Alto Adige: le restrizioni per evitare un’impennata rapida dei contagi e il collasso del sistema sanitario
“È fondamentale giocare d’anticipo. Per questo abbiamo adottato le restrizioni per i comuni più a rischio, quelli dove la copertura vaccinale è al di sotto del 70% e dove vi è un più alto tasso di contagi. Si tratta di centri abitati in cui il rischio di decorso grave della malattia e di ospedalizzazione è molto alto”. Così l’assessore provinciale alla sanità Thomas Widmann, nell’illustrare le restrizioni decise della giunta provinciale di Bolzano alla luce del sempre più grave quadro epidemiologico in Alto Adige
Da lunedì scorso, la Val Gardena si è tinta di rosso. Fino al 7 dicembre i comuni di Ortisei e Santa Cristina sono ufficialmente in zona rossa: coprifuoco dalle 20 alle 5, bar e ristoranti chiusi alle 18 e sospensione di tutti gli eventi pubblici; sospese anche le prove e i concerti di cori e bande musicali, gli spettacoli teatrali, le proiezioni cinematografiche e i convegni in presenza. Norme, queste, che per le prossime due settimana varranno anche in altri 18 centri abitati dell’Alto Adige: Rodengo, San Pancrazio, Caines, Vandoies, Ultimo, Martello, Castelbello-Ciardes, Naz-Sciaves, Senales, Plaus, Castelrotto, Marlengo, Laion, Postal, Moso in Passiria, Funes, Rasun Anterselva e Rio di Pusteria. Sempre da lunedì 22 novembre, in tutta la provincia di Bolzano, si è tornati a mettere le mascherine chirurgiche anche all’aperto e, per poter salire sui mezzi pubblici, è necessario indossare una FFP2. Chiuse, inoltre, discoteche e sale da ballo.
“È fondamentale giocare d’anticipo: evitare un’impennata troppo rapida dei nuovi contagi e il conseguente collasso del sistema sanitario locale. Per questo abbiamo adottato queste restrizioni per i comuni più a rischio, quelli dove la copertura vaccinale è al di sotto del 70% e dove vi è un più alto tasso di contagi. Si tratta di centri abitati in cui il rischio di decorso grave della malattia e di ospedalizzazione è molto alto”. Non usa mezzi termini, l’assessore provinciale alla sanità Thomas Widmann, nell’illustrare le restrizioni decise della giunta provinciale di Bolzano alla luce del sempre più grave quadro epidemiologico in Alto Adige.
“I contagi sono in aumento nell’Europa del nord e dell’est – spiega –. In provincia di Bolzano si è registrato un rapido aumento nelle prime due settimane di novembre. Oggi la crescita è più lenta, ma comunque costante. La settimana scorsa avevamo una media di 316 infezioni al giorno, mentre la settimana precedente la media era di 302 casi al giorno. Dal 15 al 21 ottobre sono state registrate una media di 38 nuove infezioni al giorno, vale a dire che in un mese i contagi sono aumentati quasi di dieci volte”.
Attualmente i pazienti ricoverati sono 161: di questi 9 sono in terapia intensiva (a cui si aggiunge un paziente inviato una decina di giorni dalla Baviera), 81 nei normali reparti ospedalieri e 61 – in fase post-acuta – si trovano in strutture private convenzionate. Ad avere avuto bisogno di assistenza ospedaliera sono nella stragrande maggioranza persone non vaccinate: non hanno fatto il vaccino tutti i pazienti oggi intubati nei reparti di rianimazione, così come l’80% degli altri pazienti ricoverati in ospedale.
Ospedalizzazioni stabili. “Sul fronte delle ospedalizzazioni – commenta Widmann – la situazione resta sostanzialmente stabile e questo grazie ai vaccini”. Ma l’incidenza a 7 giorni (numero di nuove infezioni negli ultimi sette giorni diviso per il numero di persone residenti in Alto Adige moltiplicato per 100mila, ndr) è sempre molto alta: 458,9. “Siamo attualmente in testa rispetto alle altre regioni italiane – sottolinea Widmann –. In questo momento siamo più vicini ai dati di Germania, Austria e Svizzera. Il 4 novembre l’Austria aveva un’incidenza di 423. Nel giro di tre settimane ha superato quota 1.000 e da lunedì 22 novembre l’intero Paese è in lockdown. Non dimentichiamo che lo scorso anno, noi con un’incidenza di 800 eravamo in zona rossa”. Tre sono i parametri che la Provincia di Bolzano ha concordato con il Ministero della salute per stabilire se per un Comune scatta la “zona rossa”: il superamento del tasso di incidenza settimanale di 800 casi ogni 100mila abitanti, la copertura vaccinale inferiore al 70% e se ogni giorno vengono registrati più di cinque nuovi casi di positività al Covid 19. “I comuni di Rodengo, S. Pancrazio e Caines hanno oggi un’incidenza di quasi 2.000 e questo dà da pensare, anche perché lì il tasso di vaccinazione è sotto il 70%”, sottolinea Widmann.
Kompatscher: “Criminale chi ha organizzato i Covid-Party”. Anche se l’Alto Adige rimane ufficialmente in zona bianca, il pericolo di superare la soglia ed entrare in zona gialla è sempre reale. “Abbiamo anticipato le restrizioni in accordo con il Ministero della salute – spiega il presidente della Provincia Arno Kompatscher – dal momento che abbiamo un’incidenza elevata e il trend è in aumento. I provvedimenti presi hanno come obiettivo quello di piegare tempestivamente la curva dei contagi”.
