Presentato per il terzo anno il bilancio della diocesi di Padova
Per il terzo anno la Diocesi di Padova pubblica i “numeri” che raccontano la sua attività, le sue scelte, il suo operato, ma che indicano anche direzioni e prospettive. Nel Rapporto annuale viene presentato il “Bilancio dell’ente Diocesi” (stato patrimoniale e conto economico) raffrontato con l’anno precedente; i rendiconti delle parrocchie; le assegnazioni dell’8 per mille; i dati aggregati dei bilanci di altri enti diocesani.
È stato presentato questa mattina, sabato 13 ottobre 2018, nella multisala MPX di Padova, il Rapporto annuale della Diocesi di Padova relativo all’anno 2017 dal titolo «Fissò lo sguardo…» ( scaricabile dal portale della Diocesi di Padova),in riferimento al testo evangelico che lo accompagna e che corrisponde alla liturgia di questa domenica. È il vangelo del “tale” che se ne va rattristato, dopo aver chiesto a Gesù cosa fare per ereditare la vita eterna e essersi sentito rispondere dal Signore: «va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». In calendario altri due incontri di presentazione: sabato 13 alle 16 nella parrocchia del Redentore a Monselice, domenica 14 alle 9 a Thiene, nella parrocchia del Duomo.
«La coincidenza – scrive il vescovo Claudio Cipolla – con la prestazione del Bilancio mi porta a rileggere questo testo come se quel “tale” fosse la nostra Chiesa diocesana e come quel “bambino” (citato nel vangelo poco prima, ndr) fosse portato ad esempio, non solo per noi come singole persone e famiglie, ma per noi come comunità e come Diocesi». E poco oltre ricorda: «La nostra Chiesa diocesana gestisce tanti beni che non le appartengono perché le sono stati affidati per i poveri: gratuitamente li abbiamo ricevuti e gratuitamente li dobbiamo mettere a disposizione degli ultimi, della formazione dei giovani, per la crescita spirituale delle comunità parrocchiali e di tutte le altre attività che facciamo per seguire Gesù e il Vangelo». Si impone quindi, rilancia il vescovo Claudio, «una profonda verifica in ordine all’uso, al senso e al valore dei nostri beni che ci devono aiutare a continuare, con lo stesso stile umile e povero, la missione di Gesù».
Per il terzo anno la Diocesi di Padova pubblica i “numeri” che raccontano la sua attività, le sue scelte, il suo operato, ma che indicano anche direzioni e prospettive. Nel Rapporto annuale viene presentato il “Bilancio dell’ente Diocesi” (stato patrimoniale e conto economico) raffrontato con l’anno precedente; i rendiconti delle parrocchie; le assegnazioni dell’8 per mille; i dati aggregati dei bilanci di altri enti diocesani (Casa del Clero, CPCS-Centro padovano della comunicazione sociale, MAD-Movimento apostolico diocesano, ODA-Opera diocesana assistenza; ODAP-Opera diocesana adorazione perpetua); i dati economici dell’IDSC-Istituto diocesano sostentamento clero, del Seminario e di una serie di enti riconducibili alla Chiesa di Padova e raggruppati per finalità: carità, missione, formazione, cultura oltre alle società partecipate.
Tre le novità sostanziali di quest’anno.
In primo luogo la presentazione distribuita nel territorio per facilitare la partecipazione dei parroci e dei membri dei Consigli parrocchiali per la gestione economica e per rendere questo momento occasione di formazione: dopo la mattina a Padova, nel pomeriggio il Rapporto annuale sarà presentato a Monselice (ore 16, al centro parrocchiale del Redentore) e domani (ore 9) a Thiene (Opere parrocchiali del Duomo).
Un secondo elemento di novità è il taglio “tematico” del Bilancio che su espresso desiderio del vescovo Claudio, quest’anno, riguarda i giovani. «Ho chiesto ad alcuni partecipanti al Sinodo dei Giovani – scrive nella presentazione – di guardare in anticipo questo bilancio, per leggere i nostri numeri con la loro sensibilità e competenza. Lo hanno fatto con grande amore, mettendo in risalto tante criticità ma chiedendoci anche più coraggio nel sostenere quelle attività capaci di raccontare il Vangelo nel mondo di oggi. La loro risposta è stata sorprendente e ci incoraggia».
