Fabio Buoso viene ordinato diacono a Brugine il 9 gennaio. Il Signore non ha mai smesso di chiamarlo
Fabio Buoso questa domenica viene ordinato diacono permanente dal vescovo Claudio. 46 anni, di Brugine, avrà accanto la moglie Cristina e i quattro figli
Domenica 9 gennaio alle 10, nella chiesa di Brugine, il vescovo Claudio, alla presenza del parroco don Francesco Malaman, ordina diacono permanente Fabio Buoso. 46 anni, sposato e padre di quattro figli, la sua intera vita è una storia autenticamente vocazionale: tante chiamate al servizio, all’amore, alla fede e all’impegno, espressioni particolari e “personalizzate” dell’unica chiamata che Cristo rivolge all’uomo. Nato a Montagnana, cresciuto a Merlara, da bambino ha studiato in Seminario fino alla quarta ginnasio. Gli studi sono continuati dalle Canossiane e all’Università. Tra il 1997 e il 1998, l’esperienza che si rivelò decisiva per tracciare il suo percorso di vita: il servizio civile – allora come obiettore di coscienza – alle Cucine popolari di Padova. «Mi ero allontanato dalla Chiesa – confida Buoso – ma lavorando alle cucine quel servizio per gli altri ha risvegliato la mia fede. Non solo, l’esperienza mi ha aiutato a rompere i pregiudizi che avevo, facendomi capire come mi rapportassi con gli altri con gli occhi e la mente ancora troppo chiusi».
Restò una domanda: che cosa il Signore vuole veramente da me? Cominciò a lavorare nella ditta di famiglia, poi quella domanda lo portò a Casa Sant’Andrea nel 2000. «È stato un anno molto bello – racconta – perché lì ho capito che cosa il Signore mi chiedeva e non era il sacerdozio. Da lì a poco infatti ho conosciuto Cristina Munegato, che sarebbe diventata mia moglie».
Uscito da Casa Sant’Andrea nel 2002, Fabio si laureò in scienze dell’educazione e tornò a lavorare alle Cucine popolari come operatore. Vi è rimasto quasi vent’anni, fino al trasferimento, solo pochi mesi fa, al Centro missionario diocesano.
In questi anni – di famiglia, di impegno in parrocchia e di servizio tra gli ultimi – Fabio si è sposato e ha avuto con Cristina quattro figli: Anna, Sofia, Ismaele e Sara. Una famiglia “nata” a Tencarola che vive oggi a Brugine, in una comunità di famiglie nella Fattoria solidale dell’associazione Fraternità e servizio fondata da don Giuseppe Maniero.
Ma anche qui, in questo nuovo equilibrio, il Signore non ha smesso di chiamare: «Fin da piccolo – aggiunge Buoso – mi affascinava la figura del diacono. Non la capivo bene, ma mi piaceva il fatto che si mettesse al servizio. Negli anni l’ho sempre più sentita come mia, finché il desiderio si è fatto sempre più sentire vivo».
Partecipando a una messa la chiamata si è fatta ancora più forte, tanto da spingere Fabio a confrontarsi prima con la moglie Cristina e poi con il padre spirituale. «Anni prima, toccando lo stesso argomento, mi aveva detto di aspettare, questa volta mi ha invece spinto a mettermi in contatto con i responsabili». Da qui ha preso via un cammino, durato cinque anni, comprensivo dello studio della teologia all’Istituto superiore di scienze religiose. Ma a formarlo sono stati soprattutto gli incontri, spesso tra gli “ultimi”, attraverso i quali il Signore lo ha guidato: «Alle Cucine popolari ho conosciuto una ragazza nigeriana vittima di tratta, che mi ha aiutato, raccontandomi la sua storia, a ripulirmi dai pregiudizi. In un’altra occasione un uomo, che spesso dava problemi per la sua dipendenza dell’alcol, è stato ricoverato in ospedale. Andando a trovarlo, ho capito quanto può essere trasformativo e liberante un piccolo gesto. A ogni tappa di questo percorso sono cresciuto sempre di più. Ora voglio mettermi al servizio della Chiesa. Oltre al lavoro in Centro missionario, il mio desiderio è anche quello di portare “profumo” di Cristo ai giovani, far sentire loro che la fede non è per i “perdenti”, ma che basta alzare gli occhi per vedere che siamo in tanti, nella bellezza di una fede condivisa». E poi, tra i poveri: «Sono d’accordo con papa Francesco: la Chiesa ha bisogno di convertirsi andando verso di loro».