#iorestoacasaepenso. Un viaggio interiore, non da soli
Una domanda e una risposta al giorno: per sentirci in relazione con le parole
Uno strumento piccolo, senza pretese. Questo vuole essere l’iniziativa #iorestoacasaepenso, promossa dalla Chiesa di Padova, che si sviluppa nei diversi mezzi di comunicazione diocesani fino a sabato 4 aprile (info: diocesipadova.it). «È un viaggio interiore – spiega don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale – nel senso che prende da ciò che sta succedendo fuori di noi per portarlo dentro di noi e farlo maturare come crescita in umanità, senza trascurare l’incertezza di ciò che riusciamo a vedere, la fragilità della nostra impotenza, il limite delle nostre stesse parole».
L’idea è nata dallo “stare fermi” che viene chiesto a ciascuno di noi in questo momento: «È uno stare fermi non solo fisico, ma soprattutto riflessivo, quasi un esercitare il pensiero, ritrovandoci tra le mani varie domande, che questo tempo di disorientamento amplifica».
Il percorso proposto da #iorestoacasaepenso ha scelto di “portare alla luce” le «domande più normali e continuative che ci attraversano: perché essere così obbedienti alle leggi dello Stato quando c’è in gioco la fede? Si può essere cristiani anche senza celebrare l’eucaristia? C’è il rischio che ci disaffezioniamo ai gesti della fede? Perché il rito e la comunità sono così importanti? Stiamo, forse, desiderando un Dio che risolva d’incanto tutti i nostri problemi? Come intendere una prassi penitenziale adesso che è più difficile confessarci e cosa confessare? Quale Vangelo, parola buona, annunciare oggi? Si può amare anche senza gesti concreti di prossimità?».
Una domanda al giorno, una risposta al giorno fino al 4 aprile: «Abbiamo chiesto a qualche amico competente di introdurci e di scavare le domande in modo da essere aiutati a muovere qualche passo, nel segreto della nostra stanza, dove il Padre buono ci vede, illumina e consola la nostra ricerca e preghiera. Abbiamo optato per questo viaggio perché abbiamo bisogno di sentirci in relazione, e le relazioni vanno coltivate anche con le parole».