Non avere paura. Sempre più i ragazzi soffrono di disturbi dell'ansia
Le fobie e le paure nascono sul terreno delle insicurezze e dei cambiamenti: due aspetti peculiari dell'adolescenza.
Gli adolescenti soffrono di disturbi dell’ansia. I dati riferiscono che su circa duemila ragazzi di età compresa fra i 15 e i 18 anni, almeno un terzo di essi è interessato da questo malessere.
In realtà l’ansia è diventata da qualche anno uno stato pervasivo che riguarda noi tutti e non soltanto i nostri figli. I motivi sono soprattutto ambientali: lo stress continuo e crescente a cui siamo quotidianamente sottoposti, il ritmo febbrile e talora esasperante delle nostre giornate e le continue richieste di performance sia in casa che al lavoro.
Noi adulti, però, in qualche modo impariamo a gestire gli stati ansiosi e a conviverci, perlomeno nella maggioranza dei casi. Per i giovani la questione è più complicata.
Le preoccupazioni degli adolescenti possono costituire delle vere e proprie insidie nel loro percorso di crescita. Si manifestano nell’ambito della routine scolastica: interrogazioni, verifiche, scambi con i compagni e i docenti. Ed emergono anche nella vita più strettamente privata: i rapporti familiari, la ricerca dell’identità, l’emancipazione dal nucleo originario, le amicizie e i sentimenti profondi.
Le manifestazioni di ansia negli adolescenti non vanno sottovalutate. Quando diventano ingestibili possono determinare attacchi di panico frequenti (sudorazione, tremore, nausea e sensazione di soffocamento) e trasformarsi in un vero e proprio disturbo, chiamato Dag (Disturbo dell’ansia generalizzato).
Il Dag può essere quasi invalidante. In esso, infatti, l’ansia non si concentra su un singolo fattore, ma riguarda più eventi e situazioni. Si manifesta con irrequietezza, tensione muscolare, stanchezza cronica, irritabilità, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno. Innesca dinamiche deleterie: ho paura dell’interrogazione, quindi non riesco a studiare perché la paura non mi permette di concentrarmi, di conseguenza ottengo un pessimo risultato e un voto mortificante.
Spesso per risolvere questi stati di ansia occorre rivolgersi a uno specialista. Frequentemente, essi incidono non soltanto sui comportamenti, ma determinano anche importanti conseguenze sull’equilibrio del corpo. In casi estremi, i disturbi dell’ansia possono degenerare in vere e proprie patologie o sindromi, come l’obesità, o il ritiro sociale.
L’ideale sarebbe operare una sorta di educazione “preventiva”. Le fobie e le paure nascono sul terreno delle insicurezze e dei cambiamenti: due aspetti peculiari dell’adolescenza.
Il cambiamento è il tema principale di questa età, occorre favorirlo e preparare a esso la strada. Lo strumento privilegiato resta sempre il dialogo intergenerazionale, ma a volte possono tornare utili anche la visione di film specifici o la lettura di alcuni libri che riguardano questo delicato passaggio. Ma la “prevenzione” non passa soltanto attraverso le spiegazioni, per poterla accogliere in profondità serve una preparazione che insista soprattutto sulla sfera emotiva e affettiva.
In un periodo in cui emozioni e sentimenti tendono a essere amplificati ed espressi anche con tratti eccessivi, è necessario che l’incontinenza dei ragazzi trovi argine nell’equilibrio e nella fermezza degli adulti. Il rischio è non riuscire a governare le inevitabili tempeste, ma farsene travolgere. Per questo motivo il lavoro genitoriale deve essere progettuale e sinergico.
Per affrontare serenamente l’adolescenza dei propri figli occorre il contributo di entrambi i genitori, laddove sia possibile. Sicuramente da evitare: la disfunzionalità degli interventi educativi, ovvero lo scontrarsi di linee di condotta differenti e non di rado antitetiche.
Il lavoro genitoriale richiede impegno e confronto continuo: l’ansia e le paure dei nostri figli possono rappresentare un passaggio obbligato nella loro crescita, ma devono poter essere incanalate in atteggiamenti costruttivi e migliorativi. Se questo non avviene, conducono a scelte di vita sbagliate e determinano pericolose frustrazioni.
Ci vuole coraggio per insegnare ai propri figli a non aver paura. “Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”, diceva Martin Luther King.
Coraggio, dunque! Ne abbiamo bisogno.