identificazione e parlando, scrivendo, dialogando per lui oltre che con lui, a suo nome e in sua vece.
A tratti, Cardini deve essersi sentito colpevole di luciferina superbia; leggendolo, noi crediamo al contrario di averne colto la costante, a volte commovente umiltà. Gli avevamo proposto una sfida: l’ha accolta con la serietà con la quale si debbono sempre accogliere le grandi proposte di gioco. Ci ha fatto compagnia per un anno con le sue storie legate alla Commedia, che ora sono diventate un volume (“Parlare di Dante, parlare con Dante”, Edizioni Toscana Oggi) che questa settimana siamo lieti di donare agli abbonati all’edizione cartacea del settimanale in forma di piccola strenna natalizia perché non vadano perdute per la caducità propria delle pagine di giornale e che dalla prossima settimana sarà possibile acquistare nelle librerie. Un dono che prima di tutto, lo confessiamo, abbiamo fatto a noi stessi, nella speranza sia altrettanto apprezzato da tutti coloro che lo riceveranno.
C’è del biografismo, in queste pagine? Pare proprio che nessuno, qualunque cosa scriva, possa evitare di parlare di se stesso. Della prospettiva temporale della sua vita, che può essere lunga specie quando si è al mondo da tempo, e Cardini lo è; a quella spaziale dei panorami visti da Dante e rivisitati dall’autore di queste pagine che ha tratto l’amore per il Poeta e per la sua opera principalmente dalle coincidenze topografiche e ambientali entro cui le loro rispettive esperienza si sono articolate e distese: le foreste casentinesi e i castelli tra Poppi e Romena, l’acqua che cade crosciando dal balzo di San Benedetto e la silenziosa piana di Campaldino, la solennità febbrosa della Maremma e il crudo sasso della Verna, il silenzio che circonda le basiliche e i mosaici di Ravenna e la terribile infinitezza dell’oceano oltre le Colonne d’Ercole. Si ha quasi l’impressione che la cosa che di Dante più ha colpito sia stata la perfetta identità tra i luoghi da lui descritti e quelli più amati dal professore. A meno che egli non li abbia profondamente amati, quei luoghi, proprio perché ha imparato ad ammirarli e a capirli attraverso il Poeta.
Comunque sia, il 2021 dantesco, con la prossima appendice dei primi tre mesi del 2022, va visto come un’occasione da non disperdere, una riscoperta da non dimenticare. L’importante è che tutto quello che abbiamo visto, letto o sentito non resti un ricordo e soprattutto che l’Alighieri, con la sua opera così datata eppure così moderna, anzi contemporanea, ci resti familiare. Perché di un simile compagno di viaggio oggi abbiamo più che mai bisogno: come per lui fu Virgilio, per noi può essere Dante, ancora in tante circostanze, “lo duca nostro”.
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Lorella Pellis