Custodia del Creato, dalle parole ai fatti
Il Comune di Montegaldella con un guizzo di stoicismo e responsabilità, si è reso parte civile nel processo in corso per stabilire responsabilità sugli sversamenti di scorie industriali durante i lavori per la costruzione dell'autostrada Valdastico sud.
A fronte dei risultati processuali e delle analisi propinate dai periti del Comune, qualche settimana fa è stata convocata dall’amministrazione un’assemblea pubblica per presentare all’intera cittadinanza la situazione ritenuta “esplosiva”.
Caso vuole che quella fosse una serata uggiosa, che ha richiamato appena una sessantina di persone (su 1.780 abitanti), oltre la metà delle quali provenienti dai paesi limitrofi. Pochi i contadini presenti. Scarsi i volti delle associazioni. Inesistenti i giovani. Latitanti i membri parrocchiali.
Cosa ci dimostra tutto questo?
Un esempio utile a dare due risposte: la prima sul senso (assente) di responsabilità e identità delle nostre comunità civili e religiose. La seconda, sul perché c’è da essere pessimisti sul destino del nostro pianeta. L’esempio viene dal basso, da quella provincia e paese in cui vivo: Montegaldella.
Siamo a cavallo delle province di Vicenza e Padova: terre agricole divise da qualche anno dalla nuova autostrada Valdastico sud, benedetta quattro anni fa col titolo di “autostrada più verde d’Europa”, al centro di un processo in corso per stabilire responsabilità (i maggiori imputati, intanto, si sono già defilati per cavilli di forma) sugli sversamenti di scorie industriali che starebbero per inquinare l’area, con conseguenze ambientali inimmaginabili.
Il Comune di Montegaldella con un guizzo di stoicismo e responsabilità, si è reso parte civile nel processo nel nome della “tutela della salute dei suoi paesani”. Peccato che dopo le analisi depositate agli atti e le certezze mostrate dai periti, sia l’unico comune dell’intera tratta di 36 chilometri, da Longare a Badia Polesine, a entrare come protagonista nel processo di Vicenza.
I restanti comuni preferiscono trincerarsi dietro la rassegnazione “dell’ormai è fatta”.
Omettendo ogni giudizio sull’opera, l’utilità, i metodi di costruzione (un casello autostradale ogni 4 chilometri, caso unico in Europa), i rimpalli di responsabilità e le ricadute sull’area, c’è il concetto di “bene comune” che scaturisce da questa azione legale e sul suo impatto sulla cittadinanza. A fronte dei risultati processuali e delle analisi propinate dai periti del Comune, qualche settimana fa è stata convocata dall’amministrazione un’assemblea pubblica per presentare all’intera cittadinanza la situazione ritenuta “esplosiva”.
Caso vuole che quella fosse una serata uggiosa, che ha richiamato appena una sessantina di persone (su 1.780 abitanti), oltre la metà delle quali provenienti dai paesi limitrofi. Pochi i contadini presenti. Scarsi i volti delle associazioni. Inesistenti i giovani. Latitanti i membri parrocchiali.
Cosa ci dimostra tutto questo? Molto, se si considera che in discussione è il “bene comune”, il rispetto del Creato, il diritto alla salute, il principio etico della tutela della vita presente e futura. Grave, per non dire gravissimo, si dimostra questo atteggiamento comunitario, stigma di una mancata responsabilità e senso di comunità.
Altro che il concetto di paese decantato da Cesare Pavese, qui siamo di fronte all’ennesimo esempio di sconfitta etico-sociale. Altro che suppliche per la “custodia del Creato”, se poi non seguono azioni concrete. Qui è in ballo la nostra sopravvivenza futura, ma senza la partecipazione e con l’evidenza dei fatti, non si può salvare il pianeta. Non è “un problema”, ma “il problema” che tange ognuno di noi.
Lo gridano gli scienziati, lo dimostrano i fatti di questi giorni: «Restano dodici anni (per i più ottimisti), per salvare la terra e noi». Esempi “accidiosi” come questi, però, restringono e respingono ogni speranza. Sarà il senso di coscienza o incoscienza civile che scaturisce da un paese, nazione o intero pianeta, inteso come comunità globale, a determinare la nostra salvezza o la probabile, ormai prossima estinzione.