Cia Padova. 2.858 imprese agricole femminili padovane. Il settore tiene
+5,4% di donne under 40 che avviano un’attività. “Bisogna continuare ad investire – spiega l’associazione Donne in campo – Insieme diamo un valore aggiunto al comparto”.
2.858 imprese agricole femminili (su un totale di 17.627 aziende condotte da donne) registrate nel primo trimestre in provincia di Padova, -2,2% rispetto allo stesso periodo del 2019 (quando erano complessivamente 2.922, stesso dato del primo trimestre del 2018). L’agroalimentare, in ogni caso, tira ancora: rappresenta il 16,2% del numero complessivo delle attività economiche “rosa”.
484 le aziende del comparto le cui titolari sono under 40, +5,4%. L’ultimo report sulla demografia d’impresa, redatto dalla Camera di Commercio su dati Infocamere, traccia un quadro in chiaroscuro, come precisa Cia Padova: “Di certo non hanno aiutato né il lockdown, né l’onda lunga dell’emergenza sanitaria, i cui effetti stiamo registrando proprio in queste settimane”.
“Bisogna continuare a scommettere sull’imprenditoria femminile – sottolinea la presidente dell’associazione Donne in campo Cia Padova, Milena Prando – Nell’immaginario collettivo il settore dell’agricoltura è ancora appannaggio dell’uomo maschio, mentre la donna viene considerata quasi come una figura di secondo piano”.
“Naturalmente non è così, anzi. Si vede quando c’è la mano di una donna in un’azienda, abbiamo gusto nel proporre i prodotti tipici e nell’allestire i vari punti vendita. In fondo, la qualità passa attraverso le piccole cose, sono i dettagli a fare la differenza”. Un freno è rappresentato, secondo la stessa presidente, dalla troppa burocrazia e dalle spese fisse che si “mangiano” metà del reddito.
Come se non bastasse, l’emergenza sanitaria sembra aver dato un’ulteriore mazzata. “Chi lavora con l’Horeca, il macrosettore della ristorazione e degli alberghi, ha subito un calo delle vendite di almeno il 50%. Ci auguriamo di risollevarci, almeno in parte, nel periodo estivo”.
Carla Favarin è la titolare della storica azienda agricola Grani Antichi Corte Assunta di Correzzola.
“Maciniamo a pietra, stiamo investendo sui sapori genuini, di una volta – racconta – Davvero le donne sono in grado di dare quel tocco in più per valorizzare il comparto. Per quanto mi riguarda, sto tentando di lanciare il turismo rurale, con progetti ad hoc. Negli ultimi anni stanno prendendo piede i tour in bicicletta, talvolta giungono perfino americani, alla scoperta delle meraviglie del territorio quali la Corte Benedettina, la spiaggia della Boschettona, il Museo delle Idrovore di Santa Margherita e i casoni”.
“Qui, nella mia azienda, hanno invece l’opportunità di ammirare i colori della campagna e degustare le tipicità.
Noi donne amiamo la bellezza, siamo chiamate a trasmettere questo valore ai visitatori. E’ questo il futuro del turismo: la lentezza e la sostenibilità ambientale”.
Pure il Ministero dell’Agricoltura sta riconoscendo il ruolo centrale svolto dall’imprenditoria femminile.
Di recente è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni il decreto ministeriale che dà attuazione al bonus “Donne in campo”, previsto nella legge di bilancio 2020. Con l’istituzione di un fondo rotativo dalla iniziale dotazione pari a 15 milioni di euro, si concederanno mutui a tasso zero fino a 300.000 euro (per la durata massima di quindici anni, comprensiva del periodo di preammortamento), alle donne con qualifica di imprenditore agricolo o coltivatore diretto nonché alle società composte al femminile per oltre la metà numerica dei soci e delle quote di partecipazione. I finanziamenti copriranno fino al 95% delle spese ritenute ammissibili.
“Le donne – conclude la presidente Prando - elaborano una visione di genere dell’agricoltura.
Sono innovatrici instancabili, capaci di coniugare crescita produttiva a tutela di biodiversità e tradizione. La multifunzionalità si conferma alleata di un’imprenditorialità al femminile che crede nel valore culturale e sociale del cibo e nella tutela del suolo e del paesaggio”. Un concetto che viene ripreso dal presidente di Cia Padova, Roberto Betto: “Questi temi vanno legati con l’innovazione, alla quale siamo chiamati ad agganciarci per rimanere competitivi. A tale proposito le donne sembrano avere una marcia in più, dato che sono pronte ad investire su un’agricoltura smart, affidandosi ai vantaggi che portano le nuove tecnologie”.
Fonte: Cia Veneto