“Un lockdown generalizzato come in Austria comporterebbe enormi costi e restrizioni alla libertà – aggiunge Widmann –. Questo deve rimanere, quindi, un rimedio estremo. Per evitarlo è necessario giocare d’anticipo”.
Dure le parole del presidente Kompatscher nei confronti di chi, nelle scorse settimane, ha organizzato i Covid-Party – su cui sta indagando la magistratura –, ossia gli incontri ad hoc con persone positive per favorire i contagi ed ottenere così il Green Pass, una volta guariti, senza passare per il vaccino. “Un comportamento criminale – commenta –. Abbiamo avuto notizie che ci sarebbero stati eventi di questo genere in singoli Comuni con una ventina di casi. Alcuni sono finiti in ospedale, anche in terapia intensiva. Se ci sono responsabilità vanno perseguite, perché queste persone non rischiano solo la loro vita, ma possono portare un grave danno alla salute di molte persone”. Attualmente la Provincia sta valutando di costituirsi parte civile nel caso si arrivi ad un procedimento giudiziario nei confronti di queste persone.
Mercatini, stagione sciistica e disdette. In Alto Adige hanno aperto ieri sera i battenti i mercatini di Natale – quelli che ad oggi non sono stati ancora disdetti per il Covid 19 – e la stagione sciistica è ormai alle porte. A Bolzano, nel presepe allestito in piazza Walther sono già arrivati i Re Magi. Il numero delle casette del mercatino è stato ridotto e all’area transennata che le ospita si può accedere solo esibendo il Green pass. I visitatori – massimo mille per volta, per evitare pericolosi assembramenti – devono indossare sempre la mascherina e vengono dotati di braccialetto di riconoscimento. In Val Gardena il semaforo verde sulle pista da sci si accenderà il 4 dicembre, ma la stagione si annuncia in salita. “Ce lo aspettavamo – commenta il sindaco di Ortisei, Tobia Moroder –. Inizieremo per qualche giorno la stagione con le restrizioni, per poi essere in sicurezza. Fondamentale è ora essere più rigidi nei controlli”. L’introduzione della “zona rossa” ha fatto arrivare le prime disdette negli hotel. Per il turismo invernale e l’indotto che vi ruota attorno, questa doveva essere la stagione della rinascita, ma alla luce della salita dei contagi, l’ottimismo sta lentamente venendo meno.
“Salutiamo con favore la decisione nazionale di anticipare a 5 mesi dalla conclusione del primo ciclo vaccinale la somministrazione della terza dose, così come l’introduzione del super Green pass che permetta a vaccinati e guariti dal Covid di continuare le attività sociali ed economiche”, sottolinea Kompatscher.
Scuola e “no vax”, pensionati e studenti per coprire i buchi. L’introduzione, a partire dal 15 dicembre, dell’obbligo vaccinale anche per insegnanti e personale non docente, deciso dal decreto Draghi, ha fatto andare in fibrillazione la scuola altoatesina. Lezioni a rischio e riduzioni di orario si temono per le scuole di lingua tedesca, dove più alto è il numero di “no vax”. L’assessore provinciale alla scuola tedesca Philipp Achammer non nasconde la sua preoccupazione. “Sarà dura”, afferma. Per cercare di coprire le falle si sta pensando di richiamare in servizio pensionati e di affidare supplenze agli studenti. Difficile si annuncia anche la situazione nelle scuole dell’infanzia. Stando al conteggio fatto dall’Azienza sanitaria, su un totale di 19.143 dipendenti provinciali e statali (dalle scuole dell’infanzia alle professionali), i non vaccinati sono 3.829. Si tratta per lo più di persone di lingua tedesca, concentrate nelle valli (in particolare in val d’Ultimo, Passiria, Venosta e Pusteria), che dovrebbero immunizzarsi entro il 15 dicembre. In caso contrario scatterà la sospensione senza stipendio e contributi.
Appello per preservare la vita sociale ed economica e un nuovo spot per promuovere le vaccinazioni. Per proteggere la vita sociale ed economica in Alto Adige, nei giorni scorsi le parti sociali e numerose associazioni e organizzazioni locali – tra cui anche la Caritas diocesana e le associazioni cattoliche – hanno sottoscritto un appello comune in cui si ricorda che “la posta in gioco è molto alta”. “Siamo concordi – si legge nel documento – sul fatto che solo unendo le nostre forze si potrà porre un freno a questa impennata”. Sottolineando l’urgenza di maggiori controlli, le associazioni si impegnano a “promuovere un atteggiamento prudente e giudizioso nella gestione dell’emergenza Covid-19, in modo da salvaguardare la vita sociale d economica del nostro territorio”. “In Alto Adige ogni persona può e deve contribuire affinché siano garantiti libertà personali, istruzioni e posti di lavoro. Ciò significa rispettare le regole vigenti e aiutare gli altri a farlo. Vaccinarsi, mantenere le distanze interpersonali, rispettare le norme igieniche e indossare correttamente la mascherina rientrano tra queste misure”. “Facciamo il vaccino”: l’appello di parti sociali, associazioni e Provincia è unanime. “È uno strumento per combattere efficacemente la pandemia”. Per fare scacco matto al virus, come racconta il nuovo spot realizzato da Provincia e Azienda sanitaria.