Per una socialità che sia fraterna. L’illusione dei talenti solitari. La Lettera.d. Tiziano Vecchiato
Chiedersi cos’è il sociale è come interrogarsi sull’aria che respiriamo. Lo abbiamo fatto quando l’aria non era più pulita, sicura e buona. Prima insapore e incolore era la cosa più naturale e vitale. Per il sociale è così.
Diventa domanda imbarazzante quando ci appare poco umano, selettivo, conflittuale, escludente, povero di speranza. Abbiamo privilegiato la socialità dei vincenti, dei separati nella casa comune, dei titolari di diritti senza doveri, dei cultori della liberté senza fraternità e uguaglianza. Hanno cioè vinto l’antisociale, le scelte individualistiche, l’arroganza dei vincenti poco disposti a diventare noi. Purtroppo oggi il massimo di solidarietà è spesso lobbistico, terzo, fatto di tanti “noi per i nostri”,...