Fresco di stampa. La Resistenza padovana raccontata dal bisnonno in bici in un fumetto

Un fumetto che è un viaggio tra luoghi e personaggi che hanno liberato la città

Fresco di stampa. La Resistenza padovana raccontata dal bisnonno in bici in un fumetto

La memoria, a volte, si presenta in punta di piedi. Magari sotto forma di un sogno, una bicicletta, un fischio leggero nel silenzio della notte. È così che comincia Il bisnonno fischiettava. Una notte nella Padova partigiana, graphic novel firmata da Giorgio Romagnoni e Antonio Massariolo appena pubblicato da Il Bo Live, Università di Padova e BeccoGiallo con il contributo del Casrec, il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Una bambina di sette anni, Elena, si sveglia e si trova davanti il bisnonno Piero, che la invita a compiere un viaggio nella Padova del passato. Una notte lunga decenni, una passeggiata onirica e affettiva attraverso la storia del Novecento, dal fascismo alla lotta di liberazione, attraverso la quale gli autori compongono una vera e propria mappa dei luoghi della Resistenza a Padova. Quella di Elena è una finzione narrativa, ma nasce dalle memorie familiari di Giorgio Romagnoni, autore di fumetti e bisnipote di Piero Artuso, che per decenni è stato il custode di Palazzo del Bo: «Anni fa sognai mio nonno, che mi portava in bicicletta a Padova durante il fascismo: un’immagine che mi è rimasta dentro per molto tempo, fino a quando abbiamo deciso di trasformarla in una storia». Quel sogno, custodito a lungo, è diventato il punto di partenza di un progetto editoriale che mescola narrazione, divulgazione storica e linguaggio visivo: un’opera pensata per chi la Resistenza già la conosce e per chi vi si accosta la prima volta. Il sogno di Elena inizia il 24 settembre 1938, giorno della visita di Mussolini a Padova. La ragazza e il bisnonno incontrano, una dopo l’altra, alcune delle figure chiave della Resistenza padovana: Giovanni Zanocco, il tipografo che stampò clandestinamente Le Confidenze di Hitler facendolo passare per Le avventure di Pinocchio, Otello Pighin, il famoso “comandante Renato”, Luigi Meneghello, Egidio Meneghetti, Concetto Marchesi e padre Placido Cortese. «Non volevamo però fare una galleria di eroi – spiega Antonio Massariolo, giornalista de Il Bo Live, giornale online dell’Università di Padova, e coautore del volume – La Resistenza è stata una vicenda collettiva, fatta di scelte individuali ma dentro una rete di legami, complicità, responsabilità. Questo libro racconta anche quelle zone grigie, i dubbi, le paure, i gesti piccoli e grandi che hanno costruito il cambiamento». Per Massariolo, originario di Mira, questo lavoro è stato anche un modo per avvicinarsi alla città in cui vive da anni: «Ho scoperto persone e luoghi che non conoscevo e ora, camminando per Padova, mi accorgo di dettagli che prima mi sfuggivano».

Il libro riesce a essere insieme lieve e profondo. Il tono fiabesco del viaggio di Elena permette di affrontare temi durissimi — l’antisemitismo, le deportazioni, la repressione — senza rinunciare alla delicatezza ma anche senza indulgere in ambiguità: il fascismo è mostrato per quello che è stato, con le sue folle adoranti, la violenza sistematica, la complicità delle istituzioni. «Non si può raccontare la Resistenza senza dire chiaramente da che parte stavano il giusto e l’ingiusto – sottolinea Romagnoni – Oggi c’è chi tende a relativizzare, a confondere, a dire che “sono tutti uguali”. Non è così». Uno degli elementi più riusciti del libro è la restituzione visiva della città. Le tavole disegnate da Romagnoni ci riportano in una Padova degli anni Quaranta del Novecento: una città reale, riconoscibile, fatta di angoli familiari o dimenticati. Il disegno diventa così uno strumento per “vedere” la storia, ma anche per “sentirla”: nel fischio del bisnonno, nei rumori ovattati della notte, nelle parole sospese tra sogno e ricordo. Il 28 aprile 2025 saranno ottant’anni esatti dalla Liberazione di Padova. Un anniversario importante, ma anche una soglia simbolica: quella in cui la memoria diretta lascia definitivamente spazio alla memoria tramandata. Per questo Il bisnonno fischiettava non è solo un’opera sulla storia: è anche un invito a guardare la città con occhi nuovi. A chiedersi cosa si nasconde dietro un nome di via, una lapide, un volto. A riconoscere che la libertà di oggi – anche quella di sognare – nasce dalle notti buie di ieri.

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