Un metro quadro a testa. E salveremo il mondo
Siamo noi il clima e paesaggio. Noi che lo viviamo e subiamo. Noi che lo modifichiamo. Noi che ci nutriamo. Inscindibile dai cambiamenti climatici è l’attività umana, come la scienza ormai acclara inconfutabilmente.
Reduce in questi giorni da un piccolo tour nelle scuole padovane e vicentine in compagnia di Emanuele Biggi, conduttore di Geo di RaiTre, la cui prima professione resta quella del naturalista-ricercatore e documentarista internazionale, per spiegare i “Cambiamenti climatici, visti da vicino”, non posso che trarre un auspicio beneaugurante, stando all’interesse e sensibilità dimostrata dagli alunni incontrati.
Ragazzi delle medie e superiori catturati dalla capacità comunicativa e iconografica di Biggi, che trasmette la sua passione per la natura, in particolare verso anfibi e aracnidi (ragni), come sui concetti sull’interdipendenza tra noi e il clima che verrà.
In questa circostanza ho avuto modo di ribadire come siamo noi il clima e paesaggio.
Noi che lo viviamo e subiamo. Noi che lo modifichiamo. Noi che ci nutriamo. Inscindibile dai cambiamenti climatici è l’attività umana, come la scienza ormai acclara inconfutabilmente.
Questione che tange gli stessi fondamenti etici ed economici del mondo moderno. In ballo resta il rapporto tra noi e il pianeta, che ci rende piccoli di fronte all’enormità e complessità dei problemi che ci sovrastano e sovrasteranno (soprattutto per le generazioni che oggi ci ascoltano dai banchi di scuola).
Confesso il mio senso d’impotenza dinnanzi a tutto ciò, come don Chisciotte contro i mulini a vento.
Stento poi a rispondere alla pressante questione: ma cosa possiamo fare noi? La grande e forse ultima partita si gioca e giocherà a livelli politici e finanziari, con i tanti trattati sul clima (da Kyoto, Rio fino a Parigi) che servono a poco.
Cosicché oggi ci giochiamo il nostro domani.
Un impegno che dev’essere globale come pure individuale, che può sostenersi anche attraverso piccole azioni concrete e quotidiane.
Il grande comico statunitense George Carlin, usando l’ironia ripete sul “Save the planet” (salviamo il pianeta): “Come possiamo pensare di salvare la terra, se non siamo neppure capaci di prenderci cura di noi stessi?”. Noi stessi che siamo terra.
Ecco quindi la mia semplice “rivoluzione” del “M2”(il metro quadrato).
Credo che se ognuno si prendesse cura anche e solo di ciò che rientra in nel suo minimo spazio vitale, parlo di piante, aria, acqua, animali e persone (i vicini di casa ad esempio), potremmo davvero trovarci dinnanzi alla più sensazionale delle rivoluzioni umane. Se ognuno curasse, mantenesse, coltivasse ciò che sta sotto il proprio naso o davanti gli occhi, a quel punto potremmo anche ignorare ciò che sta avvenendo nella lontana foresta dell’Amazzonia o del Borneo (con i suoi incendi). Si vedrebbe come un gesto compiuto qui, possa avere un incidenza globale.
In quel “metro quadrato” potrebbe starci l’intero mondo.
Ecco perché coltivando e rispettando il nostro piccolo spazio potremmo offrire un contributo al futuro nostro e di tutti.