Covid-19 ha allungato i tempi dell’accoglienza. Nuovi arrivi e persone uscite dagli alloggi Sprar subiscono ritardi in tutto il Nordest
Sono arrivati tramite la rotta balcanica, a piedi, superando mille difficoltà. Oggi aspettano, mentre chiedono protezione internazionale.
Con il Coronavirus ci sono ritardi da parte delle prefetture – non solo a Padova, ma in tutto il Triveneto – nella risposta all’accoglienza dei nuovi arrivi.
«Nelle ultime settimane – spiega Sara Ferrari di Caritas Padova – sono giunte nel nostro osservatorio 21 persone, 19 uomini e 2 donne, di cui 15 dal Pakistan, due dall’Iran, una dal Bangladesh, una dalla Siria, una dal Perù e una dal Marocco. A loro abbiamo dato buoni pasto per le Cucine Popolari e per il Pane dei Poveri, più piccoli contributi economici per le spese necessarie per la presentazione di istanza per il permesso di soggiorno».
Il Covid, di fatto, li ha resi ancora più invisibili: «Non hanno passaporto né documento di identità. Se qualcuno di loro presentasse qualche sintomo non possono accedere a un hotel per l’isolamento fiduciario. Nel caso qualcuno di loro fosse positivo a Covid-19 – Dio non voglia – non sapremmo più dove sbattere la testa. A questi si aggiungono le persone uscite dalle case Sprar che adesso dormono per strada: per accedere nelle strutture serve il tampone e le attese sono lunghissime, tanto che ci si affida alla sanità privata».
Persone, spesso giovanissime, in fuga da tutto: «Questi ragazzini del Pakistan hanno attraversato l’Europa a piedi e ora chiedono che i loro diritti vengano riconosciuti. Per fortuna, proprio negli ultimi giorni, la Prefettura di Padova ha accolto la domanda di uno di loro. Le cose iniziano fortunatamente a muoversi».