Con il ritorno del welfare cambieranno gli equilibri? Una riflessione sul ritorno del welfare state
Oggi lo Stato diventa un attore protagonista della ripresa sociale ed economica.
Assistiamo a un forte ritorno del welfare state. Le conseguenze della crisi sono state affrontate in modo totalmente diverso da quanto era accaduto una decina di anni fa. Allora aumentare il debito pubblico era considerato un danno unico che non avrebbe permesso in futuro uno sviluppo del mondo economico.
Le conseguenze le abbiamo viste. I sistemi democratici sono entrati in crisi, perché quella scelta ha lasciato indietro le persone che venivano maggiormente colpite. La consistenza numerica della classe media si è contratta, perché sono stati ridotte quelle tipologie di lavoro che richiedevano competenze di routine sostituibili oggi dall’Intelligenza artificiale – che a regime costa meno. La gig economy è diventata la realtà con la quale sempre più giovani si sono confrontati per inserirsi nel mondo lavorativo: piccoli lavoretti, coordinati da piattaforme impostate con algoritmi matematici che decidono l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni e valutano i tempi, le modalità di consegna dei prodotti, la soddisfazione del cliente. Sono diverse le tipologie di lavoro ci sono i rider che consegnano il cibo o i grafic desinger che elaborano un progetto su richiesta. Sicuramente tutti sono pagati molto poco. I cosiddetti working poor – quanti lavorano senza riuscire a raggiungere un reddito sufficiente per sbarcare il lunario – sono cresciuti.
Lo scontento è stato diffuso e alla fine in tutte le democrazie occidentali sono nate e si sono affermate forze populiste e sovraniste, raccogliendo consensi tra le persone che hanno subito maggiormente le conseguenze di quella crisi è cresciuta la rabbia e la voglia di rivalsa.
La reazione alla nuova crisi provocata dalla pandemia di Coronavirus è stata completamente differente. Unione europea e i suoi singoli stati, gli Stati Uniti hanno reagito investendo in modo convinto su misure di welfare per soccorrere quanti sono stati colpiti dalle chiusure e dal confinamento. L’Italia con il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un forte intervento dello Stato che non solo agirà per sostenere quanti sono rimasti indietro, ma come ha sostenuto il presidente del Consiglio Mario Draghi: “I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano. Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali”.
Oggi lo Stato diventa un attore protagonista della ripresa sociale ed economica. Le democrazie occidentali offrono una risposta diametralmente opposta rispetto a quanto è accaduto in passato. Appare legittimo chiedersi se con il ritorno di un welfare state, cambieranno gli equilibri tra le forze politiche.