Armida Barelli, beata lei… Il 30 aprile la fondatrice dell'Opera della Regalità sarà proclamata beata

Desideriamo soffermarci sulla sua vocazione di donna consacrata nel mondo. Insieme a padre Agostino Gemelli, famoso medico convertito e divenuto frate francescano, la Barelli dà inizio ad una forma di vita che trova inizialmente diversi ostacoli, per la sua novità e originalità, al riconoscimento da parte della Chiesa; forma di vita che si delinea progressivamente, cambiando anche denominazione ed ora conosciuta come consacrazione secolare nell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo. Al centro dell’intuizione di Armida e padre Agostino giganteggia la centralità di Gesù Cristo e del suo regno di pace, di amore, di giustizia.

Armida Barelli, beata lei… Il 30 aprile la fondatrice dell'Opera della Regalità sarà proclamata beata

Le prime dodici donne che accolsero questa vocazione, intessuta di spiritualità francescana, fecero le loro promesse dei consigli evangelici nel 1919 ad Assisi nel coretto di San Damiano. Solamente molto più tardi, nel 1948, uscì il documento pontificio Primo Feliciter che approvava gli Istituti Secolari, evidenziando il dono della consacrazione a Dio di battezzati laici che “per divina disposizione rimangono nel mondo senza essere del mondo”, come piccolo ma efficace fermento evangelico.

La spiritualità del quotidiano

Armida era aperta allo Spirito, che “fa nuove tutte le cose”. Questo aspetto risalta dalle numerose testimonianze su di lei, dai suoi diari e dalle circolari che inviava alle famiglie spirituali: “una donna che ha saputo cambiare con i tempi che cambiano e che ha accolto e letto i segni del mondo nuovo che si apriva ai laici nella Chiesa e nella società” (M. R. Del Genio).

Convinta che la “santità è l’anima dell’apostolato” (come si definiva la missione evangelizzatrice prima del Concilio) e che la grazia si ottiene con la preghiera, la Sorella maggiore viveva nella tensione della sintesi tra contemplazione e azione, affidando al Cuore di Gesù tutte le sue preoccupazioni. Immersa nel mistero di Dio, Armida vive intensamente l’anno liturgico con le feste mariane; la Vergine Maria è colei che la sostiene nel coraggioso e faticoso cammino che le “opere” richiedono.

“Mi canta nell’anima l’amore del Signore”, scrisse dopo un travagliato anno di ricerca vocazionale, convinta che anche nella vita ordinaria si può vivere l’unione col Signore, attraverso un programma quotidiano di preghiera e l’esercizio della presenza di Dio.

Lo spirito francescano

Armida, come il santo di Assisi, sceglie di “osservare il santo vangelo” come regola di vita, non partendo per terre lontane o entrando in convento, ma vivendo del proprio lavoro. Scrive Barbara Pandolfi, vicepostulatrice per la causa di beatificazione: “ Armida prega sia attraverso momenti forti di solitudine e di silenzio, sia durante i lunghi viaggi che la vedono percorrere l’Italia tra le macerie di due guerre mondiali: ama la vita, contempla il mare e i monti come segni della grandezza e della bontà di Dio; vive vere relazioni fraterne e sceglie per se stessa il significativo nome di sorella. Conduce una vita sobria… facendosi “mendicante” per gli altri”. Per lei era il sacro Cuore - a cui volle dedicare l’Università cattolica nel 1921- segno dell’amore totale del Signore.

La cura della formazione delle ragazze e delle giovani donne fu uno degli obiettivi fondamentali nella missione della Barelli, principalmente attraverso la Gioventù femminile di Azione Cattolica la cui nascita le fu affidata da Benedetto XV, dopo la felice esperienza milanese.

Donna generativa e visionaria

Una missionaria della Regalità così descrive la “sorella maggiore”, che dedica forze e perseveranza ai processi e alle opere avviate, spesso come anticipazioni di future e significative esperienze ecclesiali e civili:

“Armida è stata donna generativa, capace di profonda amicizia, di scorgere in ognuno doni e talenti, capace di dare fiducia e responsabilità; donna visionaria che intuisce un movimento inesorabile della storia condotta dallo Spirito, sempre all’opera nel cuore delle donne e degli uomini. Donna animata dal sogno di una reale parità e reciprocità con l’uomo, fondato sull’istruzione, la competenza, la necessità di dare il proprio contributo per la cosa pubblica, la partecipazione alla pari nella vita sociale e politica”.

Nelle numerose lettere scritte da Armida e dagli articoli delle pubblicazioni legate ai diversi sodalizi cui apparteneva, si coglie l’attenzione alla cultura in tutte le sue forme e l’impegno per coinvolgimento popolare alla costruzione del bene comune.

Memorabile la risposta delle donne alla chiamata della Barelli alla campagna per il voto del 1948, pronte ad assumere responsabilità politiche, sindacali, civili che a lungo erano state loro negate. E’ grazie a questa donna “tra due secoli” e alle sorelle dell’Istituto secolare che viene facilitata la comprensione e l’accesso alla liturgia, anticipando le migliori intuizioni del Concilio Vaticano II.

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