R come Ricominciare. Ricominciare significa fare memoria e sull’insegnamento del passato edificare un nuovo presente
Complice anche il periodo estivo, il desiderio di tutti è di voltare pagina e potersi permettere chi di riprendere a lavorare, chi di godersi i primi giorni di vacanza.
La grande colpa dell’uomo non sono le sue cadute. La grande colpa dell’uomo è che può
ricominciare in ogni momento e non lo fa.
(Martin Buber)
R come Ricominciare. C’è stato un periodo, durante il lungo lockdown dei mesi che abbiamo alle spalle, in cui dalle finestre, sui social, per le strade, facevano capolino gli striscioni con l’arcobaleno e la frase “andrà tutto bene”. Si sottintendeva che per andare tutto bene ognuno doveva fare la sua parte ma l’augurio e lo sprone erano comunque salutari e li abbiamo colti con simpatia. Oggi siamo in una situazione diversa, fase 2 o come la si voglia chiamare: abbiamo tutti un gran bisogno di ricominciare e di constatare che è possibile. I segnali sono tanti e li sperimentiamo giorno per giorno. Le attività sono quasi tutte riprese. La gente torna al lavoro e, ahinoi, il traffico ha di nuovo raggiunto i suoi standard abituali. Bar e ristoranti hanno riaperto, il rito del caffè la mattina o a pausa pranzo, dapprima timidamente, poi con sempre più convinzione ha ripreso in tutte le città. I nostri ragazzi, quelli in terza media e alla maturità, hanno già concluso o stanno concludendo i loro esami.
Un modo diverso di superare la prova, ma pur sempre un grande dispendio di energia da parte dell’istituzione scolastica e degli alunni stessi chiamati ad una flessibilità e prontezza particolari. Anche i viaggi e i trasferimenti sono ormai riavviati e dietro le mascherine, a posti alternati, pur con tutte le precauzioni previste dai protocolli in vigore, è possibile scorgere il gran desiderio di ciascuno di tornare a quella normalità che si era sempre inopinatamente data per scontata. A tutti i livelli è così, da quelli istituzionali, fin dentro ciascuna delle nostre famiglie. Complice anche il periodo estivo, il desiderio di tutti è di voltare pagina e potersi permettere chi di riprendere a lavorare, chi di godersi i primi giorni di vacanza. Con l’auspicio che non si stiano sacrificando sull’altare dell’economia del nostro turismo le giuste precauzioni che ancora siamo tenuti a rispettare, la gente inizia a popolare le spiagge e i sentieri di montagna. Anche le nostre chiese, ormai da qualche domenica, hanno potuto riaccogliere i fedeli. Dopo un primo assestamento, ora abbiamo preso dimestichezza con l’igienizzante, i posti distanziati, un cenno del capo per lo scambio della pace e tutta l’accortezza necessaria per ricevere la comunione.
Questo è il nostro ricominciare e la speranza viva è che non si debba tornare indietro e il virus venga definitivamente debellato. Ricominciare non vuol dire dimenticare il passato, passare una spugna e annullare quello che è stato; anzi, ricominciare significa fare memoria e sull’insegnamento del passato edificare un nuovo presente e un futuro migliore. Avere questa propensione non è di tutti, non è immediato, ma è dell’uomo, che prima di ogni altra cosa deve fare uno sforzo con se stesso per imprimere al suo cammino questa forza e questa direzione. In famiglia saper ricominciare è come l’aria che respiriamo. Dopo ogni litigio, incomprensione, sbaglio o caduta c’è sempre bisogno di darsi e dare la possibilità di un nuovo inizio. È la forza del perdono e l’energia dell’ottimismo quella che permette di volgere lo sguardo in avanti e proseguire il cammino. Quanto più la famiglia è numerosa, tante più sono le occasioni per saper riprendere la strada con nuova lena, con una passione rinnovata, con uno spirito pronto a rimettersi in gioco. In questo, decisivo è il ruolo degli sposi in cui non dovrebbe mai albergare la recriminazione per gli errori commessi, ma piuttosto la disponibilità a ricucire gli strappi, a lenire il dolore delle ferite e tanto più, in qualità di genitori nei confronti dei figli: il rancore non dovrebbe mai avere cittadinanza all’interno dei legami famigliari, ma sempre un desiderio di rinnovare e aumentare la prossimità.
Un quadro idilliaco? Lontano dalla realtà? Certo non è sempre così, ma può essere una tensione verso questa dinamica virtuosa, una tensione che si alimenta anche alla luce di quello che da credenti sperimentiamo ogni giorno come figli di un Padre che non si stanca di ricominciare sempre con noi. Abbiamo di fronte ancora tante salite, la situazione del Paese richiede gli sforzi di tutti per riequilibrare un quadro difficile ad ogni livello, ma se uniremo le energie positive che fanno parte del nostro bagaglio, prima di tutto umano, potremo ancora ripristinare la qualità di vita a cui tutti siamo invitati. Lo dobbiamo a tutte le persone che ci hanno lasciato, lo dobbiamo a tutti coloro che ancora combattono in prima linea con la malattia, lo dobbiamo a quelli che non ce l’hanno fatta e hanno dovuto interrompere la loro attività, lo dobbiamo a noi stessi, come uomini e donne che, consapevoli di non essere invincibili, con umiltà e coraggio non smettono di vivere e continuare a sperare.