Ipm Beccaria, ancora una rivolta. Don Rigoldi: “Ragazzi troppo soli, mancano comunità educative”

Nel carcere minorile Beccaria di Milano un nuovo incendio dopo una rivolta. Don Rigoldi denuncia sovraffollamento, carenza di personale esperto e assenza di alternative educative. Don Burgio: “Il carcere non è più la risposta per questi ragazzi fragili”

Ipm Beccaria, ancora una rivolta. Don Rigoldi: “Ragazzi troppo soli, mancano comunità educative”

Ieri pomeriggio è stato appiccato un incendio all’interno del carcere minorile Beccaria di Milano. È la seconda rivolta in poco meno di due settimane: nella notte dello scorso 13 marzo c’è stato un primo incendio. Questa volta il fuoco si è propagato a seguito di un tentativo di rivolta da parte di alcuni detenuti, che hanno bruciato lenzuola e materassi. Due reclusi sono stati ricoverati al pronto soccorso per una lieve intossicazione da fumo. L’episodio è stato confermato da don Gino Rigoldi, cappellano emerito del Beccaria, presente nell’istituto al momento della rivolta: “Oggi un ragazzo è venuto a sapere che ci sarebbe stato un trasferimento e ha reagito dando fuoco al materasso e alle coperte, insieme ad altri ragazzi”.

Don Rigoldi sottolinea come queste dinamiche siano in parte dovute al sovraffollamento carcerario. L’istituto ha una capienza di 70 posti, ma spesso alcuni spazi sono inagibili per via di lavori di manutenzione o danni causati da precedenti proteste. Secondo dati provvisori del ministero della Giustizia, al 15 marzo erano presenti 74 detenuti: 7 tra i 14 e 15 anni, 37 tra i 16 e 17, 29 tra i 18 e 20 e uno tra i 21 e 24. Il sovraffollamento è in parte una conseguenza del decreto Caivano, che ha abbassato da 9 a 6 anni la soglia di pena per applicare la custodia cautelare. Un ulteriore problema, segnala don Rigoldi, è la mancanza di alternative:

“I tempi morti sono i momenti dove accadono i disastri. Purtroppo abbiamo solo due strumenti: il Beccaria e il carcere per adulti. La terza alternativa per molti è la strada. Mancano posti in comunità, non riusciamo a mandare fuori qualcuno a lavorare in articolo 21 o in formazione. I ragazzi sono troppi e abbiamo un bisogno enorme di comunità capaci di reggere i nostri giovani”.

Lo scorso anno il Beccaria è stato al centro di un’inchiesta della Procura di Milano per presunti maltrattamenti da parte degli agenti. Ad aprile furono applicate misure cautelari a 13 agenti e ne furono sospesi altri 8. Attualmente è in servizio un nuovo comandante e, secondo don Rigoldi, sono stati inviati una trentina di nuovi agenti: “Sono tutti molto simpatici e intelligenti, ma hanno solo 23 anni, sono quasi coetanei dei reclusi e magari alla prima esperienza. E da più di un anno non c’è il direttore dell’istituto”. Il direttore, figura centrale negli istituti di pena minorile, è responsabile del coordinamento delle attività e della gestione del personale: “Abbiamo un bravissimo facente funzione – prosegue il sacerdote – ma sa di essere provvisorio, e anche tutti gli altri. Al Beccaria serve un nuovo direttore, ma dubito che ciò accada”.

L’attuale cappellano, don Claudio Burgio, aveva già dichiarato che il carcere non è la soluzione:

“L’ambiente carcerario non riesce più ad affrontare le situazioni dei reclusi in contesti così sovraffollati e degradati. Molte carceri – non solo minorili – sono invivibili, al limite della dignità umana”.

Don Rigoldi parla di ragazzi scossi, incapaci di gestire la frustrazione. Lo stesso don Burgio aveva descritto un disagio trasversale: dai minori stranieri non accompagnati ai ragazzi italiani, anche di buona famiglia. Alcuni presentano patologie incompatibili con la detenzione e molti fanno uso di stupefacenti.

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Fonte: Sir