Chiesanuova: camminiamo insieme. La comunità ha ricevuto una lettera, nelle scorse settimane, da parte di catechisti, educatori, accompagnatori
Una lettera alla comunità per dire che il compito dell’educazione umana e cristiana è di ogni adulto che sa prendersi cura dei più giovani. Questa l'iniziativa della parrocchia di Chiesanuova. Catechiste, accompagnatori degli adulti, educatori Acr... insieme al parroco don Pierpaolo Peron, hanno voluto coinvolgere tutta la comunità nell’educazione alla fede dei ragazzi in questo momento di difficoltà di relazioni.
Essere comunità è il nome del bollettino che ogni settimana arriva nelle case della parrocchia di Santa Maria Assunta in Chiesanuova. Ma come “essere comunità” in tempo di pandemia? In particolare, come coinvolgere tutti nell’educazione alla fede dei ragazzi, in questo momento di difficoltà di relazioni? Proprio a partire da queste domande le catechiste, gli accompagnatori dell’iniziazione cristiana, gli educatori Acr dei ragazzi della primaria, insieme al parroco don Pierpaolo Peron, hanno deciso di indirizzare una lettera alla comunità, perché “essere comunità” significa avere cura gli uni degli altri, avere uno sguardo che va oltre, avere a cuore la crescita dei più giovani.
«Il compito dell’educazione umana e cristiana – scrivono, infatti, nella lettera – è di ogni adulto che sa prendersi cura dei più giovani. “Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, recita un proverbio africano. Chi può allora chiamarsi fuori da un “patto educativo” che coinvolga ogni ambito della comunità parrocchiale, per il bene dei nostri ragazzi? Chi può chiamarsi fuori dal testimoniare l’amore di Gesù, verso tutti, piccoli e grandi?». L’idea è semplice: condividere insieme la fatica del momento per dare una proposta di crescita ai ragazzi. Riflettere, progettare. Porsi delle domande cui trovare insieme una risposta. Valorizzare, ad esempio, la preghiera in famiglia e lo stare in famiglia, ma come? Aiutare i ragazzi a fare una riflessione sull’Avvento, in che modo? «Continuare a camminare insieme e dare degli strumenti – evidenzia Elisabetta Rampazzo, referente per la catechesi – e non lasciare un vuoto dopo il rischio del primo lockdown, che ci ha trovati impreparati. In quel momento eravamo “neofiti”, ora siamo più pronti, abbiamo capito cosa può funzionare e cosa invece no». «Il percorso di iniziazione cristiana – afferma Francesca Usardi, vicepresidente del consiglio pastorale – è della comunità tutta che ha a cuore la crescita dei ragazzi. La lettera è per dire che ci siamo, ma abbiamo bisogno di tutti. E vorremmo continuare a scrivere alla comunità per raccontare cosa stiamo facendo».
Proseguire quindi un cammino di educazione alla fede, reinventando modalità nuove perché i consueti incontri in presenza non sono sempre possibili. Mantenere un appuntamento per parlare di Gesù e fare una piccola catechesi riscoprendo il senso dell’eucarestia e chiedendo alle famiglie di partecipare alla messa domenicale delle 11.15 secondo un calendario preciso. Un appuntamento domenicale dedicato, con un'omelia adattata all’età dei ragazzi, ad esempio, utilizzando il metodo della drammatizzazione del vangelo, in collaborazione con gli educatori dell’Ac. Prepararsi all’Avvento con un calendario realizzato dai catechisti: ogni giorno una bustina da aprire in famiglia, tutti insieme, con una preghiera o un impegno e una figurina del presepe da ritagliare. Coinvolgere i genitori, ma anche padrini e madrine.
«La collaborazione fra diversi ambiti – spiega Edoardo Sinigaglia, presidente parrocchiale di Ac – diventa fondamentale. Lo si fa da diversi anni, ma ora è un camminare insieme, una collaborazione più intensa che fa bene a tutta la comunità e tiene stretto il contatto con i ragazzi». Le attività proposte sono molto semplici: dal materiale per la preghiera quotidiana inviato tramite i gruppi WhatsApp all’“Oggi vengo a casa tua”: videochiamate delle catechiste e degli accompagnatori. E ancora, se la situazione di ordine sanitario lo consentirà, verranno proposti da catechiste e educatori Acr degli incontri di catechesi, in presenza, il sabato pomeriggio secondo un calendario prestabilito.
«Il rischio – chiarisce e conclude il parroco don Pierapaolo Peron – è che ogni gruppo cammini per conto proprio, che i problemi dell’iniziazione cristiana siano solo dei catechisti, quelli della carità della Caritas. Invece, “facciamoci un po’ gli affari degli altri”! Proviamo a camminare insieme con pazienza, mettendo in comune esperienze e soluzioni. Aiutiamoci a essere attenti alle nuove povertà che possono nascere in questo tempo. Perché la qualità della vita dipende anche dalla possibilità di avere relazioni autentiche e significative. Impariamo a prenderci cura di chi è più in difficoltà. Così una comunità, civile o religiosa che sia, cresce e offre buone possibilità anche alle nuove generazioni. Sono cose molto semplici, aiuti concreti, piccoli flash che fanno crescere i nostri ragazzi, ma anche la nostra comunità, sono orizzonti senza scadenza».
Crescere nella relazione con Dio e tra di noi
«Crescere nella relazione con Dio e fra di noi: questo è quello che proponiamo attraverso piccole "cose". Abbiamo capito l’importanza di due aspetti: il ruolo di laici e famiglia e il fare cose concrete, come l’angolo bello preparato l’anno scorso» sottolinea il parroco.