Ecuador. Passaggio di testimone tra laici: l’associazione Asa, fondata a Quito dai padovani e ora retta dai laici dell’Ecuador
L’associazione Asa, fondata a Quito dai padovani e ora retta dai laici dell’Ecuador, occupa un ruolo centrale in questa seconda puntata sulla presenza dei fidei donum nell’arcidiocesi di Quito, all’interno della serie di servizi che la Difesa dedica alla collaborazione tra le Chiese sorelle di Padova e dell’Ecuador. Nacque nel 1994 una struttura democratica capace di fondere risorse locali e missionarie per sostenere progetti per l’emancipazione staccati dalle singole parrocchie
Quando i padovani giunsero nella periferia nord di Quito, tutto era ancora da fare, dalle infrastrutture ai servizi sociali. Le comunità cristiane, anch’esse appena nate, parteciparono da subito alla gestione dei problemi quotidiani organizzando centri di salute, scuole materne, negozi comunitari, cooperative di risparmio, biblioteche, doposcuola e altro. I laici fidei donum approfondirono il dialogo con i comitati di barrios e si sentì il bisogno di staccare i progetti dalle singole parrocchie individuando una struttura democratica e partecipata per fondere risorse locali e missionarie.
Asa, Asociación Solidaridad y Acción, nacque il 12 aprile 1994 per «la promozione di azioni orientate alla soluzione di problemi umani causati dalla povertà, con particolare attenzione ai bambini, le loro famiglie e altre categorie più vulnerabili; incentivare lo spirito comunitario che suscita la solidarietà come irrinunciabile strumento per promuovere la giustizia e l’eguaglianza tra gli abitanti di una stessa zona; varare e gestire progetti di sviluppo integrale al servizio della persona nei campi primari della salute, l’educazione, il benessere personale, familiare e comunitario, la formazione umana e sociale alla luce della dottrina della Chiesa, la promozione dello sviluppo economico e del lavoro, l’ambiente e l’emarginazione, la partecipazione civica».
All’inizio furono soci fondatori tutti i sacerdoti, religiose e laici padovani (il primo direttore fu Alessandro Pizzati), ma subito furono coinvolte le forze locali per assumerne la guida; tre anni dopo i soci erano 170, quasi tutti ecuadoriani, inseriti nei vari progetti. Campo prioritario d’intervento l’educazione dei bambini che vivevano per strada perché entrambi i genitori lavoravano. Ai centri di accoglienza dei più piccoli (guarderie) hanno fatto seguito doposcuola con mensa per i più grandi. Asa ha assunto anche la gestione dei centri infantili delle Elisabettine e di altre iniziative parrocchiali, formando il personale.
Passo successivo è stato il lavoro e i servizi nei quartieri: laboratori di falegnameria, edilizia, carpenteria metallica. Nel 1996, dopo un grave terremoto, Asa è stata coinvolta nel piano pubblico di ricostruzione di case e scuole; ha quindi partecipato al progetto “Colinas del Norte”, basato su un modello autosostenibile che mettesse assieme educazione, edilizia, microimprenditorialità e lavoro, sostegno alle famiglie e altri servizi come la raccolta e il riciclo dei rifiuti.
Oggi l’associazione, completamente nelle mani di dirigenti e personale ecuadoriano (trenta le persone che vi lavorano), opera su molteplici aree. Gestisce un progetto d’appoggio e accoglienza familiare per minori in situazione o a rischio d’abbandono con tre case famiglia che ospitano una decina di minorenni seguiti da nove educatori e cinque tra psicologi e assistenti sociali; due sono i Centros infantiles del buen vivir, centri educativi per 130 bimbi fino a tre anni, con 13 educatrici, in cui ricevono corretta alimentazione, spazi di crescita e sviluppo delle capacità dell’età evolutiva; due i doposcuola, che sono anche centri d’integrazione familiare e comunitaria, frequentati da 70 ragazzini seguiti da sette educatrici.
Negli ultimi tre anni, in collaborazione con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Asa ha accolto 422 bambini e adolescenti non accompagnati: 293 venezuelani, 53 colombiani, 26 dall’Ecuador, tre di altre nazionalità e altri 47 usciti dal programma di accoglienza perché maggiorenni.
Infine il programma “Spondylus” offre a giovani, locali e stranieri, uno sguardo diverso sul mondo, inserendosi, per qualche mese, nei progetti Asa. Dal 2006 sono stati accolti in media 15 giovani volontari all’anno; nel 2020, causa pandemia, i tre volontari hanno dovuto rientrare nei loro Paesi prima di finire l’esperienza. Quattro italiani hanno svolto in Asa il servizio civile.
Tutti i laici attivi a Quito dagli anni Novanta
La lista dei laici padovani inviati nella periferia di Quito inizia negli anni Novanta con Alessandro Pizzati e Marta Michelotto, Maurizio Fanton e Novella Sacchetto, Livio Carpanese e Giuseppina Bagatella, Giovanni Panozzo e Paola Maso. Hanno operato a Luz y Vida Gianluca Fior, Rita Rossi, Flavio Brunello, Lara Borella, Lorenza Bertazzo e Luigina Baldon. A Carcelén Bajo Sandra Beordo, Letizia Zecchin, Nicola Pellicchero e Angela Mauri, Nicola Zerbetto.