Dialogo cristiano-islamico. Passi concreti di fraternità: una giornata di cammino e riflessione sul Creato
Dialogo cristiano-islamico. A inizio luglio, una sessantina di persone – tra cristiani e musulmani – si sono ritrovate per vivere una giornata di cammino e riflessione sul Creato. Per coltivare relazioni, ragionare sul futuro del dialogo, individuare altri passi da compiere insieme
Una passeggiata verso l’eremo di Monte Rua per rigenerare le relazioni dopo più di un anno di pandemia, lockdown e incontri on line. Camminare significa far fatica insieme, ma anche conoscersi, andare allo stesso passo, relazionarsi e aver rispetto dell’altro. Questo lo sfondo su cui si è mosso l’incontro, che si è tenuto ai primi di luglio a Villa Immacolata, del gruppo di dialogo cristiano-islamico di Padova, che ha visto la presenza di quasi 60 persone provenienti equamente dal mondo cristiano come da quello musulmano. Parlare del creato, riflettere con spunti tratti dalla Bibbia e dal Corano, ammirare insieme lo stesso paesaggio, dialogare senza paura, ma facendo cadere tanti pregiudizi e scoprendo tanti punti comuni. «Durante la passeggiata – racconta don Enrico Luigi Piccolo, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso – ho portato due esempi botanici caratteristici dei nostri Colli: una pianta autoctona che è il castagno, sempre presente nel nostro ambiente, e una pianta che abbiamo imparato ad apprezzare, ma che non è dell’Italia, la robinia pseudoacacia, senza la quale non avremmo lo squisito e dolce miele di acacia. Questo per dire come nello stesso ambiente naturale coesistono piante di diversa provenienza che nel tempo abbiamo saputo apprezzare e valorizzare. Auspichiamo che anche il cammino di dialogo interreligioso possa offrire un contributo di apprezzamento, stima e valorizzazione reciproca».
Lo spirito con cui è stata organizzata questa giornata all’aperto, era di rigenerare le relazioni dopo un anno di fatiche. C’era il desiderio di rivedersi per ragionare insieme sul futuro di questo gruppo di dialogo, che ha una storia di circa vent’anni sulle spalle. Come proseguire sulla strada del dialogo? Ma soprattutto come farlo affinché sia un dialogo di contenuti e non solo di buoni propositi e per addetti ai lavori? «Si è parlato di iniziative concrete – racconta Kamel Layachi, imam delle comunità del Veneto – una fra tutte è quella in collaborazione con le Cucine economiche popolari: si è pensato di proporre qualche volontario delle comunità musulmane di Padova per aiutare nella mediazione e distribuzione dei pasti perché in alcuni casi servono persone che abbiano un background culturale e religioso per facilitare l’attività delle cucine. Poi si è parlato della cura dell’ambiente, di giornate ecologiche in collaborazione con Comune e Legambiente. Questo dialogo ha bisogno di teste e di cuori per raggiungere obiettivi sempre più alti e crescere in spiritualità, in relazioni fra le persone, in cultura e in valori di cittadinanza».
Concretezza, coinvolgimento di giovani, contenuti culturali, essere testimoni autentici dei valori in cui crediamo, rispetto dell’altro e del creato, credere nell’Amore con la maiuscola, vivere: questi alcuni dei termini ricorrenti nelle riflessioni durante la giornata. «L’Amore come l’unica forza rivoluzionaria dell’umanità, credere nella forza della preghiera, nell’aiuto al prossimo sono tratti che ci accomunano – sottolinea Margherita Inglese del Movimento dei Focolari – Come continuare a vivere questo dialogo? Ci siamo ricordati che Chiara Lubich ci ha sempre incoraggiati a vivere la “regola d’oro” presente in tutte le religioni, cioè fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Dai giovani sono emerse alcune impressioni molto belle. Un ragazzo ha detto: “Io sono qui per imparare come costruire la fraternità”; un’altra: “Grazie per avermi invitata a toccare questo dialogo così da vicino”».
Una giornata quindi molto ricca che in qualche modo preannuncia i prossimi incontri: fra fine agosto e inizio settembre c’è infatti l’intento di ritrovarsi per programmare microprogetti in ambiti diversi come famiglia, educazione, ambiente. «Tutti sono venuti col cuore aperto – conclude Omar Afritas, marocchino, 27 anni, studente di ingegneria biomedica nonché responsabile tecnico del settore giovanile dell’Unione sportiva Arcella – a dimostrazione che le religioni non vanno in contrasto, anzi hanno molti punti in comune, primo fra tutti il senso di fraternità. Un aspetto importante è il coinvolgimento dei giovani: si fa fatica a trovare ragazzi che abbraccino la causa, bisognerebbe trovare un gruppo che abbia voglia di iniziare un percorso insieme che porti poi a qualcosa di concreto, affinché le riflessioni non restino parole per addetti ai lavori. I giovani danno forza alle idee, danno concretezza e continuità».
Chiese cristiane di Padova e cammino sinodale
Qualche settimana fa il Sinodo diocesano è stato presentato anche alle altre Chiese cristiane presenti a Padova. L’incontro ha visto la presenza di don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale, e di Maristella Roveroni, della segreteria del Sinodo. Presenti i rappresentanti delle Chiese ortodossa greca, luterana, valdese-metodista.
«È stato presentato il Sinodo – spiega don Enrico Luigi Piccolo – ma anche è stato chiesto di individuare, col loro contributo, temi da porre all’attenzione dell’assemblea sinodale. Nella concretezza ci si ritroverà a settembre, ma intanto è interessante cogliere assieme come tutte le nostre realtà ecclesiali sentano importante una dinamica di cammino insieme sia interna che tra le Chiese. E questo è un bel risultato, dal 2017, dell’istituzione del Consiglio delle Chiese cristiane di Padova e anche questa è espressione di sinodalità che arricchisce il percorso delle nostre comunità cristiane».
L’imam Layachi: «Oltre le chiusure con piccoli gesti»
«Il nostro scopo – evidenzia l’imam Kamel Layachi – è mettere ognuno il proprio mattone, lasciare un segno per chi arriva dopo. Vivere il presente supportati dalla fede, dai valori e dalle relazioni vere. Conosciamo la realtà in cui viviamo, sappiamo che ci sono diffidenze e chiusure, che si possono aprire con il dialogo, i piccoli gesti quotidiani, il rispetto e la formazione».