Rinnovare la genitorialità. L'importanza di condividere la cura tra i genitori a partire da un report Ipsos Weworld
La nostra società che si è strutturata su un millenario modello patriarcale è messa in discussione dalla crisi della natalità.
Essere genitori non ha lo stesso significato di ieri. I ruoli non sono gli stessi, stanno cambiando, e con essi cambiano le modalità di esprimere la propria genitorialità. Essere papà ed essere mamma chiede una maggiore condivisione della cura, dell’educazione della custodia dei propri figli. Questa è un’esigenza molto più sentita che in passato soprattutto tra i padri più giovani.
Alcune di queste osservazioni nascono dalla lettura di “Papà, non mammo. Riformare i congedi di paternità e parentali per una cultura della condivisione della cura” una pubblicazione di Weworld Onlus in collaborazione con l’istituto di ricerca Ipsos. Dal report emergono alcune indicazioni: innanzitutto 6 padri e 6 madri su 10 considerano breve il tempo concesso dal congedo di paternità, inoltre entrambi considerano poco remunerato il congedo parentale, il genitore che lo sceglie percepisce solo il 30% della retribuzione, così sarà la persona che guadagna meno a usufruirne all’interno della coppia.
Bisogna poi aggiungere l’evidente livello di ignoranza sulle attuali possibilità del congedo di paternità che offre ai padri lavoratori dipendenti il diritto di usufruire di 10 giorni di congedo obbligatorio al 100%, solo il 40% ne avrebbe fatto richiesta nel 2021 secondo i dati Inps. Tuttavia si spiega nel rapporto dopo la nuova legge di bilancio che ha reso strutturale si spira che questa pratica venga consolidata. Un primo passo verso la condivisione della cura, perché come osservano gli estensori del rapporto i padri che dedicano tempo ai loro figli nei primi anni di vita, continuano successivamente a dedicare loro maggiore attenzione.
La nostra società che si è strutturata su un millenario modello patriarcale è messa in discussione dalla crisi della natalità. Lo vediamo dalla scelta della maggioranza delle donne di rimandare la maternità perché non vogliono rinunciare alle loro aspirazioni professionali, sostenute e legittimate dal maggiore livello di istruzione rispetto agli uomini, e lo osserviamo anche dalla maggioranza dei padri vivono una responsabilità genitoriale più diretta. Però le trasformazioni sono lente specialmente quando sono radicate nella cultura. Da un lato c’è il senso di colpa delle mamme che hanno la sensazione di non dedicare mai abbastanza tempo per i figli, perché un sistema culturale le ha sempre imprigionate dentro un ruolo; dall’altro lato c’è la critica ai papà che cercano un nuovo modo di vivere la loro identità, dopo aver perso quella di male bread winner.
La promozione dei congedi (che andrebbe ampliata) può essere un passo determinante nella condivisione della cura, perché innesca un cambiamento culturale nello stile di vita delle persone, non solo nella maggiore attenzione dei padri verso i figli, ma anche in una diversa relazione tra i genitori per una responsabilità che non sia soffocante, ma generativa.