Prepariamoci a qualcosa di nuovo. L'esperienza del coronavirus ci interroga in tanti ambiti della nostra vita
Per la prima volta le generazioni adulte e più giovani del nostro Paese provano un’esperienza sociale di morte.
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La vita di ognuno di noi ha subito un cambiamento radicale. Chiusi in casa con la richiesta di uscire solo per reali necessità. Ci sono aspetti positivi con i quali in futuro dovremo fare i conti. Impariamo a lavorare da casa e molte aziende stanno imparando a fidarsi dei loro dipendenti che continuano ad assolvere i loro compiti senza una presenza. Anche la scuola prosegue da casa: gli studenti e i docenti imparano a trovare nuovi linguaggi per apprendere e per insegnare. Impariamo a stare in famiglia come non lo abbiamo mai fatto prima, tanto tempo così vicino con i nostri cari più stretti. Le diverse piattaforme di comunicazione ci aiutano a rimanere in comunicazione con quelli che non abitano con noi e scopriamo la bellezza di cercarci, di sentire una voce o di vedere un viso, prima scontati.
L’esperienza coatta, però, avvicina la stragrande maggioranza delle persone nelle società occidentali alla paura. Come mai l’ha percepita prima. Siamo stati fortunati e non abbiamo conosciuto l’esperienza delle guerre dei nostri nonni: bombardamenti, mancanza di rifornimenti per mangiare o per riscaldarsi. Per la prima volta le generazioni adulte e più giovani del nostro Paese provano un’esperienza sociale di morte. E incontrano una paura vera, forte, chiara.
Preservare la vita e le vite, tante vite, ci interroga sulla nostra libertà di movimento. Per noi era un valore acquisito e indiscutibile. Se prima immaginavamo un nostro diritto riposarci su una nave da crociera, oggi critichiamo chi esce a fare una passeggiata senza motivo. È un imprudente.
Ma questa esperienza ci interroga anche sulla vita democratica, perché la velocità di decisioni prese in stato di emergenza richiedono percorsi brevi. Il ricorso ai consulenti tecnici e scientifici esclude la voce della rappresentanza politica e il dibattito. Dentro questo contesto vediamo i diversi livelli decisionali le regioni, il governo nazionale, l’Unione europea cercare di collaborare (o almeno di non pestarsi i piedi).
Quando sarà trascorso questo periodo, ci saranno cambiamenti in vari campi. Incideranno sulla nostra quotidianità sul modo di lavorare e di formare, nel rapporto con cui apprezziamo alcuni valori come la vita e la libertà, su come viviamo e dovremo vivere in futuro la vita democratica e dovremo costruire le istituzioni che le rappresentano.