Con in mano il Rosario per vincere il male
Come san Pio V, papa Francesco convoca la cristianità, chiama tutti i figli ad invocare la Madre. La lettera ai fedeli di Francesco per il mese di maggio riguarda un po' tutti e ci richiama tutti alla preghiera. Se la tradizione vede in questo mese il riunirsi della famiglia, per gruppi di quartiere, per innalzare altarini dedicati alla Madonna e recitare il rosario, il Papa ci rimanda anche quella dimensione di Chiesa domestica che, nostro malgrado, abbiamo dovuto riscoprire a causa della pandemia.
Siamo certi che sotto la protezione di Maria ce la faremo. Penso che questo ci abbia voluto dire papa Francesco con la lettera di convocazione dei cristiani ai piedi della Vergine.
Come un novello san Pio V, il Papa chiama tutti i figli ad invocare la Madre per una novella Lepanto, per una battaglia che si combatte ancora contro il male, non con le armi ma con in mano l’arma del Rosario, l’arma della Pace. La lettera ai fedeli di Francesco per il mese di maggio riguarda un po’ tutti e ci richiama tutti alla preghiera.
Ci richiama alla preghiera fiduciosa che ci riporta fra le braccia della più tenera tra le madri
e riconosce al Rosario le tante vittorie “onde è chiamata regina”, come viene detto nella supplica che si recita l’8 maggio a la prima domenica di ottobre a Pompei e nel mondo intero. E se la tradizione vede in questo mese il riunirsi della famiglia, per gruppi di quartiere, per innalzare altarini dedicati alla Madonna e recitare il rosario,il Papa ci rimanda anche quella dimensione di Chiesa domestica che, nostro malgrado, abbiamo dovuto riscoprire a causa della pandemia.
Una dimensione che non è affatto scontata, nemmeno sostituiva della preghiera della Chiesa, ma che è parte del nostro cammino spirituale di crescita e di sequela del Signore. E’ una bella occasione questa per riscoprire la centralità della fede anche tra le mura di casa, dove essa non va confinata, dove la genera e da dove riparte ancora con maggior ardore. La preghiera della famiglia, la preghiera dei semplici o il breviario dei poveri, come è chiamato il Rosario (compendio di tutto il Vangelo) penetrerà il Cielo più di ogni altra preghiera devozionale, perché
l’arco dal quale viene lanciata la nostra freccia è la Vergine Maria.
Era il 9 marzo 1566, a due mesi dalla sua elezione, quando Pio V scrisse la sua lettera ai governanti cristiani: “in presenza del comune pericolo, dimentichiamo tutte le nostre questioni”; ci volle tanto impegno perché sembrava parlasse a sordi. Sembra risentire l’appello di papa Francesco di pochi giorni fa ai governi del mondo: c’è un male gravissimo da combattere ma le nazioni sembrano diffidenti tra loro, preoccupate dei loro interessi particolari, malate di rivalità reciproche e centrate solo sull’economia dei singoli Stati.
Pio V, dopo tanta insistenza, riuscì a creare quella sufficiente unione e la forza gli venne proprio dalla preghiera: indisse il Giubileo, partecipò a preghiere penitenziali, raccomandò il rosario.
Oggi, ancora una volta veniamo convocati dal successore di Pietro a prendere in mano la “catena dolce che ci rannoda a Dio”,
il porto sicuro nel comune naufragio, a recitarla con tanto fervore fiduciosi che saremo esauditi. Certamente ascriveremo al Rosario, alla potente intercessione di Maria, anche questa vittoria.
Enzo Gabrieli