Montegrotto, Mezzavia e Turri. La missione lascia il segno: il viaggio dei giovani in Thailandia e Mozambico

Montegrotto, Mezzavia e Turri Un gruppo di giovani è stato in Thailandia, mentre un altro ha “toccato con mano” il Mozambico. Entrambi nell’ambito di “Viaggiare per condividere”

Montegrotto, Mezzavia e Turri. La missione lascia il segno: il viaggio dei giovani in Thailandia e Mozambico

Quanti oggetti portiamo con noi al ritorno da un viaggio! «Dall’Estremo Oriente porteremo a casa la cosa più preziosa: una valigia piena di senso del tempo, che in queste terre incantevoli sembra scorrere più lento per concedere alle persone la possibilità di fermarsi e incontrare l’altro». È la sensazione che riferisce Elisa Paggiaro, una giovane di Turri che ha aderito alla proposta del Centro missionario diocesano “Viaggiare per condividere” e ha affrontato l’esperienza della vita nella missione “Regina della Pace” nel distretto thailandese di Chae Hom. «Ero già stato in questa zona dell’Asia una ventina d’anni fa – racconta don Andrea Noventa, collaboratore pastorale di Montegrotto, Mezzavia e Turri – Rispetto ad allora, ci sono stati numerosi interventi, da parte dello Stato, che hanno migliorato le condizioni di vita nei villaggi. Tuttavia, permangono problematiche sociali che diventano terreno fertile per l’intervento e la testimonianza cristiana dei nostri missionari». Nella missione, nella quale opera il missionario diocesano don Bruno Rossi, i giovani hanno collaborato al progetto “Laudato si’”, particolarmente importante in questa zona settentrionale della Thailandia, dove è maggiore la concentrazione di persone che rimangono escluse dal sostegno economico, dal lavoro e dalla possibilità di accedere all’istruzione. La missione si occupa dell’accoglienza di ragazzi di villaggi limitrofi e dell’insegnamento di tecniche di coltivazione della terra nel rispetto del creato, senza l’uso dei pesticidi. Diversa, ma ugualmente arricchente, l’esperienza di Maria Beggiato, della parrocchia di Montegrotto, che è stata in Mozambico, dove fra’ Luca Santato ha accolto i giovani nella missione di Boane. «Abbiamo dedicato circa metà del nostro tempo al lavoro con i bambini. Soprattutto, abbiamo incontrato volti e sguardi e abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato perché abbiamo sperimentato il valore del tempo e delle relazioni» spiega Beggiato. L’altra metà del tempo è stata riservata alla visita delle realtà locali e dei diversi enti religiosi che vi operano, come la scuola della missione che si trova accanto al campo profughi, e l’orfanotrofio gestito da un ordine di suore missionarie provenienti dal Brasile. «Qui abbiamo visto che cos’è la povertà, che non è mancanza del superfluo, ma del necessario. E abbiamo compreso che, purtroppo, è impossibile aiutare tutti, come invece vorremmo poter fare». Africa e Asia sono terre immense quanto il loro bisogno di aiuto. «Visitare una missione – dicono le due giovani – è un’esperienza che vale la pena fare per comprendere, per dare, ma soprattutto per ricevere».

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