I giovani hanno evidenziato, nella lettura dei dati, le scelte della Chiesa di Padova: l’attenzione e la cura per la formazione dei preti; l’attenzione alle parrocchie, ma hanno anche sottolineato l’importanza di investire in cultura e nel continuare a sostenere la formazione nelle sue varie espressioni, senza perdere “luoghi” ma eventualmente risignificandoli. Uno sguardo giovane ma esperto che non ha mancato di cogliere l’esposizione sui crediti verso le parrocchie, i pochi accantonamenti per le manutenzioni e l’accrescimento del fondo emergenze (oltre 2 milioni e duecento mila euro): segnali di possibili difficili rientri di una parte consistente di crediti ma anche di un impegno e una volontà a sostenere quei fratelli (=comunità) in difficoltà. Atteggiamenti che secondo i giovani rappresentano però «l’unità di misura completamente diversa» e «l’elemento qualificante» del bilancio di una Chiesa, a cui chiedono prima di trasparenza, verità e coerenza: «in che modo la Chiesa realizza la vocazione alla carità attraverso i beni che gestisce?». Se la vocazione è rispettata anche le perdite assumono valore, commentano i giovani.
Il terzo elemento di novità è un primo passo di “bilancio sociale”: nel Rapporto annuale si è cercato, infatti, di “rendere conto” dell’impatto sociale, delle persone aiutate, dei percorsi realizzati.
Ecco che accanto ai dati economici troviamo: 120mila ragazzi impegnati nei gruppi di catechesi parrocchiale; 180mila genitori nei gruppi di accompagnamento; settemila catechisti; 3.500 accompagnatori di genitori, 700mila ore di servizio volontario per la catechesi; 6.500 beneficiari di progetti seguiti da Caritas diocesana con i suoi 5.500 volontari che hanno messo a disposizione 30mila ore di volontariato in un anno. Ci sono poi i 126mila pasti annui offerti dalle Cucine economiche popolari; i 45mila chili di pane distribuiti dall’Associazione universale di Sant’Antonio; i 700 volontari che si mettono a disposizione all’Opera della Provvidenza e all’Irpea. Se poi si guarda al fronte cultura e formazione abbiamo gli oltre 25 mila visitatori del Museo diocesano, i 59mila e passa soci di Noi associazione; i 25mila di Azione cattolica; gli oltre 20mila frequentatori di Villa Immacolata e i 15mila studenti che hanno frequentato il Centro universitario insieme a quasi 20mila persone che hanno partecipato alle attività di formazione.
Andando poi ai dati economici e soffermandosi esclusivamente sull’Ente Diocesi, il conto economico 2017 si chiude con un totale dei costi pari a 10.233.040,69 euro (erano poco meno di nove milioni e mezzo nel 2016 e 11 milioni nel 2015); mentre la voce ricavi evidenzia 9.360.320,96 (erano circa 8 milioni e settecentomila euro nel 2016 e 10 milioni e mezzo nel 2015), con una perdita di esercizio di 872.719,73 euro nel 2017.
Per quanto riguarda le assegnazioni dell’8 per mille (il dato è parziale in quanto sono possibili fino a maggio 2018), sono stati destinati 1.643.174,53 euro in interventi caritativi; 1.704.827,36 euro in esigenze di culto e pastorale; 704.163 euro per il restauro di beni culturali.
Sul fronte della carità, nelle sue diverse espressioni, l’impegno rasenta i 70 milioni di euro, con un incremento rispetto allo scorso anno: sono 39 milioni e mezzo impegnati nella carità diocesana (Caritas, Associazione universale di Sant’Antonio; Adam onlus, Casa del Fanciullo, Cucine economiche popolari, Irpea, Opera Casa Famiglia e Opsa) e quasi 30 milioni in solidarietà tra le chiese (Ufficio missionario e Medici con l’Africa-Cuamm).