Il tempo della fragilità. Nell’emergenza riscopriamo il valore della comunità
Non esiste la società, esistono gli individui. È una delle massime più citate di Margaret Thatcher, la Lady di ferro inglese che ha segnato in maniera profonda la cultura politica di fine Novecento, imprimendole una vigorosa spinta in direzione liberista.
Come tutte le frasi a effetto, è pericolosamente affascinante. Ma se quando fu pronunciata voleva essere un invito a liberare tutta la forza, la creatività, lo spirito d’impresa dei cittadini da un sistema ammalato di dirigismo e statalismo, in questi giorni di Coronavirus stiamo amaramente sperimentando quanto sia illusoria l’idea che si possa fare a meno di una cornice più ampia del singolo individuo, la si chiami società, comunità, stato.
È un bagno d’umiltà, quello che stiamo sperimentando. E non a caso la parola che ritorna con più frequenza nei servizi che vi proponiamo questa settimana è “fragilità”. Abbiamo scoperto tutto d’un tratto quanto sia fragile quel sistema in cui riponevamo ciecamente la nostra fiducia: fragile un’economia fattasi immateriale, che affida sempre più i suoi guadagni alla vendita di esperienze, relazioni, eventi oggi sospesi con danni incalcolabili; fragile il sistema sanitario pubblico, fatto dimagrire a forza per ragioni di risparmio ma fatalmente impreparato a fronteggiare una simile emergenza; fragile la cornice di relazioni internazionali, a partire dalla stessa Unione Europea, quando scatta il riflesso condizionato di chiudere le frontiere per difendersi meglio; fragile persino la nostra capacità di rispettare le regole e dare ascolto alle autorità, imbevuti come siamo di una retorica dei “diritti” che poco spazio lascia ai doveri. Siamo fragili. Riconoscerlo non ci rende più deboli, semmai ci aiuta a recuperare appieno la nostra umanità. E magari quella frase a effetto potremmo riscriverla così, oggi: non (r) esistono gli individui, (r)esiste la società. Quella delicata e splendida costruzione fatta di persone capaci di tessere relazioni, costruire reti reciproche di sostegno, condividere valori, idee, obiettivi. A volte, serve un’emergenza per ricordarcelo e aiutarci a riprendere il cammino nella giusta direzione.