Lockdown per gli anziani? “Segregare è inaccettabile, in assenza di servizi”
Marco Trabucchi, presidente dell'associazione italiana Psicogeriatria, critica la proposta dell'Ispi di isolare gli anziani per ridurre i contagi senza una chiusura generalizzata. “La segregazione dell'anziano è mortale, se non sono imposti standard assistenziali e servizi territoriali che oggi non funzionano. Milioni di persone uscirebbero dal circuito della cura”
“Inaccettabile”, peggio ancora: “mortale”. Così Marco Trabucchi, presidente dell'associazione italiana Psicogeriatria, critica l'ipotesi dell'Ispi riguardo l'opportunità di isolare gli anziani per ridurre i contagi senza ricorrere a un lockdown totale. “La segregazione dell’anziano è mortale, perché provoca solitudine, senso di abbandono, disperazione – osserva Trabucchi - Si riprodurrebbe la situazione della scorsa primavera, quando gli anziani chiusi nelle loro case hanno mostrato gravi problemi di salute sul piano somatico e psicologico”.
C'è però anche una seconda ragione, di ordine più strettamente clinico: gli anziani, isolati in casa, non sarebbero presi in cura da nessuno e finirebbero per essere abbandonati, perché la rete dei servizi territoriali è inefficiente e non è stata incrementata. “Oggi non funzionano i servizi territoriali, per cui si creerebbe una situazione nella quale milioni ci cittadini non sarebbero seguiti sul piano clinico e dovrebbero arrangiarsi, come nel recente passato – osserva Trabucchi - L’ipotesi di segregazione, per aver un minimo di plausibilità, dovrebbe imporre standard assistenziali precisi da parte del medico di famiglia e degli altri servizi territoriali. In assenza, rischiamo di togliere dal circuito della cure milioni di persone”.
Prigioni per vecchi
La terza ragione è di ordine sociologico: “Oggi vi sono ancora molti anziani che convivono con il resto della famiglia – fa notare Trabucchi - In queste situazioni, le case inadeguate costringerebbero ad un ulteriore segregazione, che dovrebbe portare allo spostamento degli anziani nei cosiddetti 'covid hotel', luoghi dove si collocano le persona affette da covid-19 in attesa di una completa guarigione. In questo modo la segregazione si accompagnerebbe ad un ulteriore sradicamento – osserva Trabucchi - Si creerebbero davvero prigioni per vecchi”. Infine, una ragione culturale e di civiltà: “Che tipo di società sarebbe quella che, segregando gli anziani, rompe la tradizione culturale, impedisce l’integrazione intergenerazionale e scarta chi non produce più? Non si tratta di aspetti etici, ma di forte rilevanza civile”, conclude Trabucchi.
Chiara Ludovisi