Patronati, quale futuro? Ecco che ne sarà dei patronati grandi, che servono territori più ampi della parrocchia

Ci sono realtà che “servono” un territorio che va oltre quello della parrocchia. Come il Redentore di Este che da settembre non avrà più un direttore presbitero

Patronati, quale futuro? Ecco che ne sarà dei patronati grandi, che servono territori più ampi della parrocchia

Il patronato del Santissimo Redentore di Este rappresenta un unicum nella Diocesi di Padova per l’ampiezza della struttura, la varietà di attività che vi si svolgono, il numero elevato di accessi giornalieri, l’ampiezza del territorio di cui è riferimento. Le sue radici sono lontane e risalgono a 120 anni fa (venne inaugurato nel 1900) quando fu pensato e fondato da don Angelo Pelà sul modello salesiano, riconducibile a don Bosco. In questo lungo periodo di attività, il patronato ha mantenuto la sua funzione di luogo di aggregazione e ritrovo di ragazzi e giovani, diventando sempre più riferimento per tutta l’area estense e convogliando in sé moltissimi servizi, attività, progetti, discipline sportive. In queste settimane il patronato del Redentore vive un passaggio innovativo nella gestione, frutto di un processo cominciato nei mesi scorsi e accompagnato dalla Diocesi. Don Eros Bonetto, vicario parrocchiale del Duomo di Este Santa Tecla, ne è stato direttore negli ultimi tre anni e mezzo e sta ora per lasciare il suo ruolo poiché diventa parroco a Thiene. Il suo successore non sarà un sacerdote, ma un gruppo di laici che si porrà alla guida di questa grande realtà parrocchiale e cittadina: una nuova fase dunque, inedita, che richiede la collaborazione di tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo luogo e che pone anche qualche timore, come sottolineato in una lettera scritta alla Difesa da un volontario del patronato e pubblicata sul numero di domenica 14 luglio.  «È necessario adeguarsi ai tempi − sottolinea don Franco Rimano, parroco del Duomo di Santa Tecla a Este – sappiamo tutti che il numero dei sacerdoti oggi non permette più di mantenerne uno a tempo pieno dedicato al patronato. La riflessione di coinvolgere i laici è viva in tutta la Chiesa, non solo nella nostra Diocesi. Sicuramente si tratta di un passaggio importante, per questo è stato affrontato anche un percorso insieme alla Pastorale dei giovani. È necessario pensare a modi nuovi di gestire una struttura come questa, l’approccio scelto è di natura sinodale. Il patronato del Redentore è una realtà originale che ha saputo mantenere in tanti anni i numeri che aveva fin dall’inizio della sua attività».  E i numeri li conosce bene don Eros Bonetto: «Ogni giorno entrano nel perimetro del patronato, in media, 400 persone, che d’estate diventano 800; il grest di quest’anno vede l’accesso ogni settimana di 500 bambini e 250 animatori, e una ventina sono i campiscuola che si svolgono nel corso dell’estate. La polisportiva raggruppa quasi 500 atleti con sette sezioni, gli scout Este 1 hanno 280 iscritti e l’Azione cattolica conta cento tesserati ma in patronato ne gravitano molti di più». Con il saluto di don Bonetto, il prossimo settembre, dovrebbe quindi diventare operativa la nuova organizzazione che prevede l’introduzione di un direttore laico affiancato da un gruppo di collaboratori che si occuperà, rispettivamente, di quattro sezioni: economica, lavori, bar, progetti giovanili. «L’esperienza vissuta qui, in questi anni, è stata davvero formativa per me e per il mio ministero – conclude l’attuale direttore – Questo luogo è stato frequentato dai nonni e dai genitori dei ragazzi che oggi passano di qui, è un punto di riferimento storico per tutto il territorio e “missione” dove avvicinare anche chi è lontano dalla Chiesa. Sono grato per il percorso fatto che mi ha formato a tutto tondo, in particolare nella relazione con il mondo giovanile».

Numerosi volontari e due dipendenti

Attualmente nel patronato del Redentore sono presenti due dipendenti per l’attività di segreteria e di custodia dell’area; il resto delle attività sono supportate da volontari. La struttura è aperta dalle 8 alle 23, sette giorni su sette. Sul sito redentoreeste.it una bella vetrina della realtà.

Tutto l’Estense fa riferimento al patronato del Redentore
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Il patronato Santissimo Redentore è di proprietà del Duomo di Este. È punto di riferimento per la comunità, per Santa Maria delle Grazie e – sul fronte delle attività sportive e associative – per tutto l’Estense. Accoglie molte realtà e sono in atto convenzioni, per esempio con il Tribunale dei minorenni e il carcere, per accogliere persone nei percorsi di reinserimento sociale.

Sul “nodo gestione” si sono formate 4 parrocchie e un’up
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I l tema del futuro dei patronati/centri parrocchiali e della loro gestione è da tempo all’attenzione delle singole comunità − alla luce anche dei cambiamenti sociali e di partecipazione alla vita della Chiesa − e della stessa Diocesi di Padova, tanto che nel 2021 è stato avviato un percorso di riflessione e formazione che ha coinvolto la Pastorale giovanile e alcune parrocchie. Sono stati programmati tre incontri guidati da un team di professionisti del Centro studi Emmaus: Roberto Mauri e Fabrizio Carletti hanno aiutato alcune comunità parrocchiali a porsi delle questioni e a riflettere sul modello di centro parrocchiale nel tempo presente e nel futuro. Le parrocchie coinvolte sono state Cittadella, Este, Piove di Sacco, Vigodarzere e l’unità pastorale dell’Arcella. Gli incontri si sono svolti a Limena e ciascuno di essi si è focalizzato su aspetti specifici. Il primo ha ragionato sull’idea di patronato diffusa oggi: qual è il modello presente? È in crisi? Che cosa viene richiesto? E, com’è possibile fare un salto in avanti, ragionando quindi su un modello desiderato? Il secondo appuntamento ha focalizzato l’attenzione sulle figure dell’animatore di comunità e dell’educatore professionale, riflettendo sulle dinamiche di ingaggio e sulle modalità di impiego di questi soggetti così importanti per la vita del centro parrocchiale. La terza giornata di formazione, infine, ha guardato a una visione futura di patronato/centro parrocchiale e alle sue ricadute pratiche, prendendo in considerazione anche il modello di comunità parrocchiale che sostiene le realtà dei singoli patronati, che non sono strutture a sé stanti, ma inserite appunto in una comunità. «L’idea generale è stata quella di offrire un’esperienza formativa per fornire un bagaglio di conoscenze per affrontare successive decisioni − sottolinea Giorgio Pusceddu, collaboratore dell’ufficio di Pastorale dei giovani − L’obiettivo non era risolvere problemi concreti, poiché ogni realtà è specifica, a sé, ma porre questioni e offrire strumenti utili per essere calati poi in ciascuna realtà. Ovviamente il percorso resta aperto e come ufficio pastorale siamo disponibili, qualora interpellati, ad affrontare nuovi confronti». 

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